Passione

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Il calore dell’estate, una bella ragazza, un ballo sotto il pergolato. Ed ecco che la passione dei sensi che sembrava solo un ricordo lontano si riaccende.   Ce lo racconta l’ abile penna di Renzo Montagnoli.

Sotto il pergolato

di Renzo Montagnoli

Era una torrida giornata d’estate, ma sotto il pergolato c’era un po’ di refrigerio, nonostante il sole riuscisse a filtrare fra le foglie, facendo luccicare gli acini quasi maturi.
Guardava i due ragazzi ballare al ritmo di una musica moderna; staccati, l’uno dall’altro, si agitavano come indemoniati, incuranti della calura opprimente. In particolare Lisa, la fidanzata di suo figlio, sembrava non sentire il peso dell’abbondante pasto appena consumato e si esibiva in movenze sinuose, quasi un richiamo sessuale volto ad aumentare il desiderio del suo innamorato che corrispondeva entusiasta con una vitalità sorprendente.
Osservò Jacopo, il suo unico figlio, e constatò con piacere che era veramente un bel giovane, ma la sua attenzione, quasi inconsciamente, era sempre più rivolta a Lisa, stupenda in quel vestitino a fiori che esaltava le sue forme morbide, che dava slancio a quelle gambe snelle che sembravano volare nei passi della danza. L’abbondante scollatura lasciava intravedere un seno generoso che sussultava ritmicamente e in cui si perse.
Chiuse gli occhi e l’immagine di quelle mammelle rotonde si sovrappose a quella di un altro seno durante un altro ballo di tanto tempo prima. Rivide così la scena di quando aveva conosciuto sua moglie, di quel ballo molto più quieto, di quel valzer lento durante il quale l’aveva tenuta stretta quasi temesse che gli sarebbe sfuggita. Era bella Francesca, radiosa in quel vestito nero che la fasciava, lasciando indovinare le linee aggraziate di un corpo esile, ma perfetto.
Riaprì gli occhi e guardò la moglie: sonnecchiava appesantita dal pasto, abbandonata sulla sedia. Era cambiata tanto, non aveva più nulla di quella ragazza esile di un tempo, con quel vestito troppo stretto per lei, dal quale la carne traboccava; spostò la sua attenzione sul volto, su cui i segni del tempo marcavano linee ora strette, ora larghe.
– Vuoi ballare con me?
Si scosse e vide Lisa che lo invitava.
– Sono vecchio, ormai; poi questi balli non fanno per me.
– Metto sul giradischi qualche cosa d’altro, di più quieto, magari un bel valzer lento.
– Allora sì.
Lasciò che la mano della ragazza prendesse la sua, si fece condurre fino al piccolo spazio di quella balera improvvisata e, quando cominciò la musica, chiuse gli occhi, attrasse a sé quel corpo fresco e si lasciò trasportare dalle note.
Gli sembrò di essere sospeso in uno spazio senza tempo, in una dimensione sensoriale sconosciuta e si chiese se era tutto vero, oppure un parto della sua immaginazione.
Avvertì chiaramente alcuni brividi che percorrevano il suo corpo, si accorse con vergogna del riaccendersi della sua virilità e allora immaginò di non essere con Lisa, ma con Francesca.
Ad occhi chiusi vedeva innanzi a sé quel bel vestitino nero, risentiva l’emozione di quel giorno, il desiderio che cresceva, il sangue che ribolliva, ed allora si fermò, accennò una scusa qualsiasi e ritornò al suo posto. 
Si accasciò quasi sulla sedia, il volto sgomento, l’animo angosciato, al punto che i vicini si preoccuparono, pensando a un malore improvviso.
– Vuoi un po’ d’acqua? Desideri coricarti?
– No, è che alla mia età e dopo un pasto così non si possono più fare certe cose.
Lisa gli si avvicinò e gli mise una mano sulla fronte.
– Scotti; forse è il caldo.
– Sì, è il caldo.
E avvertì chiaramente il calore espandersi dentro di lui, accompagnato da brividi freddi.
– Se riesco a stare un po’ quieto, mi riprendo.
Un’altra mano si posò sul suo capo, una mano grassoccia scossa tutta da un tremito.
Alzò lo sguardo e vide sua moglie come in controluce; non riusciva a scorgerla perfettamente, tanto sembrava avvolta da una nebbia chiara e densa, ma sapeva che era sua moglie, perché udiva la sua voce trepidante, sentiva il suo affanno, la sua preoccupazione.
– Che hai? Come ti senti? Ti sta passando?
Chiuse gli occhi e la vide chiaramente, fasciata dal suo vestito nero, snella, aggraziata,estatica dinnanzi a lui; sentiva il suo profumo di violetta, la musica del valzer lento che accompagnava i movimenti della sua figura e su quelle note lo colse il sonno.
Quando si risvegliò, vide che erano tutti intorno a lui; scorse nitido il volto di sua moglie, le gote un po’ ingrossate, le rughe intorno agli occhi, così diversa da Lisa, dalla sua freschezza, dalla sua vitalità, ma non gli era mai sembrato così bello, con quegli occhi che celavano a stento la preoccupazione per il suo stato.
Si precipitò a dire che stava meglio, che era tutto passato, anzi, si scusò per il disturbo involontario e per dimostrare che era tutto vero si alzò in piedi e strinse a sé  Francesca.
– Ho avuto paura, tanta paura, vecchio mio.
– Pure io ho avuto paura, ho temuto di perderti.
Lisa mise sul piatto un disco con valzer lenti e disse – Che bello vedere due che alla loro età si vogliono ancora così bene.
Sempre stretto alla moglie accennò alcuni passi di danza, lasciò scorrere le mani lungo quei fianchi pingui che ora gli sembravano così esili, sentì prepotente rinascere il desiderio e gli sembrò di tornare a vivere.
– Che ne dici, se andiamo a casa? – le sussurrò.
– Sei stanco?
– Per niente, è che avrei voglia, mi capisci vero cosa intendo?
– Sì, vecchio porcellone…
– E allora andiamo; è inutile aspettare; il tempo vola e oggi mi sento come quel giorno che ti ho conosciuta, risento la stessa musica, anche se non ricordo il titolo.
– Era un valzer, il valzer delle candele.
– Ah sì, ora rammento come fosse adesso; c’è su un altro valzer, ma tu sei sempre tu.
– Magari! Sono cambiata, ingrassata, invecchiata.
– Pure io e ho messo su pancia, ma siamo sempre noi, c’è sempre quel sentimento.
Si fermarono, salutarono tutti, dicendo che se andavano, accampando la scusa di un certo affaticamento e probabilmente vennero creduti. Solo Lisa, con un sorriso d’intesa, sembrò aver compreso e li accompagnò all’auto.
– Buon viaggio, andate piano e…riposatevi.
Corse via ridendo e battendo le mani.
Messa in moto l’auto, estrasse dal cassetto un CD e lo inserì nel lettore.
Possenti si diffusero le note del Bolero di Ravel, mentre Francesca si abbandonava sul sedile, accarezzando i capelli del suo uomo.
– Via, a casa, che non riesco più aspettare, Francesca.
– Sì, andiamo, voliamo. Ah scusa; che abbia capito qualche cosa, Lisa?
– Lisa? Gran bella ragazza e anche intelligente, perspicace, il tipo giusto che ci voleva per Jacopo; mi ricorda tanto te quando eri giovane, la stessa vitalità, la stessa grazia, lo stesso intuito. Sì, penso che abbia capito e ne sono contento.
– Tempi passati; ero un bel figurino, ma poi gli anni pesano, si fanno sentire, che lo vogliamo o no; anche tu eri un gran bell’uomo e lo sei ancora, perché io ti vedo così.
– Vuoi sapere un segreto? Per me non sei per nulla cambiata.
– Perché hai messo su il Bolero di Ravel, e non un valzer lento?                  
– Non lo immagini? Meglio non raffreddare…
Scoppiarono a ridere come due ragazzi.

E ora….Musica!

Il languore del ricordo

L’incalzante passione

Buon ascolto, e che… la passione sia con voi!

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3 risposte a Passione

  1. cristinabove ha detto:

    Dovrei ripetermi, Renzo è un narratore eccezionale, e grazie a Milvia per aver proposto il racconto.

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