Essendo arrivata solo a pagina 77 (sulle 319 che compongono il romanzo) è senza dubbio troppo presto perché io possa dare un giudizio su L’eleganza del riccio
il romanzo della scrittrice francese, nonché docente di filosofia, Muriel Barbery.
E’ il libro che il mio gruppo di lettura e io stiamo leggendo in questo periodo. Ho… l’onore (o forse la colpa) di essere stata proprio io a sceglierlo come libro del mese. Questo perché ne ho sentito parlare tantissimo, ma, soprattutto, per aver letto o ascoltato critiche talmente opposte fra di loro da farmi pensare a volte che si riferissero a due libri completamente diversi.
E se ne volete un esempio fate click Qui
Ero quindi molto curiosa di leggere questo romanzo e di discuterne poi con il gruppo. Ma ora non so se il mio consiglio di lettura è stato un buon o cattivo consiglio.
Non farò nessun accenno alla trama, che potete leggere, se già non la conoscete, nei siti che ho linkato.
Voglio solo esprimere perplessità su Paloma, una delle due voci narranti del romanzo. Paloma è una dodicenne (quasi tredicenne, in verità) che scrive una sorta di diario, utilizzando un linguaggio che, a mio avviso, è assolutamente improbabile in una ragazzina di quell’età. E’ vero che lei li chiama “pensieri profondi” (e mi astengo di dare un giudizio sulla loro profondità), ma sentite come scrive:
(Da “pensiero profondo n.3” -pag.48-):
<<Quelli più forti
fra tutti gli uomini
non fanno nulla
parlano solamente
parlano di continuo
E’ un mio pensiero profondo che è nato da un altro pensiero profondo.L’ha espresso un invitato di papà, ieri sera a cena. “Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna agli insegnanti, e chi non sa insegnare agli insegnanti fa politica”
………
Io però credo che questa frase sia davvero un pensiero profondo, proprio perché non è vera, o perlomeno non del tutto. Il suo significato non è quello che appare a prima vista. Se nella scala sociale si salisse in funzione della propria incompetenza, vi garantisco che il mondo non girerebbe come gira oggi. Ma il problema non sta qui. Il significato di questa frase non è che gli incompetenti hanno un posto in prima fila, ma che non c’è niente di più duro e ingiusto della realtà umana: gli uomini vivono in un mondo dove sono le parole e non le azioni ad avere il potere, dove la massima competenza è il controllo del linguaggio. E’ una cosa terribile, perché in definitiva siamo soltanto dei primati programmati per mangiare, dormire, riprodurci, conquistare e rendere sicuro il nostro territorio, e quelli più tagliati per queste cose , i più animaleschi fra noi, si fanno sempre fregare dagli altri, cioè da quelli che parlano bene ma che non saprebbero difendere il proprio giardino, portare a casa un coniglio per cena o procreare come si deve. Gli uomini vivono in un mondo in cui sono i deboli a dominare. E’ un terribile oltraggio alla nostra natura animale, una specie di perversione, di contraddizione profonda>>
Dico, io, ma chi ha mai sentito parlare così una…cinnazza (espressione bolognese fra l’affettuoso e l’ironico per dire bambinetta) di dodici anni?
Oddio, è vero che negli ultimi anni non ho frequentato fanciullini dodicenni, ma ho forti dubbi che si esprimano in tal modo…
O sì? Sta di fatto che quando tocca a Paloma far sentire la sua voce a me viene una sorta di prurito, un fastidio di pelle e occhi, e non vedo l’ora di riascoltare l’altra voce narrante, quella di Renée, la portinaia…double face.
Paloma mi irrita, mi annoia, la trovo del tutto improbabile, sento che mi sta ingannando.
Allora mi piacerebbe chiedere se qualcuno di voi ha letto L’eleganza del riccio e che cosa pensa, non tanto del libro, ma di questa cosa qui, del linguaggio di Paloma, dico.
Perché non credo che l’autrice non sappia che non è così che parla una bambina, non credo che nessun editor non le abbia fatto notare che Paloma non è una docente di filosofia, sociologia e affini…E allora mi viene il dubbio che quel linguaggio sia una sorta di metafora, o che la povera Paloma sia posseduta in maniera incoercibile dalla voce dell’autrice (avete presente L’esorcista?), o che alla fine del libro si scopra che in realtà la piccola Paloma ha cinquantatre anni e tre mesi e che si è presa gioco del lettore fin dall’inizio, o che…
Non lo so, proprio non lo so. Forse c’è davvero qualcosa che non sto capendo.
C’è qualcuno che mi può illuminare?
E ancora vorrei sapere: ma in un romanzo, in un racconto, un personaggio deve utilizzare un linguaggio che rappresenti la sua età anagrafica, il suo ceto sociale e culturale, oppure no? Io un ‘idea in proposito ce l’ho…ma magari mi sbaglio…
Se volete ascoltare le prime pagine del libro accomodatevi
Qui
Se poi volete ascoltare un po’ di musica ecco un autore amato dalla portinaia Renée (ma anche da me) :
Mahler Sinfonia n.5 Adagietto
P.S.: Aspetto aiuto, non lasciatemi nel dubbio…
bell’articolo…bellissima musica…
il libro non lo leggerò, ne ho già molti che attendono, e ultimamente c’è qualcosa che mi urge più della lettura…vorrei avere tanto tempo e tanta capacità di trattenere i pensieri degli altri e quelli miei…
ciao, Milvia, grazie e buona giornata.
cri
Hai ragione Milvia, se si sceglie una tredicenne come protagonista bisogna farla ragionare da tredicenne, magari molto intelligente, ma sempre tredicenne, e dunque senza esagerare. Poi va detto che la narativa offre la possibilità di fare quel che si vuole con i personaggi del proprio racconto, quindi, se il risultato finale é buono, la licenza é permessa. Buona lettura!
Massimo
“Se nella scala sociale si salisse in funzione della propria incompetenza, vi garantisco che il mondo non girerebbe come gira oggi… ecc.”
Diciamo che se uno dei miei alunni si esprimesse come la Palomina, avrei già acceso dei ceri e ringraziato persino la riforma Moratti 8cosa che non posso proprio fare).
Diciamo che se il migliore dei miei alunni scrivesse: “Eâ un terribile oltraggio alla nostra natura animale, una specie di perversione, di contraddizione profonda…” lo manderei in infermeria, e poi gli chiederei di produrre lo stesso testo davanti a me, senza scaricarlo da internet, e di spiegarmelo pure.
Direi anche che, se un autore fa parlare un ragazzo di tredici anni, deve essere capace di farlo parlare come un ragazzo di tredici anni. E se di anni ne ha sette, idem. E così via.
Quando leggo, anche le cose più incredibili acquistano una patina di realtà se, con la scrittura, l’autore mi fa dimenticare che c’è un autore dietro.
Non leggerò “L’eleganza del riccio”, a meno che non sia costretta a farlo. Chi lo esalta non sa spiegarmi perché; chi lo critica ha invece molti argomenti a suo sfavore.
Sto leggendo L’eleganza del riccio , sono arrivata a pag. 150, ma i miei ritmi di lettura in questo periodo sono piuttosto altalenanti. Credo che l’autrice faccia parlare in modo esageratamente forbito la piccola Paloma per suffragare le premesse fatte a proposito di questo personaggio, cioè che si tratta di una strana ragazzina che, avendo un’intelligenza di molto superiore alla norma, non solo ha letto questo e quello, ma è anche arrivata a capire tutto della vita molto prima e molto meglio degli stessi adulti (vedi la teoria del pesciolino e della boccia). Da questo deriva il suo elevato livello culturale e il suo cinismo (entrambi, mi sembra però, eccessivi in relazione alla sua giovanissima età ). Se dunque la coerenza del personaggio teoricamente è salvaguardata, in pratica avete ragione tutte voi. Mi sa che l’autrice ha calcato un po’ troppo la mano rendendo così il suo personaggio molto “fittizio”. Renée in effetti è molto più interessante e credibile, ma mi aspettavo qualcosa di più anche da lei… Comunque mi piace un sacco mettere in comune le nostre esperienze di lettura.
#4 22 Aprile 2008 – 17:22
Sto leggendo L’eleganza del riccio , sono arrivata a pag. 150, …..
ehm, sono giadanila, ciao
Cara Milvia,
ho letto il libro in un giorno e me lo sono goduto moltissimo – ha toccato qualcosa di molto profondo in me – , anche se sì, mi sono accorta di vari difetti e limiti della scrittura. Probabilmente avrei bisogno di una seconda lettura, più accurata. Comunque per il momento mi sento di dirti questo: è vero, Paloma non parla come una ragazzina di dodici anni nella vita “reale”. D’altra parte nemmeno Renée parla come una normalissima portinaia arrivata alla terza elementare. O ti è già capitato di conoscere una portinaia che legge Kant e Husserl, ascolta Mozart e Mahler? E con questo non voglio mancare di rispetto alle portinaie, per carità . Mi limito a constatare. Magari ce ne sono, come ci sono adolescenti superdotati che vengono iscritti all’ Università mentre i loro coetanei frequentano le medie. Sono entrambe personaggi poco realistici, poco “credibili”. Può disturbere, ma questo dipende soprattutto da quello che il lettore si aspetta e chiede.
Credo che il punto da considerare sia un altro: se l’autrice non è completamente fuori di testa, quali potrebbero essere state le sue intenzioni nel raccontarci due personaggi così “incredibili”?
Io ho percepito in ciò un modo di rivolgersi più all’interno (di chi legge) che all’esterno (i fatti della vita “reale”, che comunque vengono osservati al microscopio – lo sguardo delle due).
Prova a prendere la storia come una favola: nelle favole non siamo infastiditi da animali che parlano, non ci sembrano inverosimili. Non diciamo che l’autore non sa scrivere, perché un animale vero non sa parlare. Siamo catturati dalla storia e l’animale parlante è funzionale alla storia, e a quello che nella storia ci ammalia, ci viene fatto intravedere.
Nel libro molte cose sono caricate, paradossali, incredibili: eppure, secondo me, a parte qualche forzatura e qualche sbavatura, funziona.
Credo che funzioni perché lo scopo non è la vicenda “esterna”, ma quella nascosta, interiore – il vero contenuto, che è emozionale e filosofico. E il titolo del libro è una chiave: non fermarsi alla superficie, non aver paura delle spine, non lasciarsi distrarre da un linguaggio “inappropriato” che ci dà una sensazione di straniamento.
Io sono sensibilissima all’autenticità di registri nelle voci dei personaggi, ma in questo libro la palese, perfino programmatica inautenticità non mi ha disturbata, anzi mi ha aiutata a capire meglio. E’ importante che Paloma sia una ragazzina e non un’adulta, in questo gioco di rispecchiamento fra le due – ma una ragazzina “normale” non potrebbe esprimere quello che Paloma riesce a dirci, e che è una parte del vero contenuto del libro, al di là del “fatterello”. E allora l’inautenticità del linguaggio non mi sembra più così importante.
Non so se sono riuscita a spiegare quello che ho percepito; non è facile, e poi, ti ho detto, il libro mi ha toccata in modo molto personale, e forse per questo sono così indulgente con i suoi difetti.
Ma se ti va, quando l’avrai finito, possiamo riparlarne, nel frattempo magari anch’io me lo riguardo meglio.
Baci da Ondina
Non ho letto il libro, ancora, cara Milvia, però il tuo dubbio mi sembra legittimo, leggendo l’estratto.
Dovremmo confrontarlo con una pagina dal diario di Francesco Giubilei di tre anni fa, per poter capire se è solo improbabile o decisamente impossibile. :-))
sabrina
Mi unisco al coro solo per dire che questo è uno dei libri a cui “giro intorno” da un po’ senza decidermi se comprarlo oppure no. A volte i libri di esagerato successo mi fanno questo strano effetto… una sorta di attrazione e repulsione nello stesso tempo. Bo…
Una ragazzina di dodici anni che parla, pensa e scrive così? Non saprei se sia possibile o no. Possibile sì ma strano… Se poi l’effetto è voluto è un’altra cosa.
Fammi sapere Milvia quando lo finisci. Nel frattempo io continuo a girarci intorno, se non cedo prima…
come ho già scritto sul mio blog questo libro mi ha delusa e principalmente per come è scritto, a riprova che una buona campagna può tutto! tra l’altro l’ho trovato discretamente noioso,noiosamente dotto e demagogicamente pensato.
tra l’altro trovo entrambe le protagoniste antipatiche in maniera insopportabile e spocchiose, snob, saccenti, egoiste… peccato ché il sunto della storia pareva carino
ecco: http://cochina63.splinder.com/tag/letture
Ciao, ho letto il tuo post e non l’eleganza del riccio. Ho letto però un altro libro, di Safran Foer, il cui titolo é “molto forte, incredibilmente vicino”, e anche qui, un ragazzino di nove anni si presenta più simile nei pensieri e nei ragionamenti ad un adulto, pur mantenendo alcuni atteggiamenti tipici dei bambini di quella età . Il risultato é un essere ibrido, altamente irreale, troppo simile al suo autore, più intenzionato a mistificare alcuni ricordi dell’infanzia di Foer che ad averne una propria. Forse, come dici tu, può esserci una chiave di lettura diversa di quel personaggio, come di Paloma ma, francamente, credo dipenda dall’ incapacità dell’autore/autrice di riuscire a collocare i personaggi nel loro contesto. Per quanto riguarda poi una svista della casa editrice in tal senso, non so, penso sia possibile, tutto dipende da cosa interessa alla casa editrice, se il pensiero in sè o una coerenza tra lo stesso e chi lo produce. Io credo che l’autrice farebbe meglio a scrivere saggi di filosofia, piuttosto che darsi a una narrativa che puzza di pretenzioso.
@ EosDea:Ciao, EosDea, buon approdo!
Eppure sai, io il bambino Oskar lo ho amato molto. Forse perché il romanzo di Foer mi è sembrato avesse lâandamento di una favola, anche se si riferisce a un fatto indubbiamente reale. Forse perché amo Foer (anche quello di Ogni cosa è illuminata). Non lâho mai sentito saccente, Oskar mi ha suscitato tenerezza e empatia, non irritazione. Ma devo anche aggiungere che anche Paloma, alla fine ha conquistato un pezzetto del mio cuore. Piccolo, magari, ma un pezzettino sì. A un certo punto, quando nel romanzo compare un nuovo personaggio (forse anche lui improbabile) ecco che dentro di me si è sgelato qualcosa. Quasi che i personaggi mi avessero teso una mano dalle pagine del libro.
Cosa strana. Ma è stato così. Nonostante questo la penso come te: l’autrice farebbe meglio a scrivere saggi di filosofia, piuttosto che darsi a una narrativa che puzza di pretenzioso
Ciao, e grazie della visita
Milvia
Grazie Milva per l’accoglienza. é molto piacevole leggere il tuo blog. In effetti, anch’io ho molto apprezzato “ogni cosa illuminata” ( cosa strana, l’ho letto dopo “molto forte, incredibilmente vicino”)… in fondo, credo che la magia di un libro sia data proprio dalla capacità che ha di prendere in un qualche modo la forma di chi lo legge, naturalmente, come se non fosse stato mai scritto, ma vissuto dal suo lettore. E c’è sempre almeno un lettore per ogni libro. Ci credi, per quanto apprezzi lo stile narrativo di John Fante e abbia amato “aspetta primavera Bandini”, lo stesso Bandini da adulto mi é insopportabile, talmente insopportabile che non sono riuscita a terminare di leggere tutta la saga. Talmente sfaccettato, talmente reale, da dovermene allontanare. Incredibile. Oskar, invece, non mi ha convinto. la sua realtà non mi ha convinto. Forse il fatto stesso di narrare in prima persona, coraggioso sì, ma anche pericoloso, soprattutto se a parlare è un bambino. Mi é impossibile “guardare” Oskar senza scorgere anche il suo creatore. Ti dirò la mia teoria. Oskar non é un bambino, ma “il” bambino. Foer lo vuole speciale, perchè il compito che deve assolvere é speciale. Oskar quindi richiama l’idea del fanciullo e della sua funzione sociale. I personaggi opposti e complementari a Oskar sono madre/nonna e padre/nonno, le prime due rappresentano in modi diversi l’idea di quotidianità e i suoi postulati (regole, routine, incapacità di reagire, sottomissione agli eventi, bisogno di sicurezza). Il padre e il nonno, invece, rappresentano l’altra metà , quindi non più la quotidianità ma la straordinarietà (in senso negativo però). Questo libro sembra il summa della vita stesa, il cui senso gira sempre attorno all’essere abbandonati e all’abbandonare, dove l’unica salvezza è negli occhi di un bambino, estraneo a questo continuo ruotare umano, poichè ne oppone uno proprio (come tutti i bambini, del resto). oskar rappresenta quindi la salvezza dai “salti nel vuoto” degli adulti (metafora resa reale dal salto nel vuoto del pade). Dai quali solo un bambino (o il bambino che é in noi) può salvarsi e salvarci.
Che te ne pare? troppo assurda eh…
Scusa Milvia, ho problemi con la tastiera… é un catorcio, ma prima di buttarla aspetto che si inceppi anche la g… poi magari la smonto e la rimonto a scultura. Riciclaggio!
@Roberta: perché assurda? Invece è unâipotesi interessante..Poi, vedi, io sono del parere che ci sia sempre unâinterazione fra lo scrittore e lâautore, o, mi spiego meglio, che un libro, alla fine, è sempre scritto a quattro mani,
quelle dello scrittore e quelle del lettore (più che mani, occhi, per questâultimoâ¦) Una volta mi sono trovata a discutere con una mia parente su un personaggio di un mio racconto. Lei, molto religiosa, vedeva una finalità cristiana, nellâagire del mio personaggio, cosa che esulava totalmente dalle mie intenzioni. Lì per lì mi irritai e la trovai assurda, poi, pensandoci a distanza di tempo, ho pensato che quella era la sua lettura, e quindi io dovevo rispettarla.
Una scultura con il pc dimesso? Ecco, potrebbe essere la soluzione anche per i rifiuti di Napoliâ¦.
Un abbraccio
Milvia
è vero. Il linguaggio è esageratamente forbito, Paloma è irritante, cinica e irreale.
Eppure io alla fine del libro l’ho amata, per il profondo mutamento che è avvenuto in lei: all’inizio del romanzo il lettore si focalizza solo su questo particolare, ovvero sull’esagerata intelligenza di Paloma. Ma se si ha la pazienza di non criticare immediatamente la scelta dell’autrice, ci si può accorgere di come la piccola protagonista sveli sempre più, nel corso del libro, il suo lato di bambina in disperata ricerca di affetto, amore e attenzione da parte di una famiglia che non la calcola minimamente.
Non dimentichiamoci che quella giovane mente diabolica e geniale sta architettando il suo suicidio, e lo fa con una luciditàimpressionante, quasi irreale. Forse la scelta dell’autrice si propone di denunciare il mondo di Paloma, un mondo in cui regna la forma, le apparenze, la cultura fine a se stessa e il Sapere da sfoggiare…un mondo soffocante, che porta Paloma a ricercare la morte. Fino a quando incontreràRenèe, antitesi di quel mondo negativo, la quale ridaràa Paloma la voglia di vivere…
Mia personale interpretazione. A me questo romanzo è piaciuto molto.
@Enrica: ti ringrazio per aver ripescato questo vecchio post e ti do il mio benvenuto in Rossiorizzonti.
Come credo di aver scritto allâinizio del mio post, questo libro è stato un poâ il pomo della discordia della scorsa primavera, nel mondo della critica e dei lettori. La tua analisi è molto puntuale, ma, pur rispettandola, ora come ora non la condivido. Eâ corretto quanto tu dici su Paloma, ma credo che lâautrice avrebbe potuto condurre il romanzo in un altro modo, tenendosi da parte, insomma. Forse tornerò a leggere il libro, anche tenendo conto di quanto tu hai scritto.
Ciao!
Milvia
Salve, sono franceso, e il mese scorso ho finito di leggere l’eleganza del riccio.
Ho letto nell’articolo e in qualche commento, che Paloma sia troppo acuta e ferma nei suoi pensieri , per una ragazzina della sua età. In parte può essere vero, perchè, nonostante il lessico e il pensiero molto complesso della bimba ,essa si presenta, giustamente, ancora molto ingenua e incapace di dare risposte concrete e definitive al suo quiete vivere, infatti come soluzione ai problemi sceglie il suicidio.Paloma essendo molto intelligente , vorrebbe un affetto piu profondo rispetto a quello datogli dalla mamma ,infatti , essa e sempre presente nelle lamentele della bimba nel suo diario.
Non penso che le due protagoniste siano antipatiche , credo siano insicure e con un cuore grande(guardiamo Rènè) , e hanno un’atteggiamento "spavaldo"perchè credono di essere superiore agl’altri , e quest’attegiamento man mano che si prosegue leggendo va a diminuire.
Non penso che questo libro sia noioso,semplicemente per il fatto che affronta domande "complesse" comuni, (scusate il gioco di parole) cercando risposte.
Infine, trovo carina anche l’ambientazione francese, e molto elegante il modo di come viene descritta l’arte.
@Francesco: Che sorpresa il…ripescaggio di questo vecchio post! Ma sei Francesco, il nostro Francesco, il più giovane editore del mondo? Beh, chiunque tu sia ti ringrazio del commento, che anche se in disaccordo con il mio giudizio sul libro, mi pare profondo e onesto. Ormai è passato molto tempo dalla mia lettura, ma credo che se pure lo rileggessi, questo romanzo, il mio parere rimarrebbe invariato. Ripensandoci ora, forse la cosa che più mi ha infastidito è la costante presenza dell’autrice nella storia. A mio avviso un difetto imperdonabile, da parte di uno scrittore. Una sorta di egocentrismo, quello della Barbery, che ho avuto modo di appurare anche quando ho incontrato l’autrice al Festival Letteratura.
Ciao, e buona serata.
Milvia
A me è piaciuto moltissimo; forse perchè ho avuto lo stesso "genere" di affetto verso una donna che stimo e che appunto amo molto. Io ho 15 anni, e mi rispecchio molto in Paloma… non per l'indiscutibile intelligenza che a prima vista appare "un po' " esagerata e inappropriata per una tredicenne… ma per la voglia di cantare i suoi pensieri liberamente…tentare di fermare la sopravvivenza circostante tramite "l'assurdo". Essendo una studente di "recitazione" e dell'arte Teatrale … credo che non ci si debba soffermare tanto sul linguaggio o sulla convenzionalità del personaggio bensì sulla sua "voce".La voce di Paloma, secondo la mia lettura.. è un Urlo, un urlo che secondo la scrittrice è un insieme di flussi di coscienza "eleganti", eruditi… E' una ragazzina bisognosa d'affetto che si abbraccia il cuore osservando quello degli altri che è dimenticato e trascurato. Una ragazzina viziata… dalla propria intelligenza.Ho ascoltato la "Loro" voce… e ho ho scoperto,nella mia lettura, ciò che sentivano realmente. A me è piaciuto.
Anonima: mi dispiace di non sapere il tuo nome, cara visitatrice quindicenne, perché il tuo commento mi è piaciuto molto. Al di là del fatto che a te il libro sia piaciuto e a me no, dimostri una maturità davvero apprezzabile e una capacità di analisi del testo ammirevole. Scusa se ho risposto in ritardo al tuo commento, ma sono stata molto impegnata, in questi giorni. Spero che tu legga ugualmente la mia risposta, e mi piacerebbe che tu tornassi a trovarmi. E anche sapere il tuo nome. Sei davvero in gamba! Ciao e buona fortuna per il tuo avvenire.Milvia
Eccomi di nuovo qui…
Ti ringrazio per i complimenti.
Mi chiamo Roberta e sono un'apirante "Donna"!!
Con affetto.
Roberta: sono proprio contenta che tu sia ricomparsa, e questa volta con un nome. Auguro a te, Aspirante Donna, che il tuo futuro cammino sia contrassegnato dalla realizzazione dei tuoi desideri, perché ho la convinzione che siano desideri buoni e onesti.
E, naturalmente, ti auguro anche di trascorrere un felice Natale.
Ricambiando l'affetto, ti abbraccio.
Milvia
Ti ringrazio di cuore per la "musica" che mi hai donato.. La condivisione di idee, di prospettive arricchisce da per sempre l'essere umano e il suo sguardo. Credo nel "Teatro"…
per ora mi definisco una complice del Teatro 😀
Per il nostro futuro, con il passato, nel presente …
Auguro una Buona Ri.nascita a te e a tutto il mondo!! 😀
Buon Natale!!!!!
Con affetto, ricambio l'abbraccio.
Roberta.
Roberta: Il teatro… un mondo bellissimo. Peccato che lo stiano uccidendo.
Ma tu continua a crederci, perché spero davvero che le cose cambieranno.
Felice Natale e un in bocca al lupo per il tuo futuro.
Un abbraccio
Milvia
Cara Milvia..
concordo: oggi il teatro italiano e’ incessantemente violentato dai corruttori di questo tempo (da coloro che si fingono attori a quelli che si fingono politici) che corrodono radici e germogli…. e perenne e fragile e sola e la luce di chi vuole farlo rivivere. LA GENTE NON VUOLE SPECCHIARSI….VUOLE DIMENTICARSI ….SPORCARSI LE MANI … INFETTARE L’UMANITA’ …… TRASPORTARLA NEL SILENZIO…… IL TEATRO E’ DELLA GENTE…IO SONO DEL TEATRO…la mia vita e’ nelle loro mani unte. QUANTO VORREI CHE LA GENTE SAPPIA UN POCO DI VERITA’ , SULLA FATICA, SULLA TENSIONE DI INTERPRETI, DI SERVITORI DEL TEATRO, SULLA NOSTRA SEGRETA REALTA’ DI SEMPRE IMPERFETTI MESSAGGERI DELLA POESIA.
Scusami per il ritardo..
E’ gia’ passato un anno…sono venuta a trovarti e ad augurarti nuovamente un buon natale. in questo tempo c’e’ proprio bisogno delle comunioni culturali affinche’ si ritrovi il sorriso buono per andare avanti..A testa alta… sulla propria strada.
a te, donna dell’ascolto gentile
con aff
Roberta: Cara Roberta, a distanza di un anno la situazione del teatro in Italia è ancora peggiorata… Le tue vibranti parole emozionano e dovrebbero far riflettere che sta uccidendo la cultura. Sono molto contenta che tu sia tornata a trovarmi, e ti auguro che tu possa, e felicemente, dedicare la vita a questa tua passione. Sei una ragazza molto matura e sensibile, Roberta cara. Grazie del bel commento e, naturalmente, ricambio l’augurio di lieto Natale , unito a un abbraccio
Milvia