Sentivo ieri mattina su Prima pagina (la rassegna stampa di Radio tre) che un giornalista, riportando forse le parole di un politico, ha scritto che non bisogna strumentalizzare ai fini politici la ricorrenza del 25 aprile. Cosa significa non strumentalizzare? Vuol dire non ricordare, o parlarne in maniera asettica, distaccata, non tenere conto che la nostra Costituzione è nata anche dagli avvenimenti che si celebrano in questa giornata? Significa questo, non strumentalizzare?
Prima di lasciare la parola a altri, qui nel mio blog, dirò solo una cosa: oggi più che mai c’è necessità di ricordare, di ricordare in maniera ancor più consapevole.
E non dimentichiamo anche che nella passata campagna elettorale un certo signore,tal Marcello dell’Utri, ha detto: I libri di storia, ancora oggi condizionati dalla retorica della resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni. Questo è un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione.
Non commento, non aggiungo altro.
Parleranno per me:
Amedea Zanarini
Renzo Montagnoli
Franco Fortini
Cesare Pavese
e il partigiano Mirko
Amedea Zanarini, una donna che la Resistenza l’ha vissuta.
Ho presentato Amedea esattamente un anno fa, in Rossiorizzonti. Ecco cosa scrissi di lei in quell’occasione:
Ho la grande fortuna di conoscere una donna straordinaria, Amedea Zanarini.
Il suo nome non dirà probabilmente niente a nessuno, qui, se non agli amici di Bologna che la conoscono personalmente e che frequentano questo blog. Amedea ha quasi 83 anni. Ha gli occhi limpidi, e ci si specchia, in quegli occhi. Amedea ha una gran voglia di raccontare, di regalare, a chi l’ascolta, la sua memoria. Amedea scrive, fissa sulla carta i suoi ricordi perché rimangano per sempre.
Amedea è stata staffetta partigiana.
E quando parla di questa esperienza si sente nella sua voce, nelle sue parole, tutto l’orgoglio per aver contribuito, anche se in minima parte, alla lotta per la liberazione della nostra patria dal giogo nazista. Noi, che ancora non eravamo nati, la ascoltiamo sempre incantati e pieni di rispetto. Scrive anche, Amedea. Cronache di quei giorni, e poi ancora delle lotte sostenute dalle salariate per aver condizioni di lavoro più decenti. Pressoché autodidatta –non erano molte, in quei tempi, le donne che studiavano- ha una scrittura precisa, puntuale, ma anche piena di passione. Dopo la guerra si è resa conto che anche il “sapere”, che anche la cultura, possono essere un’arma per combattere ingiustizie e sopraffazioni. E così Amedea ha cominciato a leggere. E libri, cura della famiglia, e ancora lotte, hanno scandito il suo tempo. Ed è ancora così, pure oggi. Perché ancora oggi lei è una combattente, è una resistente. Ancora oggi ha la grande capacità di indignarsi. E continua a combattere, a opporsi. A resistere, resistere, resistere. Vorrei scrivere un libro, su Amedea. Ma non ho la capacità di trasferire sulla carta la limpida luce del suo sguardo.
Amedea scrive, fissa sulla carta i suoi ricordi perché rimangano per sempre. E’ dai suoi fogli, molti scritti a mano, qualcuno con il computer, che ho prelevato piccoli frammenti della sua vita di ragazza ventenne.
…La bicicletta è stata la mia grande compagna durante la guerra. Con la bicicletta trasportavo armi, viveri, indumenti per portarli ai compagni partigiani nascosti nei fienili, e quando era estate nei campi, fra la canapa. Portavo anche messaggi e volantini in varie località, anche lontane: frazioni di San Giovanni in Persicelo, Anzola, Sant’Agata, Castelmaggiore, Trebbo di Reno, Argelato, e molte altre ancora.
Era in bicicletta che accompagnavo i responsabili (militari e politici del gruppo) agli appuntamenti. Io rimanevo a una certa distanza da loro, per controllare che la strada fosse libera da posti di blocco fascisti o tedeschi.
La mia bicicletta era molto vecchia, aveva i copertoni consumati, ma nuovi non si trovavano e io dovevo rattopparli come potevo, e diverse volte mi ha lasciato a piedi.
Un giorno d’inverno, mentre tornavo da una missione, trovai la strada ghiacciata (era la via Ronchi, ricordo) e non riuscivo a stare sulla bici a causa del gelo. Rischiavo di cadere e dovetti andare a piedi portando la bicicletta a mano. Il freddo mi entrava nelle viscere, mi misi a piangere disperata. Non potevo fermarmi in una casa per riscaldarmi, non conoscevo nessuno. Dovevo arrivare a casa mia.
All’arrivo mia madre mi vide stravolta: mi fece andare a letto, mi preparò bottiglie piene di acqua calda e mi coprì con due coperte imbottite e mi stette vicino.
Dentro di me pensavo: una staffetta che piange dal freddo….
…Nel frattempo è arrivata a casa mia Renata, la staffetta con la quale ho condiviso tutto il periodo della Resistenza. Mi porta un messaggio da recapitare al responsabile del S.A.P. entro le cinque del pomeriggio. Mi chiede aiuto per preparare la Bandiera Rossa: la stoffa se l’è nascosta addosso, ma non sa come fare a disegnare falce e martello. Prendiamo allora un martello e la falce che si usava per mietere e disegniamo il modello adoperando un cartone che sta dietro il quadro di mia nonna. Non sappiamo quale colore adoperare. Renata utilizza il nero. La bandiera non ci piace: è venuta proprio brutta…
…Vi era gioia per la pace raggiunta, ma anche amarezza per quelli che sapevamo non sarebbero tornati più:
quelli fucilati a Castelmaggiore in Via Saliceto.
I sette del caseggiato “la biscia”.
Quelli trovati nella buca di San Rufillo.
Quelli trovati a Sabbiuno in fondo ai calanchi (proprio i compagni cui avevo fatto da staffetta, di cui conoscevo tutti i nomi).
I fratelli Tarozzi, Germano, e altri due di Sala Bolognese di cui mi sfugge il nome, non sono mai stati trovati, non si è mai saputo nulla.
Infine la strage di Marzabotto.
Nella nostra provincia vi sono centoventotto donne cadute: a loro è dedicato un monumento che si trova a Villa Spada, in via Saragozza.
E ora le voci di: Renzo Montagnoli (con una poesia inedita), Franco Fortini, Cesare Pavese e Giordano Cavestro (Mirko) giustiziato a solo 18 anni per aver cercato di riaccendere il faro della Libertà.
Alla fine c’è anche una mia quasi poesia, scritta proprio ieri.
Banditi dalla memoria
di
Renzo Montagnoli
Forche innalzate, macabri idoli,
mura sbrecciate dalla mitraglia
e il sangue che scorre veloce
a rinverdire l’erba della speranza.
Combatteste e moriste,
giovani e anche vecchi,
un esercito di cenciosi
armati solo del desiderio di riscatto.
Vi chiamarono banditi,
ma eravate solo uomini
che cercavate per tutti la libertà.
Ogni 25 aprile si celebra la memoria
fra frasi tronfie di retorica
e tricolori mossi dal vento
ma siete croci ormai dimenticate
sommerse da vuote parole
in un ricordo che sfuma nel tempo.
Foste partigiani,
artefici di una libertà
che ormai più non meritiamo.
Canto degli ultimi partigiani
di
Franco Fortini
Sulla spalletta del ponte
Le teste degli impiccati
Nell’acqua della fonte
La bava degli impiccati.
Sul lastrico del mercato
Le unghie dei fucilati
Sull’erba secca del prato
I denti dei fucilati.
Mordere l’aria mordere i sassi
La nostra carne non è più d’uomini
Mordere l’aria mordere i sassi
Il nostro cuore non è più d’uomini.
Ma noi s’è letta negli occhi dei morti
E sulla terra faremo libertà
Ma l’hanno stretta i pugni dei morti
La giustizia che si farà.
Cesare Pavese
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
e il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.
(9 novembre 1945)
Giordano Cavestro (Mirko)
Di anni 18, studente, nato a Parma il 30 novembre 1925. Nel 1940 dà vita, di sua iniziativa, ad un bollettino antifascista attorno al quale si mobilitano numerosi militanti; dopo l’8 settembre lo stesso nucleo diventa centro organizzativo e propulsore delle prime attività partigiane nella zona di Parma. Catturato il 7 aprile 1944 a Montagnana (PR), nel corso di un rastrellamento operato da tedeschi e fascisti, è tradotto nelle carceri di Parma. Processato il 14 aprile dal Tribunale Militare di Parma, viene condannato a morte, quindi graziato condizionalmente e trattenuto come ostaggio. Fucilato il 4 maggio nei pressi di Bardi (PR), in rappresaglia per l’uccisione di quattro militi fascisti, con Raimondo Pelinghelli, Vito Salmi, Nello Venturini ed Erasmo Venusti.
Parma, 4-5-1944
Cari compagni, ora tocca a noi.
Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d’Italia.
Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l’idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella.
Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile.
Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care.
La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà.
Vogliono modificare la Storia
di
Milvia
Vogliono modificare la Storia riscrivendo libri
ma la Storia non si può cambiare
è incisa nelle montagne rosse di sangue
nello sguardo dei ragazzi fucilati
nel pianto dei padri e delle madri
nel canto di brigate partigiane
sui muri di Pianosa e Ventotene.
La Storia è quella e non si può cambiare:
non si può cancellare la speranza
che nel lontano aprile si è levata
come un vento impetuoso
di libertà risorta e conquistata.
E ancora:
Ora e sempre resistenza
E non dimentichiamoci neppure delle canzoni. Continuiamo a cantarle, con i nostri figli e i nostri nipoti. Non smettiamo mai mai mai di ricordare.
cara milvia grazie di ricordare
un abbraccio
antonella
E ci mancherebbe, che venisse cambiata la storia, Festoso 25 aprile a te e a tutti!
Grande..Milvia. Bellissimo post. Voci poetiche, meomoria, ricordi di gente ispirata da quell’ anelito di libertà per cui versarono il sangue e la vita un ‘esercito di partigiani, di liberatori….su cui oggi, tanti, molti vorrebbero mettere sopra il ricordo della memoria, la pietra tombale del silenzio; ma dovranno passare sopra i corpi di chi viceversa quella cancellazione della memoria non la vuole, anzi che viceversa la vuola tenere alta viva e celebrare, perchè quel sangue versato è quello che ci permette ancora un barlume di democrazia, e non vogliamo farlo assolutamente scomparire, ma ricrescere e renderlo grande.
patrizio
Cara Milvia, stamattina, al risveglio,sapevo già che ti avrei trovato qui, pronta ancora a lottare, a smuovere le coscienze insonnolite, a ricordare questo giorno così importante e fondamentale della nostra storia, a dispetto di chi, con fastidiosa arroganza, vorrebbe cancellarlo e fa di tutto perchè ciò avvenga.
No, non va permesso. Parliamone, parliamone parliamone, senza stancarci, senza sentirci vecchi o nostalgici. Chi ha avuto modo di ascoltare chi quei tempi li ha vissuti, chi li ha sentiti profondamente sulla propria pelle e sulla propria psiche, non può ingannare se stesso e far finta che niente sia successo. Abbiamo il DOVERE di rispettare il passato e chi quel passato lo ha vissuto.
Grazie, Milvia, per tutti gli scritti che hai riportato, per averci parlato ancora di Amedea, ricordo il tuo bellissimo post di qualche tempo fa, e grazie per la tua bella e profonda poesia. Un caro saluto. Piera
Mi fa rabbrividire la revisione della cultura, mi fa rabbrividire il non ricordare, l’aver perso il senso dell’importanza storica del 25 aprile, mi fa rabbrividire che l’italiano, oggi, vive sul sangue di chi ha sacrificato se stesso nel nome della LIBERTA’.
Un abbraccio, Glò
Grazie Milvia, in quello che scrivi e che segnali c’è tanto da leggere e tantissimo su cui meditare.
Buon 25 aprile!
Un forte abbraccio a te e tutti i tuoi lettori, perché la storia non si cambia. Ora e sempre, RESISTENZA!
Barbara
Diciamo che ci potrebbero anche provare, a cambiare i libri di storia.
Diciamo che dovrebbero fare un gran lavoro di rastrellamento e ripulitura prima di veder scomparire i libri che a qualcuno, ora, non piacciono.
Diciamo che dovrebbero, poi, far scomparire un bel po’ di gente, anche.
Diciamo che, anche se volessero e potessero, si preparino a una strada in salita.
In salita assai.
Non solo è giusto ricordare, ma indispensabile, visto che c’è gente che già non ne sa niente e altra che cerca di ribaltare l’unico vero fatto storico popolare del nostro paese.
Per far questo, sono inutili le manifestazioni di questa giornata, ma i genitori devono educare i figli nel rispetto e per la difesa della libertà , ricordando che molti anni fa molti sono morti perchè le future generazioni potessero crescere non in schiavitù.
Tutti poi dobbiamo vigilare, ogni giorno, perchè una volta persa la libertà è assai difficile e sanguinoso riconquistarla.
Non ribalteranno proprio niente .Renzo !
Sarà stata un’impressione… Ma stamattina alla manifestazione di Rimini c’era molta più gente degli altri anni, la banda suonava più forte, le bandiere erano più rosse…
Cristella
Allora mi trasferisco a Rimini…
Non mi rimane, come sempre, che ringraziarvi tutte e tutti, cari amici…Resistenti. Continuiamo a resistere a chi vorrebbe ridurci sempre più a sudditi non pensanti. Continuiamo a resistere in nome di chi per la libertà ha sacrificato la sua vita e per le generazioni future.
Un abbraccio forte forte da
Milvia
Bellissimo post, cara Milvia, ricco di riferimenti, di cultura, di memoria…Pasionaria che non ti arrendi, menomale!
Alcune delle tue letture le condivido, altre le devo ancora iniziare.
bellissime le poesie, compresa la tua.
un abbraccio grande
cri
Grazie, Cri!
Milvia