Dedicato

mele2

ARIA DEL DIO DELLA FELICITA’

 

Mi fai spuntare le lacrime, fratello,

vedo che la vita non è allegra

Ecco una mela: io ne possiedo tre,

perciò una la regalo a te.

Non ci vedo niente di eccezionale:

e l’uno e l’altro possiamo vivere.

Solo i semi, promettimelo,

avido non inghiottirli,

sputali invece a terra

prima che mi allontani.

E se poi cresce un melo

dentro il tuo campicello

vieni a prenderti i frutti:

è il tuo albero quello

(B. Brecht ) Da "La nuova guida ATLAS" 5 pag. 121

Chopin: Nocturne

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8 risposte a Dedicato

  1. cochina63 ha detto:

    mi sono alzata pensandoti, preoccupata. Ecco, ora scopro che stai male. Ti abbraccio.

  2. cristinabove ha detto:

    Milvia, ti abbraccio in silenzio.
    cri

  3. Bube ha detto:

    Cristina : qualcosa avevo capito.
    Sei nel mio pensiero,lo sai.
    Un forte abbraccio.

    Gianni Langmann

  4. glodalessandro ha detto:

    solo un “refoloso vento” di carezza.

    Glò

  5. anonimo ha detto:

    Ciao, Milvia, sono ancora qua. Ultimamente mi sveglio con in testa un “perché”, ma so benissimo che le risposte non servono a niente, servono soltanto a costruire dei paletti per arginare, circoscrivere il dolore, per impedirci di guardare aldilà, in quell’abisso, a volte spaventoso, che è il cuore. Se mi permetti vorrei condividere con te un brano di un libro che io amo molto, so che capirai.
    Il brano è tratto da:
    “La mia Africa” di Karen Blixen, ediz. Universale Economica Feltrinelli.
    “Al ritorno da uno dei suoi safari, Denys Finch-Hatton s’era trattenuto un poco da noi, ma quando cominciai a smontare la casa e a fare i bagagli non se la sentì di restare, (…). Veniva ogni giorno in macchina a cenare con me. (…) Un paio di volte accennammo alla mia prossima partenza come ad una cosa reale. (…) Ma il più delle volte ci comportavamo come se il futuro non esistesse; mai, in vita sua, aveva voluto preoccuparsene. Pareva conscio di poter ricorrere a forze a noi ignote, se voleva. E questo naturalmente coincideva con la mia segreta volontà di lasciare le cose a loro stesse, di non curarmi di ciò che la gente diceva o pensava. Con lui, sedersi su una cassa da imballaggio, in una casa vuota, sembrava la cosa più naturale e cara del mondo. Mi recitava una poesia:
    Muta il tuo canto luttuoso
    in un ritmo gaio;
    non verrò mai per pietà,
    ma per piacere”.
    Un abbraccio affettuoso. Barbara Pesaresi

  6. tristantzara ha detto:

    …chissà quando terminerà questa storia dell’edonismo come fosse una fede….

  7. Soriana ha detto:

    Ancora grazie per essermi vicini, grazie davvero.

    @Barbara: Grazie anche per Karen Blixen. Cercherò, cercheremo di mutare il canto luttuoso in un ritmo gaio. Forse glielo dobbiamo, al nostro Prof….

    @TristanTzara: Scusami, sarà che in questi giorni sono particolarmente ottusa, ma non ho capito il tuo commento. Perché parli di edonismo? Non che sia sbagliato quello che tu scrivi, ma non riesco a capire se ci sia un’attinenza con il contenuto del post.

    Milvia

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