Oggi pomeriggio ho attraversato i cortili di Palazzo d’Accursio, dove ha sede il Comune di Bologna, o meglio dove hanno sede quegli uffici che ancora non si sono trasferiti nella nuova struttura. E a un certo punto mi sono fermata davanti alla bacheca dove sono esposte le pubblicazioni di matrimonio. E per curiosità ho cominciato a leggere.
Ed ecco cosa ho scoperto:
Che non erano poi tantissimi, quegli atti di matrimonio
e comunque
Che la maggior parte delle date di nascita dei futuri sposi risalgono al periodo fine anni ’60, inizio anni ’70 (non giovanissimi, quindi)
In molte pubblicazioni c’è un notevole divario fra la data di nascita “del lui” e quella “della lei”.
Che questo divario aumenta quando lui è italiano e lei straniera
Che “di lei” straniere ce ne erano abbastanza, mentre “i lui” erano tutti italiani.
E ho pensato che quando, 36 anni e mezzo fa, in quella bacheca era esposta la mia pubblicazione di matrimonio (cioè, non solo mia, logicamente, ma mia e del mio promesso), la situazione era molto diversa: tante più pubblicazioni, sposi e spose più giovani, spesso coetanei. E di straniere, sporadicamente, la tedesca o la svedese conosciuta a Viserba.
E quando sono stata a casa ho pensato di fare un post poetico sulla solitudine.
E ho pensato pure di chiedere la vostra collaborazione. Se conoscete qualche poesia che abbia come tema la solitudine, lasciatela in un commento. Se avete scritto una poesia che abbia per tema la solitudine, please, lasciatela nel mio blog.
E ho pensato anche di inaugurare un nuovo Tag, che ho pensato di chiamare Poesie a tema. Oggi la solitudine, in seguito, chissà… Chissà cosa penserò…
Rileggendo quanto ho scritto fin qui, ho pensato che oggi ho pensato molto.
Ma ora, la parola va ai poeti.
Solitudine
Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte – eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.
Solitudine
Solitudine, se vivere devo con te,
Sia almeno lontano dal mucchio confuso
Delle case buie; con me vieni in alto,
Dove la natura si svela, e la valle,
Il fiorito pendio, la piena cristallina
Del fiume appaiono in miniatura;
Veglia con me, dove i rami fanno dimore,
E il cervo veloce, balzando, fuga
Dal calice del fiore l’ape selvaggia.
Qui sarei felice anche con te. Ma la dolce
Conversazione d’una mente innocente, quando le parole
Sono immagini di pensieri squisiti, è il piacere
Dell’animo mio. E’ quasi come un dio l’uomo
Quando con uno spirito affine abita in te.
Senza di te tornavo Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d’esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m’hanno oscurato agli occhi l’erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c’è solo l’ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest’angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.
Natale
Natale
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole di fumo
del focolare
Alla fine ho pensato che potrebbe piacervi questa canzone
Franco Battiato: Amata solitudine
e queste scene di un film dolce amaro, tenero e malinconico che vi consiglio di vedere:
Questa poesia l’ho scritta nel 2003.
Proprio in un momento di solitudine.
La butto lì…anche se passo come sonettista scarsone. 🙂
(Specchio Notturno)
Cosa sai
delle notti senza verità ?
Passate ad ascoltare le mille fontane:
danzano attorno a ciò che dirai
e vendono la fantasia della felicità .
Ogni zampillo manda gocce lontane
che fanno cerchi nell’oceano dell’oscurità .
Quando li interroghi per cercare risposta,
sfumano in minuscole onde istantanee
e gli occhi fissano l’immoto specchio della vacuità .
Solo
E se stessi nel buio della notte
disteso su una duna del deserto
e osservassi lassù quella falce
d’argento e quella stella solitaria
cristallina e attendessi il sorgere
di quella sfera di fuoco e i suoi
bagliori rosso-arancio e ascoltassi
quel silenzio così pieno
di un’eco assordante?
(Gianni Langmann – 29 dicembre 2007)
Grazie per i due contributi!
@Gianni: bentornato! Era già tanto che non ti sentivo…
Milvia
Ti leggo spesso e volentieri.
Sempre avuta l’idea di risponderti, mai fatto però… strano che venga a rispondere a questo tuo post sulla solitudine, in un periodo il mio, che di solitudine proprio non soffro (e meno male!). Però ne ho sofferto in passato, Ti invio due mie (capo)lavori a cui tengo particolarmente…
Solitudine
Vieni, adesso vieni, eterea creatura
vieni a me in punta di piedi
vieni nel silenzio e parlami
sussurra al mio cuore
riempilo di sogni e di illusioni
vieni, adesso vieni,
siedi al mio fianco e taci
non voglio sentire, non voglio udire
non un suono, non una parola
solo il ticchettio dell’orologio,
vieni, adesso vieni
a lenire il mio dolore
vieni, adesso vieni,
e fammi compagnia
solo questo voglio
vieni, adesso vieni
vieni a me, compagnia di ieri
di oggi di sempre
accarezzami dolcemente
tendimi le braccia
e tienimi con te.
Una gabbia dorata
Come un essere privato dalle ali
Impossibilitato a spiccare il volo
Così, prigioniero in una gabbia dorata,
in un filo di ragnatela, sono io.
Le ali abbandonate al suolo, inutilizzate,
la voce spenta per il troppo gridare,
Quand’anche ti aprissero la gabbia
Non potrai volare, non saprai volare,
povero essere prigioniero della tua solitudine.
@Aracne: innanzi tutto grazie per i tuoi passaggi silenziosi. Ma un grazie ancora più grande per questi tuoi regali poetici veramente belli. Sono contenta che tu ora non ti senti sola. E se passerai ancora e vorrai lasciare un tuo dono, ne sarò felice.
Milvia