Gli scheletri di via Duomo: un romanzo di Stefania Nardini

P1080650

Gli scheletri di via Duomo
Stefania Nardini
 144 pagg.
ISBN 88-7937-486-9
tullio pironti editore
(2008)

Sarà perché mi piacciono i romanzi che mettono in scena una città, fino a farla diventare personaggio, con i nomi delle sue strade,  le voci, gli odori, le luci e le ombre che ne invadono i vicoli ( e che grande personaggio dalle tante sfaccettature può diventare una città come Napoli, attraverso la penna di un bravo scrittore…). Sarà perché, in un romanzo, amo scoprire riferimenti a oggetti, consuetudini e canzoni che hanno fatto parte della mia giovinezza e della giovinezza dei miei coetanei,  ma dei quali il tempo ci ha fatto perdere memoria. Sarà perché, se avessi realizzato uno dei miei sogni, quello di diventare giornalista, mi sarebbe piaciuto, più che raccontare, indagare sui fatti, scavarli, annusarli.  Sarà perché amo i gialli. Sarà perché apprezzo molto uno stile di scrittura asciutto, che mai si perde nel compiacimento di se stesso.
Sarà per tutte queste cose, che ho trovato molto gradevole la lettura dell’ultimo romanzo di Stefania Nardini “Gli scheletri di via Duomo” edito da Tullio Pironti e che dall’11 dicembre è presente nelle librerie.  Perché, a mio avviso, tutte queste cose che ho elencato, e altre ancora, che, se lo leggerete, potrete trovare voi, vi  sono presenti.

La storia è indubbiamente affascinante e si carica di mistero a mano a mano che si procede nella lettura:
in una stanza di un appartamento in via di ristrutturazione, in un vecchio palazzo napoletano di fine ottocento c’è uno strano rialzo…

(l’ingegner Di Monaco) da buon tecnico, prima di far procedere gli operai, cercò di capire perché c’era quel dislivello con il resto della casa.
……
Disse agli operai di iniziare lo sventramento da quel punto.
……
Fu fatto.

Il gradino era stato eliminato. Sotto il pavimento c’era un’intercapedine.
Tra i calcinacci e la polvere la sorpresa: due scheletri 

(Da “Gli scheletri di via Duomo” , pag.19)

Iniziano così le indagini per scoprire a chi appartengano quei resti, e prendono via via vigore i due personaggi principali della storia, due cronisti de "Il Mattino" (“Il Mattino”, che per i napoletani era come la tazza di caffé al risveglio) incaricati dal loro capocronista di raccogliere più notizie possibili sulla misteriosa scoperta.  Ed ecco che emergono dalle pagine diversi personaggi, tutti ben caratterizzati, che con le loro reticenze o loquacità, con le loro manie e le loro debolezze, esaltano o frustrano di volta in volta la volontà dei due giornalisti  di giungere alla soluzione del mistero. Soluzione che arriverà dopo molto tempo, e sarà sorprendente: come a dire che prima o poi la verità viene a galla. Cosa che sarebbe auspicabile per molti misteri che  si annidano nella storia del nostro Paese.

Non avevo letto mai nulla, prima,  di Stefania Nardini. Ho conosciuto Stefania e il marito Ciro Paglia (ex direttore de Il Mattino) durante una bella cena torinese con Remo Bassini e Francesca, sua moglie.  E devo dire che mi è stata simpatica da subito. Ma questo sentimento non mi ha certo influenzato nella lettura. Anche se è pure vero che  preferisco leggere libri di autori che mi sono simpatici. Ma per approfondire quest’ultima asserzione dovrei scrivere un altro post.

Vorrei invece concludere questa mia impressione di lettura ricordando che Stefania Nardini è l’unica autrice dei nostri giorni a essere stata tradotta in ucraino. Nel 2007, infatti, il suo romanzo "Matrioska" (uscito in Italia nel 2001) è stato pubblicato sulla rivista “Vsesvit”, un bimestrale prestigioso, che pubblica autori stranieri.  Pensate che "Matrioska", tradotto da un giornalista di Kiev,  era diventato  in quel Paese un libro clandestino, e circolava in fotocopie, a causa della censura.  Poi, nel 2004, in seguito alla Rivoluzione Arancione in Ucraina, si è ben pensato di far uscire il libro dalla clandestinità e infine, proprio l’anno scorso, è stato pubblicato.  La voce narrante del romanzo è una donna ucraina, con una laurea in letteratura, che arriva clandestinamente in Italia per fare la badante. Sorte che è realmente toccata a più di mezzo milione di donne ucraine, che, pur avendo un titolo di studio elevato, sono state costrette ad abbandonare il loro Paese, dove una feroce disoccupazione e stipendi miserevoli avevano reso  loro estremamente difficile la sopravvivenza.

Beh, credo che, insieme a  “Gli scheletri di Via Duomo”, anche "Matrioska" sia un libro che vale la pena leggere.

L’autrice:

Stefania Nardini, giornalista e scrittrice romana innamorata anche delle due città dove ha vissuto: Napoli e Marsiglia. Vive tra l’Umbria e la Provenza. Ha fondato con Giulio Mozzi “Vibrisselibri”. Alcuni suoi racconti sono pubblicati su riviste letterarie e sulla rete Internet. Cura la pagina Scritture & Pensieri per il quotidiano dell’Italia centrale «Corriere Nazionale». Oltre a "Matrioska" (2001) e a "Gli scheletri di Via Duomo" (2008)  ambedue editi da Pironti, ha  pubblicato nel 1984 insieme a Fabio Martini, "Roma nascosta" con Newton Compton.

Una canzone napoletana, a questo punto?
Ebbene sì. Ecco, quindi:
Tammurriata nera

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5 risposte a Gli scheletri di via Duomo: un romanzo di Stefania Nardini

  1. RenzoMontagnoli ha detto:

    Comunicato del 16 dicembre 2008[..] , recensito da Grazia Giordani. , un ricordo della mia infanzia. , recensito da Milvia. [..]

  2. isabel49 ha detto:

    La tua presentazione accurata suscita interesse, non conoscevo l’autrice Stefania Nardini, grazie, colmerò questa lacuna. Nella descrizione di “Matrioska” ho ritrovato molte verità, in quanto anch’io ho avuto a che fare con una badante ucraina, ex insegnante che era giunta in Italia per esigenze economiche, due anni dopo il periodo in cui è uscito il libro.
    Grazie ancora per questa esauriente segnalazione.
    Buona giornata, Annamaria.

  3. cristinabove ha detto:

    una bella recensione, mi hai fatto venire il desiderio di leggerlo.
    grazie.

  4. Soriana ha detto:

    Grazie a Annamaria e a Cri!
    Credo che anche Matrioska sia un bel libro, che vedrò di recuperare.

    Milvia

  5. anonimo ha detto:

    molto interessante grazie per aver descritto napoli nel miglior modo possibile

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