E’ stata la bella poesia di Piera Maria Chessa che ho letto ieri sera nel suo blog, che mi ha dato l’idea per il post di questa sera. Vi presento infatti alcuni Poeti che hanno dedicato i loro versi a quel periodo della vita che viene chiamato terza età, e anche quarta età, a volte. ma che in verità ha un nome solo: vecchiaia. E chissà perché così spesso si tende a camuffare questa parola. Chissà perché dire “quello è un vecchio”, "quella è una vecchia" appare, nella nostra epoca, così… politicamente scorretto? Non è mica scorretto dire: "quello è un giovane", "quella è una giovane". E allora? Non sarà forse perché di quella parola "vecchio" si ha paura?
Su questa storia del politicamente corretto nell’esprimersi, prima o poi ci scriverò un post… Perché io ci trovo molta ipocrisia…
Per fortuna i Poeti non hanno paura delle parole. E neppure la parola vecchio, o le immagini che la vecchiaia evoca, incute loro timore. Neppure ai poeti piccolini come me.
di Piera Maria Chessa
Il vecchio
dai capelli bianchi e ricciuti,
la carnagione scura e rugosa,
sedeva silenzioso tra gli amici.
Lo sguardo assente rivelava ansia
per la salute malferma della compagna.
Il suo debole udito gli impediva di seguire
la conversazione che si svolgeva intorno.
Accanto a lui, un grosso cane
dall’indole mansueta e avanti negli anni,
si lasciava accarezzare dalla sua mano stanca.
Lo sguardo dei due vecchi si somigliava:
entrambi tristi, entrambi un po’ sconfitti.
di Renzo Montagnoli
Oscuri segni del passato
riaffiorano nell’ora del tramonto.
Un volto quasi dimenticato
riluce all’improvviso
una mano stretta tanto tempo fa
riacquista corpo e calore.
Un nonno e un nipotino
a passeggio per un viale
lungo all’infinito per il piccino
breve come un istante per l’anziano.
La stretta della mano che si allenta
il bimbo che fugge in avanti
volgendosi all’indietro
l’immagine dell’altro che sfuma.
Camminarono insieme
nel breve arco di una vita
un ricordo che non muore
per chi ormai è alla fine di quel viale.
(Da Il Cerchio infinito – Edizioni Il Foglio, 2008)
con un cappello rosso che non si intona e che non mi dona
e la mia pensione se ne andrà in brandy e in guanti estivi
e in sandali di satìn, e dire che non abbiamo soldi per il burro.
Quando sarò stanca mi siederò sul marciapiede
e ruberò la roba nei negozi e suonerò gli allarmi
e passerò il bastone lungo tutte le cancellate
e mi rifarò della sobrietà della mia giovinezza.
Uscirò in ciabatte sotto la pioggia
e raccoglierò i fiori nei giardini degli altri
e imparerò a sputare.
di Milvia Comastri
I vecchi con i denti di resina,
col tremolio incessante nelle mani,
con gli occhi scoloriti
da giorni di troppa luce
fuggiti come un lampo.
I vecchi dalle fragili ossa
che basta un soffio per accartocciarle.
I vecchi dalle parole sbandanti nella nebbia,
discorsi come fili aggrovigliati
dove non c’è più capo.
I vecchi che cullano un ricordo
fra le braccia sottili,
e sempre quello, come un bambino
che non è mai cresciuto.
I vecchi sono soli sempre e ovunque,
crocifissi dal tempo.
Ascoltando la canzone che segue per inserirla qui e guardando il video cui la canzone fa da colonna sonora, mi sono commossa. Più che commossa ho proprio pianto. Anche se già conoscevo sia la canzone che il film.
La canzone narra della desolante quotidianità di in vecchio pensionato. Il video è uno spezzone di un film che io considero non uno dei più belli del neorealismo italiano, ma ma uno dei più belli di tutta la nostra cinematografia. Umberto D.
Buon ascolto e buona visione, dunque con:
Il pensionato di Francesco Guccini
E sapete che aggiungo? il film è del ’53, la canzone di più di trent’anni fa, ma mi sembra proprio che niente sia cambiato…
Comunicato del 28 dicembre 2008[..] Rino, con , ci parla un personaggio assai discusso e discutibile, l’unico che di fatto riuscì a imporre, dopo l’esecuzione di Carlo I, una repubblica parlamentare, di cui presto si sbarazzò, rifiutando la corona, ma di fatto d [..]
che bellissime poesie!
Milvia, ti ringrazio per averle riportate a noi, per avercele donate come fiori preziosi.
sono commossa.
cri
Orsù vecchietti, insorgiamo!
Carissima Milvia, semplicemente grazie per la tua generosità .
Grazie per le altre straordinarie poesie che ci hai proposto
Il portatile mi imbroglia ogni tanto, non mi lascia completare.
Volevo dirti che trovo bellissime le poesie che hai proposto, bellissima la canzone/poesia di F. Guccini, che ha accompagnato una buona “fetta “della mia vita, più che giuste le tue considerazioni sulla vecchiaia.
Grazie di tutto. Piera
La vecchiaia spaventa perchè è un periodo in cui la fragilità non trova sempre ascolto. Quando si è nell’infanzia e nell’adolescenza ci sono i genitori, ci sono tanti che non disdegnano l’accudimento, anzi è una gioia. In vecchiaia è un’attesa a volte vanificata. Quanti vecchi vengono abbandonati o costretti ad una condizione che non hanno scelto, qui sta la differenza.
Le tue considerazioni sono giuste e molto belle, come sono bellissime le poesie che ci hai proposto, piene di significato. Ti faccio tanti complimenti per la tua poesia, per l’accuratezza che hai nel pubblicare e per il video e la splendida musica.
Buona domenica Milvia.
Un caro saluto, Annamaria.
Belli i tuoi Vecchi, che avevo già sentito leggere dalla tua voce l’estate scorsa.
Adorabile quella della Joseph: chi è? andrò a vedere su Internet.
Buona domenica.
Mirella
Bellissime tutte!
Quanta struggente tenerezza….
giovanna
Sono particolarmente affezionata alle persone che hanno una “certa età “; nel negozio dove lavoro le/li chiamo i miei bambini… e non mi trattengo nell’abbracciarli e a sussurrare loro che in realtà sono dei saggi e che la loro età sa insegnare a chi ha voglia di ascoltarli…
Le poesie sono stupende e oggi avrò una bellissima giornata da trascorrere con loro, nel “viziarli” di coccole, di parole, di… attenzioni…
Un abbraccio Milvia
Glò
Grazie per i bellissimi commenti. Li dedico tutti ai vecchi soli, abbandonati, che, in questi giorni di festa sentono maggiormente, io credo, la loro solitudine.
Un abbraccio.
Milvia