Ho riflettuto, in questi due giorni. Ho letto i vostri commenti, con attenzione e gratitudine. Gratitudine per la condivisione, naturalmente, e per l’attenzione con cui mi seguite.
Scrivo spesso post sul disagio che questa nostra povera Patria sta attraversando e puntualmente ricevo commenti che confermano il mio pensiero e il mio sdegno. Di questo disagio parlo anche con amici, fuori dalla rete, ed è la stessa cosa: anche loro, i miei amici non virtuali, la pensano come me. Perché, come lo siete voi, sono appunto miei amici, e, si sa, si tende a frequentarsi fra simili.
La conclusione che ne ho tratto è che alla fine questi miei… sfoghi, non smuovono niente, se non il piacere del condividere, il conforto di sapere che altri la pensano come me. Ma come posso interagire con chi non la pensa come me? Cioè, mi chiedo: serve a qualcosa che io manifesti la mia rabbia, la mia preoccupazione, il mio disgusto a chi, come me, sente la stessa rabbia, la stessa preoccupazione, lo stesso disgusto?
Pur volendo assolutamente continuare a ricevere i vostri commenti solidali, vorrei che ogni tanto, sia nel mondo virtuale che in quello reale, incontrassi qualcuno che mi dicesse: sbagli! e che da lì potesse nascere un civile contraddittorio e che… sì, che alla fine riuscissi a convincere il mio interlocutore che a sbagliare, invece, è proprio lui. Così si smuoverebbe qualcosa, sarebbe un inizio di cambiamento. Forse è un pensiero sciocco, questo: ora che lo sto mettendo su carta, cioè sul video, mi sembra quasi che mi voglia cucire addosso l’abito di predicatore, di persuasore. Come se volessi crearmi un immagine più grande di me, come il gatto che, specchiandosi, si vede leone. Ma è una riflessione che nasce dallo scoramento. A indignarci siamo sempre noi, che la pensiamo comunque nello stesso modo, che parliamo con altri che hanno più o meno i nostri principi, la nostra identità morale e civile. Una sorta di fratellanza, bellissima fratellanza. Ma poi? Poi che succede? Tutto continua come prima. L’altro giorno ho ricevuto una mail da un’amica, che invitava i suoi contatti a non guardare il Festival di San Remo e a diffondere ad altri questo invito. L’invito nasceva dalla pubblicazione dei cachet percepiti dalla conduttrice e dagli ospiti della manifestazione: 500 milioni di euro alla Clerici, 150 a Cassano, da 50 a 100 ad altri ospiti. Sempre milioni, naturalmente. Mentre c’è gente, in Italia, che, se va bene, deve mantenere se stessa e la propria famiglia con 1000 euro al mese. Se va bene. Non sapevo di questi ingaggi principeschi, e ancora una volta mi si è strizzato lo stomaco. Ma non ho diffuso la sua mail, perché ho pensato che non sarebbe servita, anzi, devo dire che proprio da quella mail è nata la mia riflessione: non avevo bisogno di convincere i miei contatti a non guardare il festival, perché immagino già che non lo guardino. E non per snobismo, ma perché, nei decenni, anche questo sessantenne evento è diventato simile a quanto di peggiore la televisione ci propina. E se avessi contattato conoscenti, invece che amici? li avrei convinti? Umh… ho molti dubbi… Però avrei potuto farlo… E’ che ci vuole più coraggio, forse.
Un’altra riflessione, poi, ho fatto. Su noi italiani in generale. Ma per oggi ho già scritto troppo. Riprenderò domani, o venerdì.
Termino ringraziando:
Mirella: il tuo gatto Charlie è per benissimo, per esempio..
Ada: e tu, oltre che Creativa, sei una persona molto generosa.
Tinti: fregatene (ma so che lo fai) dell’aria di sufficienza delle tue ex colleghe, anzi… lavora su di loro… Mi preoccupa solo il fatto che siano, o siano state, insegnanti. Non ho visto Ballarò (non perché io abbia visto il Festival, risparmiandomi così anche la comparsata del principino, ma sono andata alla presentazione di due libri): che la colpa è sempre degli altri, sarà, trasversalmente, oggetto del mio prossimo post.
Stefano: oh, ci arriveranno, ci arriveranno a vietare le intercettazioni… Rassegnati, rincoglioniti, indifferenti, e, anche, un po’ corrotti pure noi: è questo che siamo. E proprio di questo parlerò nei prossimi giorni.
Cri: Ma per farci davvero sentire, cosa dobbiamo fare, veramente? “Gli italiani questo vogliono, e si credono un popolo intelligente” . Già, Cri: forse perché siamo più simili a chi suscita scandalo, di quanto pensiamo? Forse.
Annamaria: e, invece, innocente o colpevole che sia, il Bertolaso di dimettersi, non ne vuole proprio sapere…
Lucy: Me lo ricordo bene, quel periodo… E io ci avevo sperato in un rinnovamento morale della politica… E ora credo che stiamo invece ancora peggio di allora. Il ladro riabilitato e osannato, i bavagli che si minaccia di mettere alla stampa, la maggior parte della gente che se ne frega, il diritto al voto che viene utilizzato per premiare nani e ballerine. E gli scandali, le ruberie, le connivenze criminali sono sempre più numerosi, ci stanno soffocando. E io, sai, continuo a vergognarmi. Come ho già scritto a Tinti non ho visto Ballarò, vedo che siete comunque d’accordo nel giudizio che date su Bertolaso e sull’andazzo generale. E meno male che c’era Conchita. E meno male che ci sono a giornalisti (Gatti, la Gabanelli e pochi altri) che hanno fatto della loro professione una sorta di missione. Alla faccia di Belpietro e di Feltri.
Alberto: Miglior commento non mi potevi lasciare. Parafrasando una frase di Lucy, voglio dire che se Cristina Bove non ci fosse, bisognerebbe inventarla!
Mimma: mi piace il fatto che tutte e due, a volte, vorremmo essere un gatto…
Beh. vi lascio con una musica dolce. Per mitigare il tutto
Io affermo sempre che Giotto è molto più intelligente ed onesto degli umani
Anche io spesso leggendo intereventi sui vari blog amici ,mi domando :ma tutta quasta rabbia condivisa,questa delusione e melanconia a che servono?Ci danno coraggio forse ,ci fanno sentire meno soli e alieni in questo mondo attrraverso la fraetllanza di idee comuni ma nulla cambiano.Certo che occorrerebbe un contradditorio ,una discussione dialettica come si faceva una volta(ricordi lontani al sindacato ,a scuola ,con i ragazzi…).Ora ,naturalmente è solo sensazione di pelle,si stenta a discutere .o si urla o ci siabbraccia e basta Mi pare questo un aspetto preoccupante:si ha timore di difendere la propria idea e magari di modificarla?Grazie a te Milvia.Tinti
Consiglio di andare spesso su you tube a vedere i video di tutto quello che non fanno passare in tv, di tutto quello che si dice del nostro povero paese all’estero.
uno per esempio:
http://www.youtube.com/watch?v=LhOJc1JBpKI&feature=player_embedded#
il resto è pianto.
Ecco alcune delle tante prove della dittatura dell’informazione cui siamo soggetti:
qui hanno fatto sparire il contenuto:
http://www.youtube.com/watch?v=aqh1NqAe7WQ&feature=related
e qui è stato sostituito:
http://www.youtube.com/watch?v=D_R0235u9NQ&feature=related
Sai milvia, sarà un caso ma è la stessa riflessione che faccio da un po’ di tempo a questa parte ma non ho ancora trovato una risposta. Spesso si viene accusati di parlare, di lamentarsi praticamente di tutto senza fare niente di concreto. Forse è vero ma siamo sicuri che tacere sia meglio?
Penso si possono cambiare le cose anche attraverso le parole e i piccoli gesti quotidiani
Dovremmo cercare tutti di essere maggiormente tolleranti, dovremmo imparare a non predicare bene ed a razzolare male, ad essere maggiormente coerenti (non è da cretini, come spesso sento dire); lo dovremmo fare attraverso il comportamento, nel posto di lavoro, per strada quando ci muoviamo, nei negozi quando facciamo acquisti, in casa con la propria famiglia, non per godere di chissà quali vantaggi personali ma solamente perché non possiamo fare diversamente se vogliamo vivere in una società migliore. Dobbiamo assolutamente convincerci di questo perché altrimenti qualcun altro lo farà per noi, lo sta già facendo.
Dobbiamo smettere di aspettare che siano i politici o i poteri forti della società a cambiare; se prima non siamo noi a dare un segnale, nessuno di loro farà niente e quel niente sarà fatto in nome di quel popolo di cui spesso si riempiono la bocca, mancandoci totalmente di rispetto.
Dobbiamo imparare a scegliere a schierarci non solamente quando andiamo a votare (anche quel momento è stato svilito) ma ogni santissimo giorno.
Non basterà ma almeno avremo la sensazione di aver fatto il nostro dovere di cittadino, di uomini responsabili, partecipi.
Certo scegliere, schierarsi comporta dei rischi perché ti metti a nudo e puoi essere vulnerabile ma come si fa, oggi a non mostrare tutta la propria indignazione e far finta che tutto vada per il meglio?
p.s Ieri sera sono andato a vedere il filmone del momento Avatar ( è la seconda volta che vado in una multisala) e devo dire che mi è piaciuto ma non è di cinema che voglio parlare ma di una riflessione che mi è venuto verso la fine della proiezione. Il messaggio del film è fortemente ecologista pacifista e antirazzista allora perché -mi sono chiesto- se ha commosso ed emozionato così tante persone nel mondo, perché poi l’immagine che l’uomo da di se è totalmente differente, una volta uscito dalla sala, perché nella vita di tutti giorni è così arrogante, intollerante e subito pronto a giustificare qualsiasi nefandezza che passa sotto il suo naso?
E’ vero la realtà è tutta un’altra cosa rispetto alla finzione del cinema, ad un racconto ma allora cosa serve leggere un libro, guardare un film se tutto entra ed esce senza lasciare traccia?
E pensare che proprio oggi dicevo a Cinzia, mia moglie che volevo cercare di essere più distaccato, fregarmene un po’ … e poi arrivo a casa, accendo il computer e
buona serata Milvia
stefano
Milvia non ti ho ringraziata per la musica perciò contraccambio con questo:
ciao
Volevo scusarmi per i numerosissimi errori …ho gli occhi ballerini e la mano pendula…Ma voi capite egualmente .Grazie
Tinti
Ps:anche io ho visto Avatar e non mi è dispiaciuto ma credo che i messaggi fossero troppi e quindi poco approfonditi ,una miscellanea di buoni sentimenti che piacciono quando non si scalfisce la scorza.
Charlie ha sparato diversi sonori ron-ron di ringraziamento.
Prima però ha miagolato che noi siam fortunati, che lui non può parlare e tanto meno scrivere, altrimenti ne direbbe anche lui delle belle. E qui ha soffiato scoprendo i denti. Poi è andato a dormire.
Mirella
Antonio: ci metterei la mano sul fuoco, sull’intelligenza e l’onestà di Giotto! Ciao!
Milvia
Tinti: ora, il contraddittorio si tramuta in rissa, al centro non c’è il pensiero, l’opinione, ma solo la robustezza delle corde vocali. Non si difende un’idea, in realtà, ma solo la propria arroganza. E noi, così, siamo indotti a tapparci le orecchie.
Non ho visto Avatar, quindi non so dire nulla su questo film. Un abbraccio, Tinti e grazie
Milvia
Cri: grazie di questi link. Ho visto tutto, anche la sostituzione… E se questa è democrazia…
Non ci resta che piangere e… abbracciarci
Milvia
Stefano: “Dovremmo cercare tutti di essere maggiormente tolleranti, dovremmo imparare a non predicare bene ed a razzolare male, ad essere maggiormente coerenti (non è da cretini, come spesso sento dire); lo dovremmo fare attraverso il comportamento, nel posto di lavoro, per strada quando ci muoviamo, nei negozi quando facciamo acquisti, in casa con la propria famiglia, non per godere di chissà quali vantaggi personali ma solamente perché non possiamo fare diversamente se vogliamo vivere in una società migliore”
Potrei averle scritte io, queste parole, ma poi mi interrogo, e penso che forse a volte non rispetto appieno tutte queste regole, non totalmente come vorrei, almeno. Mi piace molto la passione civile che si sente nelle tue parole, Stefano. Se la maggior parte degli italiani fossero come te, qualcosa cambierebbe, ne sono sicura. e sono contenta anche che tu abbia dei figli, perché sono cera che a loro hai trasmesso questa tua passione. Ed il futuro è nelle mani dei giovani.
Per quanto riguarda Avatar e la tua riflessione, che dire? Forse è lo stesso meccanismo per cui siamo assolutamente solidali e partecipi di una tragedia che vediamo in Tv e che si svolge a migliaia di chilometri da noi, e assolutamente indifferenti verso il senza dimora che incontriamo per la strada.
E a proposito di film, ti consiglio assolutamente, se non lo hai visto, “L’uomo che verrà”, sulla strage nazista di Monte Sole. Non te lo devi perdere…
La musica…. You tube mi dice che a quell’indirizzo non c’è nessun video… Peccato! Magari riprovo più tardi. Ma ti ringrazio del pensiero.
Buona serata, Stefano
Milvia
Mirella: io, a Charlie, gli farei conoscere Giotto, il cane di Antonio. Anche se di…etnia diversa, penso che andrebbero d’accordo.
Bacetto a te, carezzina a Charlie.
Milvia
Comunicato del 19 febbraio 2010[..] L’aggiornamento di Arteinsieme. S..s…s…sussurrata. I blocchi, diversi, dello scrittore e del lettore…su Letteratitudine. Una riflessione (forse confusa) e le risposte ai vostri commenti. Questo post mi induce a un [..]
Comunicato del 19 febbraio 2010[..] L’aggiornamento di Arteinsieme. S..s…s…sussurrata. I blocchi, diversi, dello scrittore e del lettore…su Letteratitudine. Una riflessione (forse confusa) e le risposte ai vostri commenti. Questo post mi induce a un& [..]
Una riflessione che non è affatto confusa ma che invece procede con "organica disillusione" ed altrettanta "organica amarezza".
Giorni fa ho conversato amabilmente e a lungo con una signora sensibile e che conosce bene la sofferenza, il discorso procedeva serenamente, ad un certo punto, non ricordo neppure come, si è parlato di politica. L’atteggiamento si è modificato, è cambiato il suo modo di proporsi. Appena è stato possibile abbiamo interrotto la nostra conversazione, credo entrambe volentieri, io ho percepito in lei delusione, dentro di me un senso di vuoto, di profondo disagio, di consapevolezza di come sia difficile oggi attuare una serena comunicazione anche tra chi la pensa diversamente. Ciò che più fa male è che spesso non vengono motivate le proprie argomentazioni e ci si nasconde dietro un generico: " Io la penso così, tu devi rispettare le mie idee".
Scusami per il commento molto lungo e…amaro. Piera
Milvia il brano è Rostropovich Bach Cello Suite No. 3 Prelude
Anch’io sono convinto che il futuro sia nelle mani dei giovani, deve essere così, ma non so se se lo costruiranno qua. Forse non è neppure così importante perché la loro visione (almeno di alcuni) è molto più allargata della nostra anche grazie alla maggior facilità di spostamento che c’è oggi, l’Italia comincia ad essere davvero piccola.
Lo so, la sensazione è che siano disinteressati, disimpegnati e se dovessi basirmi su quello che vedo in giro sui treni, se dovessi generalizzare, non potrei pensarla diversamente ma proprio perché non amo farlo – anche se è molto più semplice – preferisco pensare a quei ragazzi che in questi anni ho conosciuto (sarò stato fortunato) così belli ( non parlo solo dell’aspetto fisico) con un intelligenza così vivace, così sensibili da essere commoventi. Certo sono smarriti, confusi, purtroppo disillusi (l’ho detto anche alla prof d’italiano di mio figlio " è triste che un ragazzo a 18 anni sia già disilluso… non dovrebbe farci riflettere?) perché temono di non poter realizzare i loro sogni e questo è davvero triste perché non possiamo nascondercelo ma la colpa è solo nostra, delle nostra generazione (sto generalizzando) che come dice Gaber " ha perso"
chiudo ( a volte mi dimentico che sono a casa tua) con queste righe che ho rubato ad un amico di mio figlio che mi sembrano molto esplicative
Mi chiedo il perchè di tutto
Mi chiedo il perché di tutto. Perché ho la sensazione che ogni dettaglio del mondo che si trovi fuori posto possa impedirmi di andare avanti in quello che faccio e non faccio. In parte è davvero così. E’ da stupidi cercare ostinatamente di restare come si è, rifiutando tutto ciò che porta cambiamenti. La forma della costa, sul litorale, da sempre, da millenni, permette che l’insistenza del mare modelli la sua linea, si lascia scolpire, scavare, accrescere.
Di fronte all’ingiustizia degli sfrattati, dei poveri lasciati senza risposta da parte di chi avrebbe risposte sotto la semplice forma di case, vacillano i miei convincimenti sul fatto che essere come la fiamma sia un buon modo di vivere. Tuttavia bruciare come la fiamma significa mordere dove si incontra il legno, ammutolire dove resta solo pietra o sabbia o acqua, dove manca la scintilla. In ogni caso però significa
bruciare. A volte l’ingiustizia può essere legno e non dobbiamo resistere all’impulso di bruciare e mordere.
p.s. più che appassionato credo di essere incazzato (tra l’altro ho appena finito di vedere la trasmissione di iacona sulla scuola pubblica/privata e sto male
ciao Milvia, vado
stefano
Renzo: grazie!
Milvia
Piera: I commenti lunghi mi piacciono, Piera. A volte è capitato anche a me di incontrare casualmente persone come quella signora. E ho provato le tue stesse sensazioni. Improvvisamente si è innalzato un muro e mi sono domandata come mai una persona così potesse condividere e apprezzare idee di uomini che la sensibilità e il rispetto non sanno neppure dove sta di casa.
Ti abbraccio, Piera.
Milvia
Stefano:la stessa fortuna di conoscere giovani così belli è capitata anche a me. Ma forse perché sono amici di mio figlio che, come i tuoi, ne sono sicura, è bello (e pure io non parlo dell’aspetto fisico).
Io credo che se la nostra generazione ha perso è perché a un certo punto abbiamo mollato, ci siamo fermati. Tutti i sogni fatti su “un altro mondo è possibile” li abbiamo chiusi in un cassetto, per stanchezza, per comodità, perché la vita ci ha portato ad altro.
Il brano di quel ragazzo è struggente, io spero che lui, e tutti quelli come lui, e tanti ancora
siano veramente, continuino ad essere la fiamma che brucia le ingiustizie, le meschinità, le indifferenze.
Ti ringrazio davvero tanto, Stefano, per questa condivisione. E ringrazia da parte mia, se puoi, se vuoi, quel ragazzo.
Mi piacerebbe pubblicare il suo pensiero su un prossimo post: che ne dici?
E un’altra cosa: questa, come del resto anche la mia casa reale, non è solo casa mia, ma di tutti gli amici che mi vengono a trovare.
Bach e Rostropovich… da brivido. Grazie anche per questo.
Ciao!
Milvia
Ciao Milvia, mi ha fatto davvero piacere incontrarti nella piazzetta e aver conosciuto tuo figlio Alex, mi sembra un brava persona ma d’altra parte con una madre così:-)
Sono contento che ti sia piaciuto lo scritto di Fabrizio… ha acconsentito lusingato a "regalarti" quel suo pensiero perciò puoi tranquillamente utilizzarlo
ciao
stefano
p.s. ho buttato un occhio al tuo nuovo post, più tardi lo leggerò con calma
ti abbraccio
Stefano: anche io sono stata contenta di incontrarti, Stefano, e di presentarti Alex. E mi piacerebbe anche che i nostri figli si potessero conoscere, perché i tuoi ragazzi, con… un padre così sono certa che pure loro siano brave pesone. Tu sei, caro Stefano, un altro dei regali preziosi che la rete mi ha regalato.
E a proposito di regali, ringrazia Fabrizio da parte mia. Pubblicherò a giorni il suo pensiero.
Ciao!
Milvia