Piccoli artigiani del cambiamento

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nessundove.net

Allora: sembra che siamo a una svolta. Che non è detto che porti al nuovo, tanto è vero che circolano voci (non confermate, per fortuna…) di una candidatura alla successione al trono di una certa Marina, figlia dell’Innominabile Indifendibile Impunito, nonché presidente di due azienducce come  il Gruppo editoriale Mondadori  e  come la Fininvest ( mica vorremo liberarci del problema del conflitto di interessi, no, in una prossima eventuale legislatura?). Comunque non sono certo in grado di far previsioni,  compito che appare difficile, mi sembra, anche ai più esperti fra gli analisti politici.  Spero solo che la corrente (o le correnti politiche) ci porti verso un mare più limpido, e non ci faccia arenare in una cloaca tale e quale a quella in cui ora stiamo galleggiando.
Ma, qualunque cosa accada, voglio ancora una volta ribadire che il cambiamento dipende anche da noi, e non mi riferisco al democratico strumento del voto, ma al nostro stile di vita.
E a questo proposito ho ripescato un post che avevo pubblicato il 31 dicembre 2008.  Sono trascorsi ormai due anni, nel nostro Paese non solo non è cambiato nulla, ma direi che c’è stato un notevole peggioramento, e l'ancora ignoto cambiamento che si profila non è detto che migliorerà le cose. Delle parole che scrissi allora sono sempre più convinta. Sono convinta che essere piccoli artigiani del nostro vivere sia cosa buona e giusta, sia cosa salvifica.
E così, ve lo ripropongo:

Mi sto sempre più convincendo che il cambiamento, se cambiamento è ancora possibile, debba partire a livello individuale. Ho pensato così, dentro di me, ad alcune cose, cose semplici, cose che sembrano nulla, a confrontarle con i grandi principi con cui spesso ci riempiamo la bocca.  Piccole azioni, comportamenti facili da portare avanti. O forse no, non facili, ma che tutti, con un po’ di buona volontà, possiamo intraprendere. E ora tento di esporveli. E scusate se vi sembrerò ingenua.

Sorridere di più: che non vuol dire essere ciechi  davanti alla realtà e essere ottusamente ottimisti. Sorridiamo al vicino di casa che incontriamo in ascensore, all’estraneo che incrocia il nostro cammino per la strada e che magari involontariamente ci intralcia il passo. Sorridiamo quando parliamo al telefono magari per chiedere un’informazione a qualche lavoratore precario schiavo di un call center. Si sente, il sorriso, anche al telefono. E il sorriso, scusate la retorica, assomiglia a un raggio di sole.
Se non è possibile, per noi,  sorridere, perché siamo oberati da problemi che riteniamo irrisolvibili, cerchiamo di accogliere il sorriso dell’altro, di accoglierlo come un dono.

Ai bambini, nostri figli, o nipoti, o figli di amici, non regaliamo cellulari, o play station, o altre cose simili. Regaliamo loro il nostro tempo, le storie della nostra infanzia, giochiamo con loro, ascoltiamoli, soprattutto, cercando di ascoltare, di sentire, anche quello che non dicono.

Cerchiamo di vedere al di là delle apparenze, e di non dare  mai giudizi affrettati sulle persone, di non lasciarci sovrastare dai pregiudizi  (tutti ne abbiamo). Proviamo, insomma, a metterci nei mocassini dell’altro, come mi diceva un mio vecchio insegnante di psicologia. E di rispettare il suo pensiero, la sua religione, il suo sesso, il suo credo politico (quest'ultima, forse, è la cosa più difficile…). E se qualcuno ci insulta difendiamoci, sì, ma non alimentiamo il rancore dentro di noi.

Se non è proprio necessario per la sopravvivenza, facciamo in modo che il lavoro non occupi tutta la nostra giornata. E che il successo, o il denaro non siano al vertice dei nostri pensieri.

Quando facciamo la spesa, se è possibile, valutiamo quale prodotto acquistare non solo in base al prezzo e alla qualità, ma anche in base alla provenienza: rifiutandoci di acquistare, per esempio, prodotti che giungono da zone nelle quali si sfrutta il lavoro dei minori. O merci che siano imballate in inutili, ingombranti contenitori che vanno ad alimentarei i rifiuti.

Ogni tanto prendiamoci un giorno tutto per noi e andiamo a camminare in mezzo alla natura, soli. Non occorre andare chissà dove: a volte basta camminare in un piccolo parco, o stendersi su un prato, o passeggiare su una spiaggia  in autunno, o in un bosco: senza un libro, o un giornale, senza I Pod, senza nulla che non siano i nostri occhi, le nostre orecchie, il respiro e il nostro cuore. Per ascoltare e lasciarsi permeare dalle voci della natura, per ascoltare la voce che c’è in noi, e che zittiamo sempre; per soffermarci a guardare più a lungo possibile la magia, la perfezione che anche la margheritina di prato possiede.

Se vediamo qualcuno in difficoltà, non giriamo il viso dall’altra parte. Forse a volte lo facciamo per una sorta di pudore, perché abbiamo timore di immischiarci in qualcosa che non ci riguarda. Ma tendere una mano al nostro prossimo non è un “immischiarsi”.

Evitiamo di dire o di ragionare in termini di “Noi” e “Loro”. Abituiamoci a pensare a Noi, includendo anche Loro.

Leggiamo poesie: ho sentito una volta il grande Mario Rigoni Stern dire che la Poesia salva la vita. E chissà che non avesse ragione.

E per finire, il mio decimo pensiero torna ai bambini. Perché loro sono il futuro, sono gli anni che verranno.  Le nove “regolette” o “consigli per una vita migliore”, che con presunzione mista a ingenuità ho esposto sopra, facciamole vivere sempre anche a loro, o per lo meno coinvolgiamoli in queste nostre scelte, parliamone con loro.
E poi abbracciamoli.

(31 dicembre 2008)

Forse è u po’ troppo altisonante, questa canzone, rispetto al mio piccolo ingenuo post. Però l’ho scelta ugualmente, perché mi piace credere che:
We shall overcome

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Questa voce è stata pubblicata in cambiamenti, la poesia salva la vita, leggeri e pesanti pensieri, linnominabile, povera patria, replay, ricicli. Contrassegna il permalink.

10 risposte a Piccoli artigiani del cambiamento

  1. lauraetlory ha detto:

    Grazie Milvia di questi preziosi suggerimenti.
    Laura

  2. anonimo ha detto:

    Vorrei dire che lo spero, vorrei dire che sono d'accordo, vorrei dire che è così che deve essere..posso solo dire che sono d'accordo..sul resto temo che le cose andranno in altro modo. E' vero che noi facciamo il nostro tempo ed il nostro futuro ma proprio per questo lo vedo sempre più nero.
    a.y.s. Bibi

  3. cheneps ha detto:

    Che bel post, Milvia! Poche semplici regolette per vivere sereni con noi stessi e con gli altri. Grazie per avercele ricordate; mica facili da mettere in pratica, però se lo faremo, staremo meglio.

    ciao

    franca

  4. Soriana ha detto:

    Laura: Ciao! Spero di vederti a Roma, per Più Libri…
    Nell'attesa, un abbraccio a te e a Lori.

    Milvia

  5. Soriana ha detto:

    Bibi: sai, Bibi, a volte mi sforzo di non essere disincantata. Però, ci credo, in quello che ho scritto. Ci credo spesso, almeno. Ci credo quando non mi sommerge il pessimismo.
    Ciao!

    Milvia

  6. Soriana ha detto:

    Franca: Non è facile, no, e io sono la prima a disattenderne qualcuna, a volte. Però è una strada che vale la pena tentare di percorrere.
    Un abbraccio e grazie.

    Milvia

  7. anonimo ha detto:

    val la pena cara ,sempre val la pena…grazie
    Tinti

  8. anonimo ha detto:

    Grazie, cara amica telematica,
    per aver riscritto quel tuo post:, siamo sulla stessa lunghezza d'onda per quanto riguarda la nostra vita che può e deve cambiare.
    Un abbraccio
    nonna  nedda

  9. Soriana ha detto:

    Nonna Nedda: Ciao, Nonna Nedda! Che piacere che tu sia qui, a condividere!
    Un abbraccio di buona domenica.

    Milvia

  10. Soriana ha detto:

    Tinti:  buona domenica, Tinti. E andiamo avanti. Bacio.

    Milvia

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