No, proprio non mi ci trovo bene, io, nel mese di novembre. Mi rende triste, l’undicesimo mese dell’anno. Ne ho già scritto, non molto tempo fa, e quindi non mi dilungherò a fare un elenco (per quanto gli elenchi siano oggi di moda, e non è che mi dispiacciano) di tutte le cose che mi deprimono. Per fortuna, a lenire l’in/sofferenza, ci sono gli amici. E ci sono gli amici che ti consigliano dei bei libri. E ci sono i bei libri.
Middlesex, romanzo di Jeffrey Eugenides, mi è stato consigliato da un amico. Middlesex è un gran bel libro.
Ecco le mie impressioni, scritte a caldo alcuni giorni fa, non appena terminata la lettura di questo straordinario romanzo. Più sotto, poi, troverete la sinossi e le note biografiche dell’autore (e anche una sua bella foto) , materiale prelevato in rete.
“Dopo un po’ persi la nozione del tempo, felice di essere a casa a piangere per mio padre e a pensare al futuro”.
E così ho finito la lettura di Middlesex, e mi ritrovo le lacrime agli occhi. Non solo perché tutte le ultime pagine sono di una grande, commovente bellezza, ma perché ho dovuto dire addio (ma forse solo arrivederci, perché ci sarà senz’altro una rilettura) a Calliope/Cal, e alla sua straordinaria storia.
Un libro che dal punto di vista narrativo forse è imperfetto, come imperfetto (forse) è il personaggio principale. Vengono infatti disattese diverse regole che si trovano nei manuali di scrittura: c’è una voce narrante in prima persona, che racconta di sé, della sua infanzia, della sua adolescenza, della sua maturità, ma che è al tempo stesso un narratore onnisciente, in grado di parlarci di avvenimenti cui non ha assistito, di riportarci i pensieri di altri personaggi. Una voce narrante che è anche disordinata, che utilizza con molta disinvoltura, direi con anarchia, lo strumento dell’analessi, tanto da creare un subitaneo, ma transitorio, senso di straniamento nel lettore; e ci sono poi concatenazioni di pensieri che apparentemente sono estranei l’uno all’altro. Ma io mi ci ritrovo, perché anche i miei pensieri sono disordinati e saltano da un fosso all’altro.
Alla fine credo che proprio in questa sua imperfezione stia il fascino di Middlesex. Ma non solo: sta anche nella grande umanità che attraversa tutto il romanzo, e nel dire tutto, senza essere mai volgare. E l’argomento affrontato dall’autore non è certo facile…
Ottimo e sorprendente anche l’uso delle similitudini, alcune molto poetiche, altre bizzarre, ma estremamente efficaci. Come il nome della casa in cui vive il protagonista con la sua famiglia, che poi è il titolo del romanzo. Che poi è la storia che vi è narrata.
Aggiungo che a me le saghe famigliari piacciono molto, mi sento un po’ parte della famiglia, mentre le leggo. E nella famiglia Stephanides io mi ci sono immersa profondamente.
Calliope, detta Callie, poi Cal, una rara specie di ermafrodito, ha vissuto i primi quattordici anni della sua vita come bambina, senza che nessuno si accorgesse della sua anomalia, fino a quando l'arrivo della pubertà l'ha sottoposta (sottoposto) a inevitabili trasformazioni. E adesso, uomo adulto, vuole scoprire le origini della mutazione genetica responsabile di questa sua "eccentricità biologica", e per farlo ripercorre l'intensa, drammatica e a sua volta alquanto "eccentrica" storia della famiglia Stephanides.
Jeffrey Eugenides (Detroit, 18 marzo 1960) è uno scrittore statunitense.
Nato da genitori di origine greca, frequenta la privata University Liggett School a Grosse Pointe Woods, in Michigan, laureandosi poi alla Stanford University nel 1986. Ottenne un master universitario in scrittura creativa presso la Stanford University. Nel 1986 ricevette l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences "Nicholl Fellowship" per la storia Here Comes Wiston, Full of the Holy Spirit. Il romanzo Le vergini suicide, pubblicato nel 1993, ottenne un successo internazionale in seguito all'adattamento cinematografico del 1999 realizzato da Sofia Coppola.
Eugenides si è mostrato restio alle apparizioni in pubblico o a svelare dettagli della sua vita privata, ad eccezione degli incontri con i lettori nel Michigan durante i quali espone minuziosamente l'influenza delle sue esperienze scolastiche nei sui lavori.
Vive a Princeton, in New Jersey con la moglie, la fotografa e scultrice Karen Yamauchi, e la figlia Georgia. (da wikipedia)
La canzone seguente non ha nulla a che fare con quanto scritto sopra. Però è bella, come bello è il libro di cui vi ho parlato.
coraggio Milvia, oggi c'è un po' di sole!
un abbraccio
Non conosco il libro, ma la tua recensione mi ha fatto venir voglia di leggerlo.
La canzone di De Andrè è perfetta, i suoi versi hanno una potenza evocativa e poetica che lascia il segno:
"Stanotte è venuta l'ombra, l'ombra che mi fa il verso…
E se lo sa mio padre dovrò cambiar paese
e se lo sa mio padre mi imbarcherò sul mare…
Luce luce lontana che si accende e si spegne
quale sarà la mano che illumina le stelle…"
Si è discusso se De Andrè possa essere considerato un poeta. Io non ho dubbi.
Grazie, Milvia, per averla postata
Il commento precedente è di Mirella
Questo libro mi era piaciuto moltissimo, non fosse che chi me l'ha consigliato lo vorrei dimenticare e cancellare dal creato.
Milvia
però mica posso comprare tutti i libri che tu proponi facendomi ingolosire|…
mi piacerebbe abitare in una biblioteca, ecco!
ciao :)*
Margaret: anche oggi c’è stato un po’ di sole…
Ti abbraccio anch’io
Milvia
Mirella: Te lo presterò, Mirellina!
Milvia
Marmellata80: ahi ahi, mi spiace aver toccato una nota dolente… Quella persona che vorresti veder sparire dal creato, però, almeno una cosa buona l'ha fatta: consigliarti questo libro…
Ciao, a presto
Milvia
Cri: anch'io vorrei abitare in una biblioteca…
Ti abbraccio, Cri.
Milvia
sììììì facciamo una piccola comunità e trasferiamoci in una biblioteca!
Avevo letto "le vergine suicide"e mi era piaciuto molto per lo stile e il contenuto molto inquietante(deve esserci anche un film): ora passerò certemente a questa lettura :GRAZIe e soprattutto per la nina di Faber.Ciao.Tinti
Margaret: però d’estate la trasformiamo in una biblioteca all’aperto… Un giardino dove, fra piante profumate, fioriscono parole.
Milvia
Tinti: lo so che, come me, ami tanto il grande, rimpianto Faber…
Non ho leto Le vergini suicide, ma colmerò presto questa lacuna.
Un abbraccio, cara
Milvia