Il cimitero ebraico di Ferrara
Prima di parlarvi di Paolo, però, ecco qualche segnalazione:
La mia carissima amica romana Maria è entrata a far parte, da pochi giorni, del mondo dei blogger. Un blog particolare, il suo, perché attraverso cronache di viaggio, appunti sulla letteratura, sulla musica, sul cinema, ci parlerà di quel grande, discusso, controverso, amato e odiato Paese che si chiama Stati Uniti d’America. Il nome del blog è, infatti: Cose d'America
E di Roma sono anche le amiche Laura e Lory, che, nel loro rinnovato blog, pubblicano un articolo che vi invito caldamente a leggere. L'articolo è di Alex Zanotelli
Non proprio a Roma, ma nelle prossimità, abita Cristina Bove, amica e poetessa per eccellenza: oggi, la sua poesia, ci porta su una riva, o, forse, dentro una selva: Clic!
Ancora poesia, ancora un’amica. In Sardegna nevica ci dice Piera.
Risalendo la penisola ecco che arrivo a Virgilio, in provincia di Mantova, per incontrare ancora un amico e guardare insieme a lui una suggestiva nevicata
Fra gli amici che ho rivisto nella mia recente visita a Rimini, l’incontro con Paolo Rodriguez è stato fra i più piacevoli. Mio compagno in diversi laboratori di scrittura poetica e narrativa tenuti anni fa dal (sempre rimpianto) professor Stefano Benassi presso l’Università Aperta della cittadina romagnola, Paolo è un ottimo poeta e narratore e nel 2006 ha pubblicato “Col cappello di poeta”, un bel libro di poesie, recensito anche da Renzo Montagnoli che, in quella occasione, lo sottopose anche a una intervista
È anche una persona schiva, Paolo, che non ama la pubblicità. E devo solo alla sua gentilezza se, sotto mia insistenza, ieri mi ha inviato questa poesia, la sua più recente, credo. È un sonetto elisabettiano che il mio amico ha scritto subito dopo aver visitato il cimitero ebraico di Ferrara. Io, di sonetti elisabettiani, non sapevo molto. E Paolo mi ha anche spiegato la loro struttura:
14 endecasillabi, tre quartine + un distico finale che può fare un notevole effetto di sottolineatura
Condividere la poesia di Paolo Rodriguez con voi mi dà grande piacere. Eccola, quindi:
Dal cimitero ebraico di Ferrara
Vele di pietra nel silenzio verde
della deriva di chissà che mari,
vedo lo stesso prato che si stende
vietando il cielo al sonno dei miei cari
un cimitero è sempre Campo Santo
evocazione forte di presenza
dove si leva nera come un pianto
la voce roca di qualunque assenza.
qui trovo Gaza e Auschwitz e altre rotte
spezzate tutte da uno stesso vento
prede dei lupi di un’eterna notte:
niente silenzio o pace, qui io sento
solo la nenia di un seno che non sa
che sta allattando il lupo che verrà.
"qui trovo Gaza e Auschwitz e altre rotte" lo ritengo un verso splendido, e assolutamente "giusto".
stupendo questo post Milvia…anche mio padre è stato 2 anni in un campo di concentramento, pur non essendo ebreo. La poesia è intensissima
PS -Mi raccomando…fammi sapere se Marina è più brava di me
si veramente bella la poesia, e gli ultimi due versi hanno un peso più incisivo….
grazie di avermi citato cara amica, vedremo cosa riuscirò a scrivere!! 🙂
un abbraccio
maria
Margaret: Grazie! Sai, anche mio padre è stato prigioniero in Germania…
P.S.: Scusa, ma chi è Marina? Non conosco nessuna Marina…
(se non quella di Ravenna, ma non è una donna…).
Milvia
Maria: citarti è stato un piacere, ci tenevo. Riuscirai a scrivere cose interessanti, e lo stai già dimostrando.
Sono contenta che sia a Margaret che a te sia piaciuta la poesia del mio amico.
Ricambio l’abbraccio.
Milvia
Milvia: scusa avevo equivocato circa il corso….un abbraccio!
..''niente silenzio o pace, qui io sento..''
La latitudine e la lomgitudine che separa e che ha separato i nostri difensori, si annullano davanti a queste parole.
Mi chiedo ,tante volte, come sono tante le occasioni che i miei anzianissimi genitori ricordano e raccontano, come mai i soprusi all'umanità siano stati di questa entità ?
Perchè sono giunti a tanto ?
E, la cosa che mi preme l'anima, di chi è questo ignaro seno che alimenta l'infante mostro ?
Ciao , a presto
T.
Margaret: eh, sì, avevi proprio equivocato… Ma ti perdono!
Milvia
Tonino: Soprusi, massacri, non di quell’entità, ma di uguale ferocia e assurdità continuano a essere perpetrati nel nostro pianeta. Il latte che l’infante mostro beve è quello dell’avidità, dell’odio, del delirio di onnipotenza. E credo che non ci siano antidoti, per questo veleno.
A presto, Tonino, davvero a presto.
Milvia
Anche a me il verso che hai citato è quello che ha colpito maggiormente, perchè, in contrasto con l'aulica cura stilistica, di stampo classico, del componimento, ci parla della nostra stridente realtà, ci ricorda in modo tangibile la realtà del dolore presente, prima che il forte distico finale porti poi il pensiero all'ineluttabile propagarsi del male fra passato e futuro della nostra storia.
Salutone.
Franz
Franz: io mi chiedo sempre come appartenenti a un popolo che tanto ha subito, che tanta devastazione ha vissuto sulla propria pelle, possano avere comportamenti che ricordano, in parte, proprio quelli dei loro carnefici. Sai che nei disegni dei libri scolastici israeliani per le elementari il Palestinese è rappresentato come un individuo brutto, dall’aspetto maligno, non certo gradevole? Proprio come era rappresentato l’Ebreo nei libri scolastici dei bambini del terzo Reich… E questo è solo un piccolo esempio…
Ciao, Franz. Un abbraccio.
Milvia
GRAZIE!!!
ti abbraccio e leggo il resto.
tvb
cri
Un bacione e un augurio di buona settimana!..grazie di avermi perdonato
Cri: Ricambio l’abbraccio, Cri, con affetto.
Milvia
Margaret: Buona settimana anche a te, cara!
Milvia