Luigi Di Ruscio, poeta della condizione operaia. Io, sciatta e ingrata blogger

DiRuscio

http://oboe.altervista.org

Oggi Fahrenheit si è aperta con la notizia della morte di  Luigi Di Ruscio

Era il 20 maggio del 2008, quando mi arrivò una mail che aveva per oggetto: Il sorriso.
Non conoscevo il mittente, cioè, voglio dire, il suo nome non mi era per niente noto.
Il testo si apriva così:

20 poesie inedite di Luigi Di Ruscio.
Provengono da una raccolta con questo titolo:
IL SORRISO DI DIO

e il mittente era proprio l’autore delle poesie. Pensai che si trattasse di una delle tante persone che scrivono poesie, senza riuscire a pubblicarle e che, avendo visto il mio blog e  trovato poi in rete il mio indirizzo mail,  avesse voluto gentilmente condividere con me i suoi scritti poetici.  Incuriosita, iniziai a leggere e mi piacque così tanto, quello che lessi che gli scrissi subito per chiedergli il permesso di poter pubblicare qualche poesia nel mio blog. E Luigi di Ruscio mi rispose così:
Certo che puoi pubblicare qualche mie poesia, anche tutte, grazie, ciao luigi

Seguirono altre due o tre mail: mi disse che viveva a Oslo dal ’57, gli scrissi che quando, più avanti,  avessi  pubblicato le poesie (stavo partendo per la Sicilia proprio in quei giorni) lo avrei avvertito. Continuavo a ignorare che fosse un poeta affermato, che avesse pubblicato molti libri, sia di poesia (con prefazioni di Franco Fortini, Salvatore Quasimodo, Angelo Ferracuti), che di narrativa.  E che la sua biografia fosse così singolare.
Non potevo poi ancora sapere che nel 2009 sarebbe stato fra i tre finalisti, con il romanzo Cristi polverizzati,  al premio Paolo Volponi, insieme ad Ascanio Celestini e Walter Siti.
Comunque, e non a causa di ciò che ignoravo, ma per trascuratezza e smemoratezza e anche sciatteria, mi vien da dire, al mio ritorno dalla Sicilia non pubblicai le poesie che così generosamente (e ancora mi chiedo il perché di tanta generosità), Di Ruscio mi aveva donato. O forse una la pubblicai, non ricordo bene, ma non lo avvertii, di questo sono certa.  E anche se ora mi rendo conto che il mio sarebbe stato solo il volo di un moscerino, che questo grande autore non aveva certo bisogno di apparire nel mio blog… ecco, non posso fare a meno di sentire una specie di rimorso, di senso di colpa. Come se avessi buttato via un dono che non meritavo, come se avessi chiuso la porta davanti a un atto bello e generoso. Io, blogger sciatta e ingrata.
Rimediare ora non mi fa stare meglio… ma lo faccio ugualmente. Con queste sette poesie, che fanno parte di quelle venti che Luigi Di Ruscio mi inviò in quel mattino di maggio di quasi tre anni fa.

2
passare sulla neve nuova
dove nessuno è mai passato
bere l’acqua che mai è stata bevuta
un pensiero che ancora non è stato pensato
un verso che ancora non è stato scritto
le prime parole di un nuovo nato
l’ultimo respiro della nostra morte
 

11
come un angelo svolazzavo
incolume tra i traffici terrorizzati
i camionisti mi lasciano spazi sufficienti
per continuare a vivere tra voi
con l’atroce in agguato da tutte le parti
e mai mi sono sentito tanto vivo
come quando ero vicinissimo
alla morte

13
ha nevicato per tutta la notte
ora il sole
è a capofitto sulla neve nuova
le cime degli abeti
sembrano le punte di pietre preziose
tutto l’universo
diventa un diamante splendente
basta poco per cancellare tutto
 
14
i voli strani sconclusionati
degli uccelli ai primi voli
si gettano a precipizio dai nidi
appena sfiorano il suolo si rialzano
uno sale altissimo
e come colpito da improvvisa vertigine
di nuovo precipita
e il poeta dalla finestra scruta
i tuoi spasimi

18
con la fine degli umani i grattacieli
si copriranno improvvisamente di licheni spumosi
gli asfalti inizieranno fioriture
che richiameranno gli insetti più luminosi
nessun gatto
rischierà di venire castrato
e nell’universo rimarrà lo spendente ricordo
di essersi visto con l’occhio umano

19
senza l’irresponsabilità sottoscritta
la poesia muore
la tengo in vita sino a sfiatarmi con un bocca a bocca
agito gli ultimi disperatamente i brandelli
m'incollo l'ultima disperata fatica
 
20
essendo il tutto scaturito
dal ventre d’Iddio
alla fine dei tempi
il tutto ritornerà nel suo ventre
niente andrò perduto
tutto
sarà gioiosamente salvato

Intervista a Luigi Di Ruscio

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5 risposte a Luigi Di Ruscio, poeta della condizione operaia. Io, sciatta e ingrata blogger

  1. anonimo ha detto:

    Personalità ricche come questa di Di Ruscio riaccendono la speranza nell'umanità.
    Mirella

  2. cristinabove ha detto:

    commossa partecipo.
    leggo la tua intervista, accosrata.
    la sua poesia rimane in eredità a tutti noi che l'amiamo!

  3. cristinabove ha detto:

     volevo dire ho visto l'intervista, e mi scuso dei refusi.

  4. utente anonimo ha detto:

    Grazie Milvia di avercelo fatto conoscere, son belle le sue poesie mi piacciono, e non dico altro, come sai è  difficile esprimere pareri sulla poesia, ma quando si riesce a percepire il significato oltre al suono delle parole, risulta sicuramente più facile, ai profani, apprezzarle e rimanerne coinvolti.
    un abbraccio
    maria 

  5. Soriana ha detto:

    Mirella, Cri, Maria: Grazie! Proprio pochi giorni prima della sua morte la casa editrice SenzaPatria ha pubblicato un’antologia di racconti(“Assedi e paure nella casa Occidente”), che, insieme ad altri autori, come Remo Bassini, Luigi Bernardi e altri, vede anche la presenza di Luigi Di Ruscio.  

    Milvia

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