http://viadellebelledonne.wordpress.com
Mi spiace, ma per una volta devo muovere una critica a Radio3. Nel giornale radio ascoltato poco fa, quello delle 10,45, il servizio di apertura, cui è stato concesso uno spazio abbastanza lungo, è stato dedicato alla beatificazione del Papa, seguito dall’altra notizia, quella dell’uccisione, da parte delle forze Nato, del figlio minore di Gheddafi e di tre nipotini del Rais (e a me, pensare alla morte di tre bambini, non provoca certo esultanza). Ma fin qui, pazienza, capisco che certe notizie possano avere una priorità su altre. Quello che mi ha dato molto, molto fastidio è stata la frase, anzi, una parola usata per il terzo servizio: “Ma il 1’maggio”, ha detto lo speaker, “ è anche la Festa dei lavoratori. Ecco, è quell’anche che mi ha dato fastidio. Perché il 1’maggio è soprattutto la Festa dei Lavoratori, anche se, a pensarci bene, la parola festa non mi sembra, oggi come oggi, la più adeguata. Soprattutto se vado a leggere questo tristissimo elenco
Termino questo post con due poesie dedicate ai lavoratori, scritte da chi sa del sudore e della fatica, dello sfruttamento e della morte. E con quattro canzoni.
Buon, vero Primo maggio a tutti.
le ore sei sono l’inizio della nostra giornata
noi siamo l’inizio di tutti i giorni
inizia il giro delle ore sulla trafilatrice
che mi aspetta con la bocca spalancata
inizia la mia danza il mio spettacolo
in certe ore entra nel reparto una chiazza di sole
e lo sporco nostro è schiarito come nelle immagini dei santi
rubo il tempo per una fumata che raspa nella gola
spio i minuti sul quadrante dal grande occhio
e tutto ad un tratto ci scuote l’urlo della sirena
ci attende il riposo per la sveglia di domani
la suoneria che entra dentro i sogni esplodendoli
ed ecco un nuovo giorno della mia esistenza
con l’allegria fuori della mia ragione
Luigi De Ruscio (Da Poesie operaie- Ediesse- Collana Arte e lavoro)
Il cuore rimasto in Fabbrica
anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme di fuoco e d'olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d'ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.
Carlo Soricelli metalmeccanico in pensione
Coro delle mondine di Correggio: Son la mondina, son la sfruttata
oggi è il funerale della ragione.
cri
Ed hai proprio ragione.
Adriano Maini
condivido il tuo pensiero, cara Milvia
un abbraccio
mara
quoto Cristinabove. un bacione
Milvia, questo tuo post è dolente dall'inizio alla fine, comprese le due poesie che hai riportato. Se penso all'elenco al quale ci rimandi, viene la pelle d'oca…
Condivido l'amarezza e penso a come tutto continui a rimanere immobile, cristallizzato in questo Paese dove non ci si stupisce più di niente qualsiasi cosa succeda, compresa la morte.
Un abbraccio.
Piera
Ricordo operai negli anni settanta che nelle assemblee parlavano meglio dei professori e ricordo il loro orgoglio e la loro serietà di lavoratori. Ora è come se non esistessero. Quanta ragione in queste poesie.
franca
Cri: mi sa che qui da noi è un funerale permanente!
Ciao, Cri!
Milvia
Adriano: tiriamo avanti, che qualcosa, forse, si sta muovendo. Qualche fermento c’è.
Milvia
Mara: ciao, carissima! Immaginavo… Ricambio l’abbraccio, con affetto.
Milvia
Piadellamura: Cristina Bove è sempre da quotare…
Ciao!
Milvia
Piera: cara Piera. sì, c’è amarezza, e rabbia, dentro di me. Però ho comunque l’impressione che in questo ultimo anno si sia raggiunta, nel nostro Paese, una maggior consapevolezza, che qualcosa si stia muovendo, insomma. Spero non sia solo un’impressione, la mia.
Un bacio, cara amica.
Milvia
Franca: grazie della tua testimonianza, Franca. Io spero in un risveglio.
Milvia