(Marco Martinelli con qualcuno dei suoi duecento ragazzi)
La poesia di Mariangela Gualtieri. Paolo Nori che canta L’Internazionale. Erano queste le due “cose”, che, nel mio post della scorsa settimana, dedicato al 41’ Festival del teatro di Santarcangelo, avevo detto che mi sarebbero rimaste per sempre… nelle ossa, come un tatuaggio. Ma un altro tatuaggio si è aggiunto, in questo mio secondo fine settimana santarcangiolese. In maniera indelebile, le emozioni, le vibrazioni, l’energia che mi sono state regalate dai duecento fra bambini e adolescenti, guidati da Marco Martinelli, direttore artistico (e co-fondatore) del Teatro delle Albe di Ravenna, e, mi vien da dire, “architetto” del futuro, mi accompagneranno per sempre.
L’Eresia della felicità, creazione a cielo aperto per Vladimir Majakovskij
è il titolo del “non” spettacolo di cui sono stata “testimone” nel pomeriggio e nella sera di domenica scorsa (Click! )
“Non” spettacolo, ho scritto, perché ha origine da una “non” scuola di teatro nata già vent’anni fa che ha, come allievi (o “non” allievi…) adolescenti che provengono da posti assai diversi fra loro (QUI )
Mi accorgo, mentre sto scrivendo, di procedere molto faticosamente. Trovo difficile mettere qui, sullo schermo, le sensazioni che pure sono così vive, dentro di me, e, come ho scritto, non mi lasceranno. Ci son cose, sentimenti, emozioni, stati di gioia, che, a scriverne, è come se perdessero la loro luce. Come se le parole, insomma, non potessero arrivare dappertutto. O, forse, sono io che non sono brava a metterle insieme.
Erano lì, quei ragazzi, nello spazio dello Sferisterio di Santarcangelo, e i loro volti, i loro gesti, le loro voci, a prescindere da quello che dicevano, erano commoventi. Ogni volto un mondo, tutti i volti a formare l’universo.
È stato commovente, starli a guardare, così in sintonia fra loro, così belli e gioiosi.
È stato commovente vedere come si intendessero fra loro, pur venendo da parti diverse del mondo (e in qualcuno di quei luoghi non sempre è facile, il vivere).
È stato commovente sentire che la loro energia non si disperdeva, ma veniva a scuotere e svegliare qualcosa di dormiente, dentro di noi che assistevamo a quella magica rappresentazione, qualcosa che possiamo chiamare speranza, fiducia nel futuro, vitalità.
È stato commovente vedere che molti di loro, anche dei ragazzi grandi e grossi, arrivati verso la fine della rappresentazione, sapendo che fra poche ore avrebbero dovuto salutare per sempre i compagni, piangevano apertamente, senza nascondersi, senza vergognarsi. Ma anche se alcuni di loro magari non si rivedranno più, in ognuno rimarrà viva per sempre questa esperienza, e sarà un buon inizio, per diventare adulti.
È stato commovente, e bellissimo, per me, condividere questo “viaggio” soprattutto con Alex, mio figlio, ma anche con la mia amica Franca. Ho pensato che sarebbe stato perfetto se ci fossero stati anche altri amici carissimi: Antonio, per esempio, e Maria, e Francesco e Mirella. E magari anche il padre di mio figlio, che è pure lui mio amico. Ho sentito la loro assenza, davvero.
È stato commovente quando Marco Martinelli ha invitato anche noi “testimoni” a scendere nel campo di terra battuta dello Sferisterio, per unirci alle tribù dei ragazzi, e a gridare con loro i versi di Majakovskij.
Lo so, non è che abbia descritto veramente quello che ho visto, ho provato a malapena a trasmettervi ciò che ho provato. Dovevate esserci, e avreste capito.
Mi chiedo quanto costino, a livello finanziario, queste attività. Credo proprio molto, ma molto meno di quanto costi realizzare cose stupide, sterili, anzi, nocive, come L’isola dei famosi o altre porcherie simili (che paghiamo anche noi, abbonati tv). Ma, a prescindere dal costo, esperienze come quella della “Non scuola” del Teatro delle Albe sono veicoli di positività, sono campi fertili dove il futuro può germogliare e crescere bello forte, rigoglioso, e assumere il colore splendente di un girasole. Come le magliette di quei ragazzi.
È che ce ne vorrebbero tante, di queste iniziative… E invece… Beh, meglio che mi fermi qui, lasciandovi con la voce di Paolo Nori che legge uno dei suoi diari e un breve video (sui sette minuti) de L’eresia della felicità, creazione a cielo aperto per Vladimir Majakovskij.
Buona vita!
Cara Milvia , forse non hai descritto quello che accadeva lì, ma hai saputo trasmettere benissimo le emozioni che hai provato e di cui ci hai fatto partecipe e che riescono , proprio per come tu le esprimi , ad entrare dentro profondamente. Si sarebbe stato bello essere lì con te, anzi con voi,ma un pò leggendoti mi ci sono sentita…
grazie ed un abbraccio grandissimo
maria
Avevo visionato con attenzione il primo breve filmato della romagnola 'Eresia', che avevi linkato su Facebook, ed ora questo, molto più ricco di sequenze e contenuti.
La cosa che mi ha impressionato di più è la calma naturalezza, sia pur in una situazione giocosa, di quei duecento ragazzi.
E' molto bello, per non dire a mia volta 'commovente', il tuo immediato desiderio di condividere con poche persone care le forti emozioni che ti ha suscitato quell'evento comunicativo, e sopratutto di fare parte di quella sceltissima rappresentanza.
Penso che tu sia riuscita a farlo comunque molto bene, sia pure in differita.
Un abbraccio a te, e un caro saluto anche agli altri …spettatori virtuali.
Franz
Maria: che bella cosa che è Internet, che permette di sentire vicini gli amici, anche quando sono dall’altra parte del mondo, dove sei tu in questo momento. E che bella cosa che è la Rete, che è stata il veicolo della nostra conoscenza.
Se anche una piccola parte della mia emozionante esperienza ti è arrivata, sono contenta, Maria cara.
Un abbraccio grandissimo anche a te.
Milvia
Franz: giusta la tua osservazione, amico caro, sulla calma naturalezza di quei ragazzi. Forse perché molto bravo è stato il loro insegnante, e anche perché, io credo, hanno vissuto quell’esperienza proprio come un gioco, senza ansie, senza paura di sbagliare.
Anche a te scrivo quello che ho appena messo nella risposta al commento della nostra comune amica Maria: che cosa stupefacente, la rete, che mi ha fatto conoscere una bella persona come te. Anche la rete, in un certo senso è… commovente. Perché è veicolo di emozioni, e contentezze, e di cose positive.
Abbraccio ricambiato, Franz. E a presto.
Milvia