Lentezza…

lumaca

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Ieri pomeriggio, sabato, sono arrivata in centro in anticipo sull’evento al quale volevo partecipare, che era poi la festa di compleanno di Sala Borsa, e mi ero detta, vincendo la mia apatia: beh, ne approfitto per comprare delle cosette che mi serviranno per la vigilia, che altrimenti arriva sabato e io sono ancor qua che ciondolo come un orso polare.
In centro, ieri pomeriggio, sabato, ho pensato che sarebbe stato meglio che non avessi anticipato niente. Perché mi è sembrato che tutti gli abitanti della città, dai neonati ai centenari, si fossero detti: beh, andiamo in centro, andiamo a comprare delle cosette che mi serviranno per la vigilia e per il Natale, che altrimenti arrivano sabato e domenica e io sono ancor qua che ciondolo come un orso polare. Poi ho pensato che per i neonati, comunque, avevano deciso i loro genitori, perché i neonati diritto di parola non ce l’hanno, per mancanza fisiologica dello strumento emittente.
Comunque c’erano, i neonati, con carrozzine sui due metri di lunghezza, mi dava l’impressione.  E c’erano genitori, e  nonni, e  zii, e fratelli sorelle amici cugini cognati amanti dei cognati e single e postini e idraulici e commercialisti e medici e lavapiatti e tutte le categorie che manco i sindacati…
C’era tutta la città, ieri pomeriggio, sabato, in centro. E si faceva una fatica a muoversi che mi sembrava di essere sulla A14 sotto ferragosto. Solo che erano i piedi a far fatica a muoversi, non le ruote. Allora mi è venuto da pensare che anche quella situazione lì rappresentava la lentezza, e io l’apprezzo la lentezza. Ma non era una lentezza positiva, però.  Era una lentezza che mi faceva voglia di indire un referendum per abolire il Natale, ho pensato.  Non era un Andar lenti. Pensare a piedi, come ha scritto nel suo Il pensiero meridiano, edito da Laterza, Franco Cassano. Era un andar lenti e smadonnare.
Così, adesso che sono qui a  ciondolare sul computer, vi propongo un estratto di belle frasette estrapolate da “Il pensiero meridiano”, edito da Laterza e scritto da Franco Cassano.

Prima, però, abbandono ‘sto stile che non so come  mai ogni tanto mi salta fuori, per fare una segnalazione.
Riguarda il discusso tema delle liberalizzazioni, più specificatamente le liberalizzazioni delle licenze dei taxisti. Siccome si parla si parla ma  se ne sa ben poco, vi invito a leggere l’ultimo articolo del blogger Franz, che taxista è di professione:
Dagli al lobbista

Andare lenti. Pensare a piedi.
di Franco Cassano

Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l’anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada
Bisogna imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto essere felici di avere in tasca soltanto le mani.
Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è dare nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno confondersi al cielo.
E’ suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario, quello che viene da solo, da un accordo tra mente e mondo.
Andare lenti è rispettare il tempo, abitarlo con cose di grande valore con noia e nostalgia con desideri immensi sigillati nel cuore e pronti ad esplodere oppure puntati sul cielo perché stretti da mille interdetti.
Andare lenti è ruminare, imitare lo sguardo infinito dei buoi, l’attesa paziente dei cani, sapersi riempire la giornata con un tramonto, pane e olio.
Andare lenti vuol dire ringraziare il mondo, farsene riempire.

Tutta un’altra cosa, insomma,  dalla lentezza di ieri pomeriggio, sabato, in centro.

Lavorare con lentezza

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10 risposte a Lentezza…

  1. anonimo ha detto:

    Lo so io dove l'hai preso quello stile lì, che a me piace molto. L'hai preso dalla frequentazione del nostro maestro unico Paolo Nori. Che però non so se lui, il maestro Paolo Nori ti passerebbe la metafora dell'orso polare, o non ti direbbe invece Ma te l'hai mai visto un orso polare? Io non l'ho mai visto un orso polare…
    Buona notte,  Milvia, da
    Mirella

    Carina la canzone dal film che non mi ricordo il titolo, ma mi ricordo che finiva col carabiniere calabrese di Bocchigliero che, conquistato dalle tesi di Radio Alice, si lamentava che li facevano lavorare troppo i carabinieri.

  2. anonimo ha detto:

    Credo che la riconquista della lentezza sia stato il principale tema conduttore della mia vita di questo 2011; un'impresa ardua, e tutt'altro che conclusa.
    A ben pensarci però, credo che a noi occidentali, malati di efficientismo, questa disciplina sia solo propedeutica ad una più generale riconquista dell'armonia.
    La persona veramente matura e armoniosa, a seconda delle circostanze saprà essere rapida, incisiva ed efficace, così come saprà abbandonarsi completamente al fluire degli attimi, e a cogliere tutte le sensazioni così ben descritte da Franco Cassano.

    Grazie per aver affrontato questo meraviglioso argomento!
    Franz

  3. Soriana ha detto:

    Mirella: come non hai mai visto un orso polare? Non so te e Paolo Nori maestro unico, ma io ne vedo tutti i giorni di orsi polari! Ma dove vivete, voi??? C’è n’è perfino uno che fa il vigilantes nella banca sotto casa mia… E ciondola… ciondola…
    Il film ha lo stesso titolo della canzone. O viceversa, mi sembra.

    Buon pomeriggio!

    Milvia

  4. Soriana ha detto:

    Franz: sono contenta, caro Franz che l’argomento ti sia piaciuto. Ma certo la cosa, conoscendoti, non mi sorprende.  Uno dei motivi per cui amo l’Oriente è che ancora, in alcuni piccoli centri, la lentezza pare essere quasi una regola di vita.  E l’armonia che l’uomo dovrebbe avere con la natura lì è tangibile. Purtroppo anche in quella parte del mondo, questa pratica sta diventando sempre più rara, e un “nostra culpa” viene spontaneo pensarlo.
    La maggior parte di  noi occidentali non imparerà mai, io credo, ad apprezzare la lentezza. Chi è lento viene considerato, nella migliore delle ipotesi, pigro o inefficiente. Buin proseguimento di cammino, Franz!

    Milvia

  5. isabel49 ha detto:

    Buongiorno, cara Milvia, sei ancora sulla splinder? Credevo avessi trovato anche tu un altro lido. I tuoi post qualunque argomento affrontino sono sempre molto fruibili e interessanti: è la tua scrittura fluida e accattivante a renderli tali. Dici di aver trovato strade gremite di persone, di gente che si accalca lungo i marciapiedi e non solo, mi verrebbe da pensare e la crisi? Forse si accalcano e non spendono, ma chissà. La lentezza è qualcosa che sento mia: io adoro fare tutto con calma, molta calma e quando sono costretta al contrario ciò che faccio mi riesce male.
    Grazie per la segnalazione sul blog di Franz, scrive molto bene con dovizia di particolari. Grazie anche per la seconda segnalazione sul libro di Cassano la parte che hai estrapolato è davvero pregnante.

    Buon tutto, cara, a presto e tantissimi auguri d'un Natale sereno e in buona salute.
    un abbraccio
    annamaria

  6. anonimo ha detto:

    Certo c'è una profonda differenza fra i rituali dello slow-food in qualche pittoresca trattoria della pedemontana (con l'oste che ti fa capire che vorrebbe chiudere sedendosi al tuo tavolo e magari bevendoti lui l'amaro, anche se lo farà pagare a te), e le ultrarapide intossicazioni del Mc Donald; come c'è una profonda differenza fra una notte di coccole con la persona che ami e una sveltina nel cesso di una discoteca (o sopra il tavolo di un bar, ma lì ci riesce solo Lucio Dalla).

    La lentezza natalizia dovrebbe essere una libera scelta ed invece per molti è un accidente illogico visto che vorrebbero fare in fretta e liberarsi della turpe incombenza dei regali. Donare con questa forma di perversa ossessione è peggio che non donare, ma forse siamo in pochi a pensarla così.

    Mi viene in mente una vecchia canzone di Elio e le Storie Tese in cui l'acquirente trafelato, nel supplicare il negoziante di tenere aperto un altro quarto d'ora per vendergli "una qualunque puttanata", scopre un mondo anni '80 che aveva quasi dimenticato.

    Alla fine, che la lentezza sia una libera scelta, una condizione imposta o una contingenza non voluta ma accettabile, spesso si finisce per farsi la foto con Babbo Natale anche se si hanno una venticinquina d'anni per gamba.

  7. anonimo ha detto:

    BUON NATALE Milvia insieme alla tua famiglia!!!
    ti abbraccio di cuore
    Giuseppe

  8. anonimo ha detto:

    Annamaria: Buon Natale, cara Annamaria. Come sempre mi riempi di complimenti, e non posso negare che mi fa molto piacere riceverli.
    Sono contenta che anche tu apprezzi la lentezza, e sono pure contenta che tu abbia apprezzato il blog di Franz, che è un narratore veramente eccellente.
    Un abbraccio, con la speranza di mantenerci in contatto.
    Milvia

  9. Soriana ha detto:

    Luca: L’ironia è senza dubbio una peculiarità del tuo pensiero, caro Luca, e mi piace anche per questo, leggerti. Mi viene in mente che l’ironia è veloce, per lo meno è veloce il cervello che la esprime. Mentre a volte è lento il recepirla, con conseguenze non sempre piacevoli. 
    Fra le situazioni  che tu citi nella contrapposizione lentezza/sveltezza inutile che io esprima in quali mi sentirei più a mio agio.  Devo anche dire che le prime le ho sperimentate, le seconde no, e penso proprio che rimarranno a me sempre estranee.  
    Quanto ai regali, ho imparato a farne pochissimi, non costosi e solo alle persone che ho nel cuore.  Le “puttanate”  non le reggo più.  E foto con Babbi Natale, no, neppure quelle mi sono congeniali. Anche perché in foto vengo male…
    Passati un bel giorno, Luca. Comunque vada domani, oggi è Natale…
    Milvia

  10. Soriana ha detto:

    Giuseppe: Buon Natale anche a te e alle persone che ami. Milvia

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