Mutandine di chiffon

E se, mettiamo alle 3,47 di un sabato notte insonne, ci venisse l’irrefrenabile desiderio di possedere  un paio di mutandine di chiffon, magari influenzati dal titolo dell’ultimo romanzo di Carlo Fruttero? Nessun problema, no problem,  hakuna matata, pas des problèmes!  Possediamo la magica lampada di Aladino per realizzare il nostro desiderio. Lampada  che, in questo caso,  ha l’aspetto di un decreto legge: esattamente il  numero 98 del 6 luglio 2011, convertito con Legge 15 luglio 2011, n. 111  che  ha previsto la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali con effetto dal 2 gennaio di quest’anno. Ha previsto cioè  che tutti i negozi, a partire dal 2 gennaio, possano smontare la serranda, portarla dal “ferri vecchi”  e sostiturla con un bel cartello con su scritto: al vostro servizio ventiquattro  ore su ventiquattro,  sette giorni su sette.

Così se, mettiamo alle 3,47 di un sabato notte insonne, e magari influenzati dal titolo dell’ultimo romanzo di Carlo Fruttero,  ci venisse l’irrefrenabile desiderio di possedere  un paio di mutandine di chiffon, diciamo che, al massimo entro le 4 e 30 (dipende da quanto dista  casa nostra da “Il paradiso dell’intimo” o  da “Non solo mutande”),  potremmo già riporre nel cassetto il nostro (assolutamente indispensabile) acquisto. O indossarlo.

Mah… Che volete che vi dica… A me, anche questa liberalizzazione  (vocabolo imperante, in questi giorni), mi fa venire l’orticaria, e scrivo orticaria perché non voglio essere scurrile.

Le motivazioni del mio dissenso sono varie, si basano su constatazioni pratiche e abbracciano anche un aspetto etico.

I sostenitori di questa legge dicono che:

così si muove l’economia, perché si incrementano gli acquisti, si assume più personale, si agevola la cittadinanza, si agevolano i piccoli commercianti,  ecc.ecc.

Si incrementano gli acquisti: allora, soldi, a quanto dicono, e a quanto dice anche il mio portafogli, mica ce ne sono tanti. Quindi, che gli esercizi commerciali stiano aperti otto  o ventiquattro ore, non capisco cosa cambi. Forse che “fuori orario” gli euro si moltiplicano nelle nostre tasche, come i famosi pesci e pani sulla famosa tavola?

Si assume più personale: chi, dove, quando? Non si assumerà più personale, perché il personale costa, ma si sfrutterà maggiormente il personale già a libro paga (sempre che lo sia, a libro paga), imponendogli turni massacranti e alienanti.

Si agevola la cittadinanza: mi sembra di ricordare che, quando ero ragazzina, i macellai, almeno qui  a Bologna, rimanevano chiusi i pomeriggi dal lunedì al giovedì. Eppure la carne si vendeva ugualmente.  Mi si può obbiettare che in quegli anni molte donne non lavoravano fuori casa e che quindi l’orario non flessibile dei negozi non costituiva un problema per fare acquisti.  Ma sono decenni, ormai, che la situazione è cambiata dal punto di vista lavorativo, e donne e uomini sono riusciti a organizzarsi molto bene: nessuno è morto di fame davanti a un frigorifero vuoto, nessuno è rimasto senza vestiti, tutti hanno telefonini, computer, case arredate, farmaci, cosmetici ecc.ecc.

Ciò che si agevola, che si vorrebbe incrementare, nella cittadinanza, è una, non certamente etica, spinta al consumismo.

Per quanto riguarda poi i piccoli commercianti non so proprio quanti di loro potranno aderire a questa  liberalizzazione. Non avendo personale (da sfruttare) dovrebbero essere loro stessi a sottoporsi a orari di lavoro inaccettabili, con un notevole impoverimento della loro vita sociale e famigliare. L’esempio concreto mi viene dalla esperienza: ho vissuto per buona parte della mia vita in una località turistica, e mi ricordo bene l’aspetto da zombi che avevano i negozianti, a fine stagione. Tenere aperto un negozio dalle otto del mattino a mezzanotte nuoce gravemente alla qualità della vita. Cosa succederà, quindi? Che, ammettendo che questa legge porti vantaggi a qualcuno, questi andranno a favore solo dei centri commerciali. Che, ma è sempre un mio parere, sono posti alienanti e… privi di anima, mi vien da dire. Purtroppo la visita ai centri commerciali già da tempo, nelle abitudine delle famiglie italiane, ha spodestato la gitarella domenicale fuori porta.

Da quest’anno, anche le abitudini serali, cambieranno: “Dove andiamo questa sera?” chiederemo  a coniugi, amiche, amici, fidanzati, fidanzate, amanti, ospiti in visita “Andiamo al cinema, a teatro, a fare una passeggiata romantica lungo il fiume, a ballare, a giocare a bowling?” “Andiamo prima all’Ikea, poi all’Ipercoop, e se non abbiamo ancora sonno in quel nuovo outlet che hanno aperto la settimana scorsa” ci risponderanno.

E buona serata, allora! E avanti con le liberalizzazioni! Che è così che si salva l’Italia…

Comunque, per non esporre solo il mio parere, che non conta una beata cippa, qui sotto potrete leggere altre opinioni (due a favore e due a sfavore, giusto per rispetto della par condicio). E, ancora sotto, una canzoncina abbastanza in linea, direi.

Evviva

Evviva due

Pollice verso

Pollice verso due

Soldi soldi soldi

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4 risposte a Mutandine di chiffon

  1. maria ha detto:

    beh cara Milvia devo dire che il tuo modo di lanciare una freccia contro queste liberalizzazioni è oltre modo originale, intelligente e divertente!! non mi pronuncio, dico solo che tutte le considerazioni che hai fatto sull’orario selvaggio di apertura dei negozi mi trova concorde!
    Io ho appena finito di vedere un servizio sul riscaldamento globale e francamente vado a dormire non proprio tranquilla, anzi molto preoccupata!!
    Comunque sia….Buona Notte
    ciaooo maria

    • Milvia ha detto:

      Purtroppo motivi per andare a dormire non tanto tranquilli, Maria cara, ne sorgono ogni giorno di più. Se ci mettessimo a enumerarli, sarebbe, al contrario del contar pecore, un sicuro strumento di insonnia. Ma non per questo, e so che sei d’accordo, dobbiamo smettere di guardarci attorno. Meglio svegli che passivi dormienti. Buona serata, cara.

  2. mirella ha detto:

    Due parole soltanto sui commenti a favore dell’apertura no-stop dei negozi. Il presidente dell’associazione consumatori parla di sviluppo e di evoluzione sociale dell’arcaica società italiana. Dà l’impressione di essere andato in coma qualche decennio fa e di esserne uscito soltanto da pochi secondi. Mai sentito parlare di crisi e recessione? Offriamogli un bel caffè, magari doppio.
    Il secondo (non mi ricordo di che cos’è presidente quest’altro genio) sostiene che i negozi aperti di notte servono a contrastare il degrado e la criminalità. E a me son venute subito in mente le rapine ai negozi aperti di notte, viste in decine di film americani. Che sia costui uno che non è mai andato nemmeno al cinema?
    Buona notte.
    Mirella

    • Milvia ha detto:

      Cara Mirellina, la spiegazione è proprio nella parola contenuta nel nome dell’associazione: consumatori. Forse, se pensasse da cittadino, e non da consumatore, avrebbe le idee più chiare…
      Anche a me, sai, sono subito venute in mente le rapine notturne…
      Ciao!

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