Il 13 febbraio 2011, un anno e un giorno fa, migliaia e migliaia di donne (ma c’erano anche tanti uomini) scesero in 230 piazze italiane per rivendicare dignità e diritti. Se non ora quando? era la domanda. L’unanime risposta fu: adesso! Partecipai anch’io a quella manifestazione, e ne parlai nel blog, in questo post. Se non ora quando fu la prima delle molte manifestazioni che poi avrebbero caratterizzato, almeno per buona sua parte, il 2011: un anno ricco di fermenti, di speranze, di proponimenti.
Ma cosa è cambiato, davvero? Per le donne, ad esempio, cosa è cambiato? Andiamo a vedere qualche dato sulla situazione delle donne in Italia (e tanti altri ce ne sarebbero, da segnalare).
DONNE UCCISE NEL 2012 (al 26 gennaio): Sara, Jenny, Lenuta, Antonella, Fabiola, Stefania, Daniela, Nunzia, Sharna, Rosetta, Grazyna, Enza, Chrstina Andrea, Domenica
Sono 14 donne che vivevano in Italia.
Italiane, ma anche rumene, cinesi, colombiane, bengalesi
Avevano dai 18 ai 77 anni
(dato prelevato dal blog: Se non ora quando)
Ragazza stuprata e seviziata davanti a una discoteca a L’Aquila (Click)
L’Omsa licenzia 350 operaie (video)
Non è cambiato molto, mi sembra. E tutto l’entusiasmo, la solidarietà gioiosa, la “primavera italiana” sbocciati quel giorno di febbraio, e continuati a fiorire, anche su tematiche diverse, nei mesi successivi, sembrano ora sepolti sotto lo spesso manto di neve che ha trasformato il paesaggio delle nostre città. Come ha detto ieri Loredana Lipperini, ricordando durante la trasmissione Fahrenheit, la manifestazione di un anno fa, è come se mancasse sempre un tassello, per raggiungere l’obbiettivo.
Un governo in mutande (in mutande per la sua volgarità), è stato sostituito da un governo in giacca e cravatta, vestito da banchiere. Ma non è cambiato niente, anzi, le parti sociali più deboli sono sempre più vessate. E la maggior parte delle donne, purtroppo, in Italia (ma non solo) appartiene ancora a questa categoria.
Mi verrebbe da dire che non c’è più niente da fare, è stato bello sognare, come cantava decenni fa Bobby Solo.
Ma non voglio arrendermi. E faccio mie le parole di un mio caro amico, che mi dice che:
… la speranza è una virtù che va sempre e comunque coltivata, soprattutto come norma morale, ma poi anche perché rende la vita più bella, interessante, valida e significativa.
Allora continuiamo a sperare. Forse, quei fermenti, quella gioiosa solidarietà, quell’entusiamo che hanno attraversato l’anno da poco trascorso, stanno rigermogliando proprio ora (se non ora, quando?) come il grano sta germogliando sotto la coltre di neve.
E, dato che il sole son due giorni che splende, dopo giorni e giorni di tempo brumoso, ecco la mia canzone di oggi:
Eva Cassidy: Somewhere over the Rainbow.
L’immagine iniziale l’ho prelevata qui.
Quelle parole sulla speranza non mi sono nuove… 😉
Credo sinceramente, tuttavia, che anche senza atti di fede o di pura adesione etica, sia la ragione stessa a dirci che la parte migliore della società, con la sua capacità di pensiero critico e la voglia di influire, non possa essere scomparsa.
L’immagine del grano che riposa sotto la neve in attesa di germogliare, o ancor di più dei bucaneve che stanno per fiorire, è dunque più che mai valida e indicativa.
La battaglia contro gli apparati di morte, di abiezione, di guerra, di ingiustizia è oggettivamente improba, ma non può essere persa in partenza!
Un caro saluto a te.
Mi piace molto l’immagine del bucaneve. Mi piacerebbe sapere dove ne sta per nascere uno, e poi mettermi a sedere sulla neve per vederlo spuntare. Deve essere come una specie di miracolo. Come d’altra parte sono tutte le nascite, anche quelle spirituali.
Un saluto, con affetto.
Molte volte c’é proprio da disperarsi per il genere umano!
Già… Stringere i denti, aprire gli occhi e andare avanti…
Ciao, Adriano!
eccoti qui!!!
non ti trovavo più, sono proprio contenta
buona giornata di sole!
marg
Sì, sono qui! Ti piace la mia nuova casa, Margaret? Io mi ci trovo bene.
Ti abbraccio.
Non solo non ho perso la speranza ma anche la voglia di combattere oserei dire che ogni giorno è più forte. Lo devo a mia madre che ha lottato per me, lo devo ai figli che un giorno avrò e soprattutto lo devo a me stessa e al viso che vedo tutte le mattine nello specchio. Non so quante mie coetanee la pensino come me, ma so che quel giorno dell’anno scorso ho visto tanti sorrisi che mi assomigliavano e che mi hanno fatto sentire meno sola.
Un commento che mi ha commosso, il tuo. I motivi che hai elencato, per trovare la forza di combattere, nonostante tutto, sono motori di energia. Energia… pulita. E non sei sola, cara, anche se a volte pensi di esserlo.
Grazie.