Ovvero sia, come passare da un bel sogno (realizzato) a un brutta, brutta realtà.
Forse è vero che le cose belle, i sogni che si realizzano, le emozioni che provi vivendoli, hanno un costo. Come se la vita, il destino fossero una sorta di implacabili esattori.
Venerdì 12 ottobre: Alex e io arriviamo a Pavia in perfetto orario. Parcheggiamo l’auto vicino al Naviglio e ci incamminiamo verso il centro. Sono un po’ ansiosa, e questo è normale. La consueta ansia che mi prende prima di una presentazione è ancora più grande, oggi. Come ho scritto nel mio post precedente, questa sarà una presentazione speciale: a parlare della mia raccolta di racconti sarà il mio vecchio, mitico amico e Maestro Mino Milani, insieme a Simona Viciani, che ancora non conosco, ma che so già, attraverso le mail che ci siamo scambiate, che deve essere proprio una bella persona.
Arrivati in piazza Cavagneria, dove si trova La Galleria D’Arte che ci ospiterà, suona il mio cellulare: è Loredana Limone, amica scrittrice che ancora non conosco, e che, per quelle coincidenze incredibili che, da un po’ di tempo a questa parte, stanno segnando le mie giornate, presenta il suo romanzo proprio oggi, alla Feltrinelli, a due passi da dove ci troviamo Alex e io.
Ed eccola, Loredana, dall’altra parte della piazza, con un’amica giornalista. Bellissimo, conoscerla: è solare, affettuosa, non c’è ombra di imbarazzo, nel nostro incontro, come se ci conoscessimo da sempre.
Entriamo nella galleria d’arte. Mino Milani è già lì, ritrovo il suo luminoso sguardo di ragazzo, che smentisce l’età anagrafica. Mi presenta Simona e il suo papà, Gigi Viciani: tutto quello che pensavo è confermato, mi trovo bene, in questo spazio, l’ansia si attenua, sparisce. Simona e il suo papà sono ottimi padroni di casa, cordialissimi e accoglienti. E vedere mio figlio che conversa con Mino Milani mi fa venire un nodo alla gola di buona commozione.
Alla presentazione assistono anche alcuni studenti di una scuola superiore di Mazara del Vallo, invitati a Pavia da un editore della città: partecipano a un laboratorio sull’editoria, giornalismo e comunicazione. La loro presenza è un valore aggiunto al mio pomeriggio pavese. Così come lo è la presenza di mio figlio, che continua a scattare foto, e l’arrivo di Ezio, un cugino del mio ex marito, che mi fa sentire ancora parte della famiglia.
Tutto perfetto, insomma.
Ma il sogno, che è diventato realtà, non si conclude alla fine della presentazione: Mino Milani invita Simona, Alex e me a casa sua, per cenare tutti insieme. In quella casa Milani le cui scale salii da ragazzina, e che ora salgo con mio figlio quarantenne. Lo studio dello scrittore è una miniera di testimonianze letterarie e storiche. Quattro pareti che rinchiudono tante vite, tante storie. Alex e io scattiamo foto, accarezziamo libri antichi, guardiamo i volti di grandi scrittori che sembrano a loro volta osservarci dalle pareti con benevolenza. Leggiamo una lettera autentica di Garibaldi, incorniciata e protetta da un vetro, per preservarla dall’usura del tempo.
Poi la cena, deliziosa, innaffiata dal vino del vigneto del padrone di casa, accompagnata da risate e discorsi seri, da suggestive storie che Mino Milani ci narra, dall’espressione attenta e affascinata di Alex che ascolta questo bel signore di cui la mamma gli ha parlato tante volte.
Una realtà che posso solo definire perfetta.
Ma è ora di rientrare, che la strada verso casa è lunga ed è già tardi.
E adesso sta per iniziare la parte sbagliata di questa perfetta giornata. Il destino sta per esigere il pagamento per la gioia che ci ha fatto provare.
L’auto comincia ad avere problemi, mentre stiamo percorrendo la tangenziale.
E…
Beh, mi fermo qui, il post è già lunghissimo, e molto altro dovrei scrivere. La parte nera della mia giornata pavese la racconterò domani. Non è morto nessuno, tranquillizzatevi. Ma non è stata certo un’esperienza piacevole. Tutt’altro.
In quel di Roma di questo sabato ottobrino, prima vera giornata autunnale romana, in cui l’idea di uscire è stata soppiantata dalla voglia di pace che la confusione cittadina avrebbe contrastato, ho letto con piacere questo luminoso resoconto che va verso un buio notturno inquietante e molto poco piacevole; ma lascia spegnere queste emozioni negative e prenditi riposo dal ricordo, vivi pienamente un pomeriggio in cui sei nel tuo ambiente, nella tua atmosfera, le cose sono solo cose e presto le dimentichiamo, la risoluzione comunque positiva, questo tuo pomeriggio tranquillo, deve lasciar andare via i pensieri negativi.
Senza la voglia di minimizzare l’accaduto ti mando un abbraccio 🙂
maria
Grazie per essermi sempre vicina, Maria cara! Sei proprio una grande amica!
Graziee Milvietta!
Mi spiace di questo contrattempo….Un caro saluto.Anna Laura
Un caro, carissimo saluto a te, Anna Laura! E grazie!
ma va