Era il 30 novembre del 1786, quando Pietro Leopoldo, Gran duca di Toscana, promulgò la legge di riforma criminale con la quale veniva abolita la pena di morte nel Gran Ducato di Toscana. Vi invito a leggerne la trascrizione, perchè mi sembra che il testo esprima molto bene le motivazioni per cui la pena di morte (e anche la tortura) sia veramente una punizione assurda, la più assurda e barbara che uno stato possa riservare a un criminale, qualsiasi crimine egli abbia commesso.
Sono passati esattamente 226 anni dalla promulgazione di quella legge, e il pensiero che ancora ci debba essere l’esigenza di celebrare la Giornata Mondiale contro la pena di morte, non può fare altro che indignarmi. Nel senso che la pena di morte non dovrebbe più essere un problema, perché non dovrebbe più esistere.
Eppure, anche se molti paesi , in questi ultimi anni, l’hanno abolita, ci sono ancora Stati che continuano ad applicarla. Questi paesi, questi Stati, a mio avviso, non dovrebbero essere considerati civili. Perché non ci può essere alcuna civiltà nel condannare un uomo a morte. Qualsiasi crimine abbia commesso, ripeto. Uno stato, che vuol considerarsi civile, non può applicare la legge dell’occhio per occhio. Uno stato che, in base alla legge, uccide un suo cittadino è uno stato assassino, è uno stato barbaro, è uno stato che si è fermato all’età della pietra.
Voglio concludere facendo mie le parole del giurista francese Robert Badinter, che fu ministro della Giustizia durante la presidenza Mitterand. Grazie a lui il 18 settembre 1981, in Francia fu abolita la pena di morte, e la ghigliottina venne messa in pensione. Quel giorno Badinter disse: La giustizia francese non sara’ piu’ una giustizia che uccide. E in un libro che l’ex ministro ha pubblicato qualche anno fa scrive: “Verrà un giorno in cui non ci saranno più condannati a morte in nome della giustizia. La pena di morte è destinata a scomparire e l’uomo alla fine vincerà su se stesso”.
Che siano proprio le due incontrastate superpotenze mondiali a mantenere quasi con orgoglio la pena di morte nei loro ordinamenti giuridici ci lascia più di un motivo di riflessione. Del resto queste due superpotenze, un po’ più quella salita sul podio più di recente, devono rispondere al mondo intero di tante altre contraddizioni, anche se questa è la più vergognosa e inammissibile, da farci usare una frase un po’ ad effetto del tipo “Ma guarda tu in che mani sono gli equilibri del pianeta!”.
Una volta tanto sono succinto perché la considerazione è evidente, lineare e non richiede ulteriori sbrodolamenti.
Succinto ma profondo, come sempre, caro Luca. Le superpotenze, da sempre, sia che si tratti di Stati e di uomini superpotenti (superprepotenti, mi vien da dire) hanno, da sempre, molti punti in comune, che vanno a colpire inevitabilmente chi la potenza, e tanto meno la superpotenza non la possederà mai.
Solo nel 1981? Sono rimasta stupefatta, solo 30 anni fa la Francia ha abolito la pena di morte! Non lo sapevo. Sempre attenti i tuoi post cara Milvia, è significativo anche il titolo, un abbraccio
maria
Beh, tu pensa, cara Maria, che lo stato a te vicino (geograficamente, intendo), cioè lo stato del Vaticano, ha definitivamente cancellato la pena di morte dalle sue leggi, il 2 febbraio 2001!
Grazie per l’apprezzamento. Un abbraccio!
Non c’è giustizia nella pena di morte, ma spirito di vendetta e assenza di pietà, indegne di una società civile.
Come non sottoscrivere le tue parole, Mirellina?