A volte, quando esistevano i 45 giri, capitava che la canzone incisa sul lato B fosse migliore di quella incisa sul lato A, che avrebbe dovuto essere, secondo i discografici, la più importante. E accadeva così che la sua gradevolezza non facesse troppo rimpiangere i soldi spesi per l’acquisto del disco (indicazione per i più giovani, se mai mi leggessero: il lato B, in tempi lontani, non era uno specifico particolare anatomico di un corpo, ma la facciata di un disco -quegli oggetti perlopiù neri, rotondi, piatti che si potevano anche infilare in una cosa colorata che si chiamava mangiadischi- contrapposta a quella principale. Per quanto riguarda poi l’acquistare un disco pensate un po’: bisognava recarsi in un negozio apposito, mica come adesso, che la musica ve le scaricate dal computer…).
Allora, perché parlare del lato A e del lato B di un 45 giri? Perché, in questi giorni, mi è venuto in mente che anche gli accadimenti possono avere un lato A e uno B. E per quanto il lato A sia sgradevole, non armonioso, stridente, si possono trovare, nel lato B, musica e voci che possono anche non farci rimpiangere di aver dovuto ascoltare l’accozzaglia di suoni provenienti dalla facciata principale dell’avvenimento.
Alcuni giorni fa mi hanno rubato il portafogli. In autobus o, forse, in un negozio del centro. Incazzatura, certo. Frenetica ricerca dei numeri telefonici della mia banca, dei numeri verdi per bloccare carta di credito e bancomat: molto gentili tutte le risposte che ho avuto, e così, il lato B ha cominciato a essere inciso da giri positivi…
Poi in Piazza Galileo, in Questura, per denunciare il furto. Mi aspettavo un’asettica, indifferente raccolta di dati, invece ho trovato un poliziotto gentilissimo e comprensivo. Altri gradevoli giri sul lato B, quindi.
Ma non è mica finita, la bella musica. Uscita dalla Questura… mi scappava la pipì. Quando mi capita, che sono in giro, entro in un bar, ordino una consumazione, e poi… diritta in toilette. Ma non avevo un cents, come fare, allora? Beh, ho preso coraggio e sono entrata nel bar che sta di fronte alla Questura e ho spiegato al barista cosa mi era successo. Lui mi dice: Ma vada, non c’è problema. Mi indica la porta giusta e io vado.
Quando esco dal bagno, il gentile barista mi dice: Guardi, c’è un caffè pagato per lei. Glielo ha offerto quella signora bionda lì fuori, che sta andando via in bicicletta.
Volete sapere? Mi sono venute le lacrime agli occhi… Una cosa così non me l’aspettavo proprio. Sono riuscita a ringraziare la signora per un soffio, prima che se ne andasse. E ho apprezzato tantissimo anche la sua delicatezza: non ha aspettato che uscissi dal bagno, non voleva dimostrare la sua generosità… Credo che il suo gesto me lo ricorderò per sempre.
Il giorno dopo, nel pomeriggio, ricevo una telefonata: La signora Milvia Comastri? chiede una voce. Qui è la Cattedrale, aggiunge. La Cattedrale? chiedo io, pensando che si tratti di una qualche promozione di chissà quale astruso prodotto. Sì, continua la voce, la Cattedrale di San Pietro: abbiamo appena trovato il suo portafoglio…
Ecco, a questo punto il lato B è completato: i giri sono stati incisi dalla gentilezza e disponibilità dell’impiegato della mia banca, dall’efficienza degli operatori del call center delle carte di credito, dalla comprensione del poliziotto che ha raccolto la mia denuncia, dall’accoglienza del barista, dalla fantastica generosità del gesto della signora bionda, dalla sollecitudine del sagrestano (credo fosse il sagrestano) della cattedrale di San Pietro. E poi, perché no? anche dal ladro, che ha fatto in modo che potessi riprendere possesso di tutti i documenti e di altre cose per me importanti che tenevo riposte nel portafogli. Sì, i soldi non c’erano più (40 euro…), ma il resto c’era tutto, ed era tutto bello in ordine, come se il portafogli non fosse mai uscito dalla mia borsa.
Se si guarda, anzi, se si ascolta bene, si può trovare un lato B gradevole in tutte le cose brutte. Sempre? Non sempre, è vero. Ci sono cose che il lato B proprio non ce hanno. Ma questo è un altro discorso.
Questa bellissima canzone fu incisa, nel ’77, sul lato B…
Lugano addio del mai troppo rimpianto Ivan Graziani.
Quando si viene a conoscenza di una vicenda come questa (piccola negli equilibri macrosociali ma, per forza di cose, abbastanza grossa negli equilibri microsociali di un’esistenza privata) si è tentati di credere che esista, se non una Provvidenza all’Alessandro Manzoni, almeno un Destino che cura la coreografia e gli effetti speciali della nostra tragicommedia ( “La vita non è una tragedia in primo piano, ma una commedia in campo lungo”, argomentava Charlie Chaplin e lui secondo me ne sapeva qualcosa).
Magari poi l’intera umanità è il frutto di un Truman Show intergalattico gestito da misteriose intelligenze aliene (che gli antichi Greci avevano correttamente immaginato come una fitta rete interconnessa di divinità antropoidi a volte anche litigiose fra loro e colluse con gli umani, mentre le civiltà successive hanno mirato alla semplificazione di un Dio unico o tutt’al più trino come nel Cristianesimo e nel Buddhismo) che ogni tanto si divertono ad aumentare o diminuire la deriva entropica (popolarmente nota come Caos) per vedere cosa succede.
Ma più probabilmente tutto avviene per caso, e il caso ogni tanto favorisce esiti incredibili, come la disfatta del Bologna a Roma o la palingenesi di un lucertolone ferito che, dopo essere arrivato terzo alle elezioni, quasi incredulo si vede riconsegnare la vittoria dai primi due classificati che esibiscono tutta la loro inconsistenza tecnico-tattica.
Quando, cara Milvia, capitano queste sequenze anomale positive, che sono ovviamente (nella loro natura contro-entropica) ben più rare delle sequenze negative (che infatti nessuno definirebbe “anomale”) è giusto gioirne fino all’ebbrezza (eventualmente aiutata da dosi più o meno grandi di eccipienti alcolici che però non sono in sè necessarie) e cantare, con la grandissima Gabriella Ferri,
(sperando di essere riuscito a inserire correttamente il contributo audiovisivo, come avrebbe detto la mia prof di lettere delle Medie)
Caso o Destino? Mi sono posta molte volte questa domanda, come penso che abbiano fatto, stiano facendo e faranno miliardi di individui. E devo dire che ogni volta ho dovuto far lavorare al massimo la mia parte razionale per convincermi che il Destino non esiste, e che dei miei percorsi, degli accadimenti che mi riguardano, artefice sono io sola, e che è solo il Caso che ha messo sulla mia strada una determinata persona, proprio quel giorno, o un particolare luogo, proprio in quella città. Ma la parte irrazionale, o romantica, o semplicemente infantile, mi porterebbe a credere che, invece, è stato il Destino. Che a volte è da ringraziare, a volte da maledire.
Il contributo audio-visivo è lo hai inserito correttamente. Grazie, quindi, anche per “Grazie alla vita”.
P.S.: le risposte ai tuoi commenti e i commenti che lascio ai tuoi post mi sembrano sempre così privi di acume, a confronto delle tue parole, che un po’ mi vergogno.
Milvietta, anche se può sembrare formale…voglio farti i miei più sinceri complimenti per l’approccio che hai usato nel raccontare la tua storia, geniale!
baci
maria
Devono essere gli ultimi piccoli bagliori di una luce che si sta spegnendo… (vedi nuovo post…)
Baci anche a te,
E io che sono ancora al computer a far relazioni e sono capitata qui… Va’ che bel lato B ho ‘ascoltato’ stasera 🙂
Grazie, Annalisa! Sono contenta di essere stata un gradevole intervallo…