Pensieri senza parole

La testa… la testa è piena di pensieri. Mi accorgo di pensare a me, alla mia vita, a quanto sta accadendo qui e altrove,  anche quando sto leggendo un libro, o sto guardando un film, o ascolto la radio. Pensieri a ciclo continuo, pensieri no-stop. Una vera interferenza, come quando non si riesce a sintonizzare bene la frequenza di una stazione radiofonica.
Eppure, quando tento di riprodurli, i miei pensieri,  ecco che le parole mi sfuggono, le dita  rimangono sospese sulla tastiera,  e il testo che già, nella mente, mi sembrava definito e rifinito… chissà dove è finito, invece.
Così questo blog  langue, e mi vien da dire che, in questa sorta di stato comatoso, mi assomiglia molto. Ma sono incapace di rianimarlo, e non è tanto perché ormai quasi nessuno mi legge, e solo due o tre persone lasciano commenti. È perché non riesco a traghettare i miei pensieri sulla terra ferma delle parole. Non riesco neppure più a esprimere la rabbia e lo sdegno per gli spettacoli indecenti che vedono come protagonisti i politici. O a manifestare, scrivendo, lo scoramento per la sofferenza che attraversa il mondo. Quanto a raccontare di me, delle mie vicende personali,  mi è ancora più difficile. Mi sembra, quando ci provo, che  ne venga fuori una narrazione banale e  inutile e fuori luogo. Mi sembra che le parole siano asfittiche, e misere,
No, proprio non ci riesco a costruire un edificio fatto di  vocaboli e virgole e punti, per dare forma  ai pensieri. Che intanto continuano a scorrere, senza fermarsi.

Pensieri e parole

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13 risposte a Pensieri senza parole

  1. lucarinaldoni ha detto:

    Al di là della volgarizzazione da canzonetta di Mogol (scontroso, misogino, egocentrico, narcisista eppure autore di testi che definirei di “instant poetry industriale” e che, affidati alla ruvida voce di Battisti hanno segnato, come peraltro tu stessa m’insegni, un’epoca) il pensiero, diceva qualcun altro, “come l’oceano non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”, è come il mare di Genova che si muove anche di notte e non si ferma mai.

    Procede in parallelo con audaci progressioni geometriche, mettiamoci anche “le discese ardite e le risalite” mentre la parola sembra fatta di sputi e grugniti, procede lentamente per giustapposizione sequenziale e ogni parola che dici ne esclude per forza infinite altre, e magari poi ti pentirai di aver scelto proprio quella.

    Personalmente, la mia forza e la mia morivazione traggono entrambe spunto dalla precisa coscienza di essere, oramai, talmente ai margini del contesto socio-economico-produttivo che, come il giullare di corte, tutto mi è concesso anche se poi alla fine nulla conta, e quindi mi piace ancora esercitarmi nell’uso ogni giorno più difficile e rischioso della parola (scritta o parlata che essa sia).

    Lo schermo del computer può aumentare la tua solitudine se ti limiti a guardarlo; ti fa sentire un po’ meno solo se lo riempi, comunque, di schegge di pensiero.

    Buona vita.

    • Milvia ha detto:

      Le tue “schegge di pensiero”, che sei così fantasticamente abile a tradurre in parole, sia nei tuoi post che nei commenti che lasci ai tuoi amici blogger, creano nel cyber-spazio bellissime scie luminose e musicali. E ti ringrazio, Luca caro. Con il cuore, ti ringrazio.

  2. Mirella Giordani ha detto:

    Milvia carissima, sono sicura che riuscirai ben presto a traghettare le tue parole fino all’approdo su un’isola bellissima. A proposito di ‘Isole’, ti ricordo che molti sono in attesa di… (tu sai cosa).
    Ti ringrazio ancora per avermi accompagnato anche oggi nel mio ormai consueto calvario medical-ospedaliero. Eppure, nonostante tutto, un po’ di allegria mi ha seguito tutto il giorno grazie a Ilda Boccassini, gran donna. E fa niente se non conosce bene la geografia.
    Non ti lamentare dei tuoi pochi commentatori: saran pochi, ma buoni! Vedi, qui sopra, l’intervento di Luca e le sue azzeccatissime citazioni di Dalla, Paolo Conte… e l’ultimo non so chi sia
    Buonissima buonanotte, amica mia.
    Mirella.

    • Milvia ha detto:

      Trascorrere un po’ di tempo con te, Mirellina, è sempre un piacere, anche quando i luoghi di incontro non sono fra i più gradevoli. Ed è un piacere, anche, ricevere i tuoi commenti: fra i “buoni” ci sei, assolutamente! In quanto a “Isole”… eh… sì…
      Un abbraccio

  3. pieramariachessa ha detto:

    Milvia, devo scusarmi con te perché non sono molto presente, o meglio, ti leggo ma lascio pochi commenti. Riguardo ai “pensieri”, conosco bene lo stato d’animo di cui parli, e che rabbia quando la parola scritta non corrisponde proprio alla nostra riflessione, anzi, ne è lontana anni luce, ammesso che qualcosa si sia riusciti a scrivere.
    Sono periodi, momenti, istanti, ma per fortuna poi le cose cambiano. Certo il periodo che viviamo non spinge all’ottimismo, senz’altro influenza non poco il nostro stato d’animo, riflessione che emerge con molta chiarezza dalle tue parole.
    Ciao carissima, ti lascio un saluto, in attesa…di tempi migliori.
    Piera

    • Milvia ha detto:

      Cara Piera, e io, allora, dovrei cospargermi il capo di cenere… Non solo non lascio commenti, ma non ti vengo neppure a trovare. In questa, direi ostile, primavera, il mio stato d’animo non è dei migliori, e stanchezza, pigrizia, insoddisfazione di me stessa, mi tarpano le ali. Ma passerà, lo so che passerà. E avere care amiche come te è un buon aiuto.

  4. Riri52 ha detto:

    Milvia non prendertela, prima o poi sono periodi che passano, le parole ci inseguono dentro gomitoli aggrovigliati nella mente. fare altro, staccarsi forse aiuta, ma prima o poi le parole tornato. Ciao Riri52

  5. Annalisa ha detto:

    Però io non ci credo a una Milvia in stato comatoso 😉
    Credo che, come ti ha già detto Riri, siano momenti così, di stanchezza, di bisogno di silenzio, e il blog, con i suoi ritmi e la sua longevità non ne è immune (anzi, per il fatto che ti senta in qualche modo nell’obbligo di scrivere per mantenere i contatti, capita a volte che, per reazioni, vorresti allontanartene il più possibile).
    Del resto, io a volte ho periodi in cui non apreo il computer, chiude il cellulare, sopporto a malapena pure i famigliari, e se qualcuno mi dovesse fermare per strada a chiedermi un’informazione, lo morderei.
    Poi passa.

    (sul resto, sulla realtà, è così povera e disgraziata che davvero hai come la sensazione che si debba solo poterne distogliere gli occhi, per sopravvivere; poi te ne penti, ti dici che bisognerebbe far questo o quello, ma la stanchezza e il rigetto a volte sono fisiologici. Io, per ora, sto bene perché ho un gruppo di alunni tonti e simpatici, freschi e civili: sono costrtta a mettermi in mezzo a loro e loro mi costringono a mettere in forma i miei pensieri. Ci sono comunque giorni in cui desidererei chiudermi in una torre d’avorio e lasciare tutto fuori. Tu sta’ tranquilla, anche se non scrivi, vedi, di qui ci si passa sempre. E’ una buona abitudine :-))

    • Milvia ha detto:

      Annalisa: leggere di certi tuoi stati d’animo mi fa sentire meno… aliena. Hai ben descritto sensazioni e irritazioni che provo anch’io. Che ci sia per me, quindi, una speranza di guarigione? Beh, già leggervi e la mia trasferta torinese (peccato non averti incontrata) sono state buone medicine.
      Ciao e grazie!

  6. maria ha detto:

    Milvietta, so cosa vuol dire avere i pensieri che non ti mollano, non ti lasciano respirare, sono sempre lì che ti girano nella testa, so anche che poi ci sono momenti, periodi, in cui si attenuano, poi ritornano, poi si attenuano di nuovo, bisognerebbe adeguarsi alle possibilità di vita, per cavarci da dentro il meglio, ma io se c’è una cosa che non so fare è “consolare”, quindi forse è meglio che la smetta, cerca di star bene con le cose che fai, che sono tante, mi dispiace dirlo, anche se so che tutti dicono il contrario, avere speranze e aspettative non salva, anzi affossa, Camus aveva ragione.
    p.s. questo non vuol dire che bisogna fermarsi, anzi, ma farlo nel presente prendendone coscienza
    un bacio
    maria
    maria

    • Milvia ha detto:

      Consolare vuol dire anche “esserci” e tu ci sei, sempre. E anche se condividi (a differenza mia) la filosofia di Camus, credo che tu sia la testimonianza che l’amicizia è credere nella vita, è motivo di speranza di non essere soli.
      Un grande abbraccio, in questo giorno che so, per te, non essere lieto.

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