Confesso:ho un nuovo amore, ma questo nuovo sentimento non mi impedisce di continuare ad amare gli amori precedenti. Già, il mio cuore è… poligamo, ha stanze accoglienti al suo interno, stanze che comunicano fra loro e creano armonia fra chi le occupa.
Il mio nuovo amore ha la leggerezza di nuvole bianche di caldissimi, ma limpidi giorni d’estate. Ha la profondità trasparente del mare di Sardegna. Il mio nuovo amore ha un sorriso che illumina chi gli sta intorno.
Ho trascorso gli ultimi giorni di luglio, con il mio nuovo amore, e devo dire che mi ha fatto dimenticare pene e disillusioni, stanchezze e avvilimenti.
Mi ha fatto ridere, e sorridere, e riflettere. Mi ha dato gioia.
E, scevra dal pesante sentimento che si chiama gelosia, vorrei che tutti lo conoscessero e lo amassero.
“Sulla terra leggeri” è il suo nome (e del mio appuntamento con lui ne avevo accennato nel post precedente), e vive all’Argentiera, un meraviglioso piccolo borgo sardo, un angolo di quella Sardegna molto diversa dalle immagini patinate dei poster delle agenzie di viaggio, e per questo sorprendente e splendida e vera.
Beh, che credevate, che mi fossi innamorata di un uomo in carne e ossa? Eh no, eh… Sono una vecchissima signora, e sarebbe davvero ridicolo innamorarsi alla mia età. Questo, almeno, l’ho imparato.
Comunque ora abbandono le metafore e lascio la parola, anche se non le ho chiesto il permesso, a una delle ospiti del Festival, l’amica Lalla Careddu
, che ci ha deliziato ogni sera con i suoi diari, e che ha pubblicato su facebook questo testo:
“Il Festival dell’Argentiera è Giampaolo Pulina che il primo giorno ti offre una birra di benvenuto. Sono le ragazze del Veliero che ti accolgono come se fossi la loro zia. Il Festival sono volontarie che mentre tutti si divertono vendono magliette e offrono mirto, e sono un sacco belle. Il Festival sono gli uomini della sicurezza che si commuovono quando vai via. Il Festival è quella signora del pubblico che mi dice che le piaccio perchè dico le cose come le direbbe lei che è vecchia e io lo so che cosa vuol dire. Il festival è una neonata che se ne fotte. Il Festival sono i miei amici di casa, il Festival è la lavoratrice dell’Eutelia che io so cosa ha provato. Il Festival è Giovanna Paola emozionata a parlare con Ammanniti, che assomiglia a un mio compagno di liceo e Pascale che ha la voce di Nanni Moretti. Il Festival sono i genitori dei Soriga, che poi son genitori di tutti, il Festival sono le Ragazze terribili che non so come facciano, il Festival è il panino con le cipolle, il Festival è sapere che ci torniamo, all’Argentiera”
(Lalla Careddu)
E io aggiungo:
Il festival dell’Argentiera è stare con le gambe a mollo in un’acqua così chiara e azzurra che quella di Battisti mi fa un baffo, seduta sulla battigia e parlare amabilmente di progetti e altre amabili cose con l’amabilissimo Mario Puddu, il sindaco a Cinque Stelle di Assemini, finito su tutti i media per la sua strepitosa vittoria alle ultime amministrative, e con l’altrettanto amabilissimo Fernando Masullo, ex vice-direttore di Rai Tre, da poco in pensione, e ideatore di Ballarò e altre interessanti trasmissioni andate in onda sulla terza rete.
Il Festival dell’Argentiera è riabbracciare le amiche e gli amici sardi e scoprire ancora una volta la loro generosità (grazie di cuore, Raffaela e Elio Soriga: vi dovrei essere grata anche per aver messo al mondo due belle persone e due bravi scrittori come Flavio e Giovanna Paola, perché abbiamo bisogno di belle persone e di bravi scrittori; grazie di cuore a Rita -più ti conosco più ti apprezzo-).
Il Festival dell’Argentiera è farsi riempire il cuore di tenerezza nel conoscere “quella neonata che se ne fotte” (Carla e Flavio, che capolavoro avete creato!)
Il Festival dell’Argentiera è passare davanti alle casette che fino al 1961 sono state occupate dai minatori e pensare a quanto deve essere stata dura la loro vita. E pensare come avrebbe potuto essere diversa la mia vita.
Come vedete, non è un resoconto, il mio. Articoli che parlano di come si sono svolte le serate potrete trovarle in rete. Questo post è solo un modesto tentativo di fare innamorare anche voi di questo piccolo festival di mezz’estate. Se lo conoscerete, non lo eviterete più. A chi può interessare sulla mia bacheca di Facebook ho pubblicato diverse foto.
Aggiungo questo link, che porta a un articolo dell’amico e poeta Gavino Puggioni.
Già mi manchi, Festival dell’Argentiera…
E ora una Ninna nanna in lingua sarda: dedicata alla piccola Anita, che domenica scorsa ha compiuto due mesi.
Ecco, cara Milvia, e te lo dico subito, questo è il vero Festival dell’Argentiera, quello che hai descritto tu, io non l’ho scritto, che da quelle parti ci vivo, col cuore e con l’anima, d’inverno e anche d’estate.
Non hai fatto un invito, ne hai fatto tanti e te ne ringrazio..anzi, ti dirò di più, a te che l’hai vista per la prima volta.Nessuno, dico nessuno, aveva parlato di questo borgo in maniera tanto entusiasta, seppure breve, da farne una piccolissima principessa che i fratelli Soriga dovrebbero far diventare “regina”, ma senza corone od orpelli inutili
Grazie di cuore, ne sono felice.
Ciao e a presto
Gavino
Grazie, Gavino caro, per il gratificante commento. Credo che Flavio e Giovanna Paola non amino gli orpelli e le corone, quindi nessun pericolo: principessa o regina l’Argentiera rimarrà soprattutto un luogo di incontro dove la vera ricchezza sono le parole, la musica e quel mare stupendo che mi riempie ancora lo sguardo.
Ciao!