Forse banale

Album personale

Album personale

Sappiamo solo distruggere. Abbiamo dimenticato il vocabolo “riparare”. Ce lo hanno fatto cancellare dal vocabolario. Si rompe la lavatrice e, conti alla mano, ci fanno capire che conviene comprarne una nuova. E questo vale per il computer, il cellulare, il televisore. Gli oggetti che, ci hanno insegnato, dobbiamo possedere assolutamente per sentirci omologati (perché ci vuole coraggio a essere degli alieni), si rompono  sempre più facilmente, invecchiano nel tempo di un respiro. Obsolescenza programmata, la chiamano. Serve a contribuire alla crescita, a far girare l’economia.  Così compriamo, rottamiamo, ricompriamo, rottamiamo, sbattuti da una parte all’altra contro le pareti di quella folle centrifuga che si chiama consumismo. E non è solo questione di soldi mal spesi che, se li abbiamo, sono fatti nostri quanto spenderne, ma è questione che questo atteggiamento compulsivo fa aumentare in maniera esponenziale  rifiuti e inquinamento  ambientale; è questione, per quanto concerne i cellulari e altri dispositivi elettronici,  che con ogni nuovo acquisto  (guai se non abbiamo il modello più attuale e sofisticato) contribuiamo  allo sfruttamento davvero ignobile  e  neo-colonialista delle miniere e dei minatori congolesi e a una guerra che va avanti da anni e che ha causato milioni di morti nell’indifferenza generale  (Click!Click!).  E queste son questioni che ci riguardano tutti, come essere umani.
Ma noi continuiamo a comprare rottamare comprare rottamare comprare rottamare.
Distruggiamo la natura, ne alteriamo l’equilibrio, disboschiamo, intasiamo i corsi d’acqua con ogni tipo di rifiuto,  e così causiamo disastri, come purtroppo stiamo vedendo in questi giorni, e come troppe, davvero troppe volte abbiamo visto.
Aggiustare, riparare, accomodare… Tutti sinonimi che indicano il prendersi cura di qualcosa. Ma sembra che non lo sappiamo fare più, non lo  sappiamo fare neppure più con  i sentimenti e così, senza starci troppo a riflettere, rottamiamo relazioni amorose, parentele e amicizie.
E distruggiamo le case, quando potremmo in realtà ristrutturarle. “Perché? Sarà pur meglio costruire un bel palazzone di cemento al posto di un  vecchio edificio di pochi piani, no?”,  qualcuno, leggendomi, penserà. “Più appartamenti, tutti belli nuovi: è di questo che c’è bisogno”.
Mah… Sarà che io amo conservare le cose, e dico no, meglio aggiustare che distruggere. Che poi, tutti quegli appartamenti che continuano a costruire in città, chi è che li compra in questo periodo di crisi?

In effetti è di demolizione e ricostruzione edilizia che avevo deciso di parlare in questo aggiornamento, ma, come spesso mi capita, ho fatto qualche deviazione. Vengo quindi al punto, che  sono costretta a non approfondire come avrei voluto, perché il post è già troppo lungo.
Giorni fa sono passata da via Beroaldo, che è una strada che si trova nel mio quartiere. E quello che ho visto (e poi fotografato, come potete vedere), mi ha messo dentro una grande tristezza. La vecchia casa diroccata, quel bizzarro telo di cui non ho capito l’utilità, mi hanno fatto pensare alla guerra, a una distruzione causata da un bombardamento. Ho cominciato a immaginarmi le vite trascorse in quelle stanze, mi son messa a pensare ai dolori, agli amori, alle gioie, a tutte le variegate emozioni  che hanno lasciato tracce invisibili sui  muri ora  distrutti; ho pensato ai tanti oggetti accumulati negli anni dalle persone che lì  hanno vissuto, oggetti legati a momenti particolari della loro esitenza; mi è sembrato di sentire l’eco di parole, di risate, di pianti.
Lì accanto un grande edificio in costruzione. E fra  poco, molto probabilmente, un suo gemello occuperà il posto della casa abbattuta.

Io credo che ogni casa emani delle vibrazioni, ci credo perché, quando entro per la prima volta in una casa, quelle vibrazioni le sento, a volte negative e respingenti, spesso positive e avvolgenti come un abbraccio.
Chissà quali vibrazioni emanavano quelle stanze?, mi chiedo.

Va be’… questo post è un po’ malinconico, un po’ arrabbiato, un po’ ingenuo, forse banale. Allora ecco una nota di  leggerezza.  E buona giornata a tutti.

La casa

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8 risposte a Forse banale

  1. lucarinaldoni ha detto:

    Chissà se ti ricordi quando redigevo quasi quotidianamente un blog che aveva l’evocativo (e ovviamente abbastanza ironico) titolo “Elogio dell’entropia”. Te lo chiedevo perché a volte anch’io non sono sicuro di ricordarmelo bene, magari non è mai successo davvero.

    Il destino della materia e dell’energia sui tempi lunghi (e, a volte, anche sui tempi superbrevi) è di distruggersi, dissolversi, annichilirsi e degradarsi. Solo i grandi mistici riescono a sfidare questo grande universale principio (il secondo principio della termodinamica, se la memoria almeno stavolta qui non m’inganna) ma n on mi chiedere come fanno perché non lo so.

    Quando poi si guasta una vita non è che si abbiano troppe alternative: la si rattoppa così come viene e si tira avanti, che per buttarla via c’è sempre tempo e in ultima analisi ci penserà la natura.

    Leggerti è sempre un piacere.

    • Milvia ha detto:

      Ricordo Elogio dell’entropia, anche se, e mi dispiace, mi sono imbattuta in lui (in esso?), quando ormai… eh, sì, stava andando verso la rottamazione.
      In fisica sono sempre stata una schiappa, e, se per quello, anche in educazione fisica. Ma tu sei anche un portatore di filosofia, e in questa materia mi sento un po’ più a mio agio. Ma non fino al punto di sapere come fanno i grandi mistici a sfidare l’universale principio, infatti stavo per chiedertelo, ma poi ho letto che non lo sai neppure tu.
      Se conto le toppe cucite, scucite, ricucite che tengono insieme la mia vita, devo dire che le dita di due mani non bastano. Ma ci sono anche degli scampoli che sembrano nuovi di zecca, senza strappi e rammendi. E credo che sia così per tutti.

      LeggerTI è un piacere, Luca… E vorrei continuare ad avere questo piacere, e quindi vorrei… beh, ci siamo capiti, vero?
      Grazie sempre.

  2. D&R ha detto:

    Ricordo un cartone animato che ho guardato spesso con la mia piccola, “Robots”. E’ la storia un piccolo robot inventore che difende il suo “di qualsiasi cosa tu sia fatto puoi sempre brillare”, che, aggiustando e riparando lotta contro una multinazionale del nuovo e lustro ad ogni costo.
    Per mestiere negli edifici ci vivo. Ed hai ragione tu indubbiamente. Oddio, ci sono anche casi in cui un paio di microcariche nei punti giusti fanno il loro santo dovere, ma ogni tanto ti trovi in posti che ti sorprendono e ti emozionano.
    A volte le vibrazioni ti trasportano indietro di un secolo, a volte anche oltre.
    A volte percorri corridoi deserti in penombra, apri un vecchio armadio a muro e trovi un ritaglio di giornale a coprire un ripiano o una tazzina sbeccata. E ti immagini la vita che è passata, le parole, uno sguardo che si srotola lungo i tetti di questa città.
    Sulla cupola di Superga ho recuperato vecchi chiodi forgiati a mano che ancora conservo.
    A Milano ho avuto il permesso di toccare un foglio di Leonardo.
    In una ristrutturazione di un edificio storico nel centro di Torino, in cima ad un ponteggio ho poggiato le mie mani, esattamente negli stessi punti dove trent’anni prima le aveva posate mio padre.
    E questo è il mio ricordo che mi fa sorridere di più.

    • Milvia ha detto:

      C’è magia, nel tuo commento, le cose che racconti, che ci regali, sono preziose, tutte, e non posso far altro che ringraziarti con commozione. Ma soprattutto ho trovato assolutamente toccante e splendido il tuo ricordo in cima a quel ponteggio. Delicatezza e magia, in tutto, davvero.

  3. alba ha detto:

    Milvia, si è vero. Leggerti è sempre un piacere. Ho scritto tanto sul mio blog di questi argomenti e proprio quel pensiero sulla rottamazione delle relazioni…sento molte affinità e so che è sciocco, ma leggere cose che si sentono proprie è confortevole e traccia sentieri di speranza di cambiamento. Comunque ora ho un po’ paura di invitarti a casa mia! Chissà quali vibrazioni? 🙂

    • Milvia ha detto:

      Cara Alba, lo so che questi argomenti ti stanno molto a cuore e aggiungo che li sai esporre in maniera molto più profonda (e approfondita) di quanto possa fare io. Sono davvero contenta di averti conosciuta, e, ancora una volta sono grata alla Rete che mi ha regalato la possibilità di conoscere persone splendide.
      È vero che leggere pensieri che si condividono è confortante, fa sentire meno impotenti.
      Sono stra-stra-stra sicura che le vibrazioni che emana la tua casa sono positivissime (e aver conosciuto tuo marito e tuo figlio sono un’ulteriore prova che rafforza il mio convincimento). Sai, mi sembra addirittura di sentirle già, quelle vibrazioni… 🙂

  4. Bastet ha detto:

    Che tristezza quella foto ! Quei resti non possono trasmettere alcuna vibrazione,che seppur minima potrebbe raderla al suolo. Che dire,è lo slogan del nostro dissennato tempo,cambiare,rinnovare ROTTAMARE,non recuperare,aggiustare.Buttiamo via tutto,oggetti persone ideologie,sogni.Non c’è posto per ciò che invecchia,l’unico prendersi cura è per coloro che terrorizzati dal tempo che scorre, ricorrono al botox alla chirurgia estetica,riducendosi a maschere grottesche,vecchi ringiovaniti,ridicoli penosamente ridicoli . Solo una cosa viene conservata la capacità di aggiustarsi,accomodarsi,riciclarsi dei nostri politicanti manigoldi e voltagabbana in questo caso si sono bravissimi nel durare a lungo molto a lungo.
    Le tue parole hanno scatenato la mia rabbia,che credo possa essere condivisa da altri,siamo il paese più bello al mondo,pieno di storia, cultura,bellezze naturali,e siamo ostaggio di incapaci,presuntuosi,ed arroganti,che stanno facendo scempio del nostro Paese,lasciando andare in malora Pompei (ed è solo un esempio),costruendo inutili quanto incompiute “cattedrali nel deserto”,ed ora udite udite,mettendo in svendita,spiagge,e molto altro.Poi ?
    Poi è meglio che lasci perdere…ci sarebbe molto molto altro.Chiedo scusa per lo sfogo.

    • Milvia ha detto:

      Bastet, il tuo vibrante (sì, proprio vibrante…) commento non può che trovarmi d’accordo su tutto quello che hai scritto. Condivido la tua amarezza, la tua rabbia. Penso sempre più spesso che ovunque posiamo gli occhi, in questo povero nostro paese, troviamo situazioni e atteggiamenti devastanti. Ed è un pensiero che mi riempie di desolazione.
      Ciao, Bastet, e a presto.

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