Non sempre le cose son semplici cose

Ora mi dispiace proprio non averla mai fotografata. Non ci ho mai pensato a immortalare la mia compagna di piccoli viaggi felici. Sette anni che stavamo insieme, anche se è solo dallo scorso anno che avevamo ripreso a viaggiare, dopo un intervallo davvero troppo lungo.  Nuovi percorsi, per lei, che era abituata  ad accompagnarmi lungo  strade odorose di salsedine, vecchi percorsi, per me, ritrovati dopo innumerevoli anni di lontananza. Sì, mi dispiace proprio non avere più nulla, di lei, se non i resti di due catene recise nel cortile sotto casa,  e il ricordo delle sere d’estate, quelle lontane, quando zigzagavamo fra la moltitudine di turisti che affollavano il lungo-mare, e quelle della sua ultima estate, della mia ultima estate con lei, quando insieme, felicemente, filavamo verso l’Arena Puccini, mentre il sole abbandonava dolcemente la città, e si accendevano le prime luci. E mi ritrovavo a fischiettare, in quelle sere, cosa senza dubbio disdicevole per una signora in età venerabile.
Mi piacerebbe, nello sconforto, pensare che  chi mi ha portato via la mia compagna color argento lo abbia fatto per una necessità vitale: riuscire a procurarsi quel po’ di soldi per un pasto, magari. O procurarsi un mezzo per raggiungere un nuovo, seppur precario lavoro,  in un posto non servito dagli autobus. Mi piacerebbe, ma la storia credo che sia ben diversa.  E la crisi… no, credo che la crisi non c’entri proprio niente. Piccola criminalità, che esiste da sempre, e che esisterà sempre, crisi o non crisi.

Forse, leggendo questo post, penserete che sono una tipa attaccata agli oggetti, alle cosiddette “cose materiali”. Ma non è vero. Accantonando il danno economico, se mi rubassero il televisore, o il lettore DVD, o, che so, il frigorifero, non me ne importerebbe più di tanto. Ma ci sono cose, per me, che non sono semplici cose: la tazza della colazione, per esempio, che penso di aver pagato circa due euro, ma che mi aiuta, ogni mattino,  a entrare nel nuovo giorno; il telefonino, che anche lui ha sette anni, come la mia bici, e che ha i tasti consumati, e ogni tanto, all’improvviso, si spegne; o il mio Mac, vecchietto anche lui, anche lui settenne, che per un computer, mi vien da dire, è una età paragonabile a quella di un uomo centenario; e la macchinetta fotografica, compagna di momenti intensi, gioiosi, indignati e che, purtroppo, dopo lunga malattia, sabato scorso ha chiuso per sempre il suo obbiettivo. Già, anche questo, ci voleva.
E la mia bici color argento, con qualche traccia di ruggine, con il suo campanello gracchiante.
Cose che non sono semplici cose. Perché alcune di loro mi mettono in relazione con gli altri, ci sono, dentro di loro, e  proprio nel loro essere usurate, emozioni condivise, importanti, pregnanti. E altre, come la mia tazza del caffé-latte, che mi mettono in relazione con me stessa, nel silenzio del mattino.
Cose che non erano semplici cose.
La macchina fotografica.
La bicicletta.
E neppure una foto, in memoria.
Adieu.

Ladri di biciclette: Sotto questo sole

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5 risposte a Non sempre le cose son semplici cose

  1. Anonimo ha detto:

    Mi dispiace ritornare a fermi sentire in questa circostanza non certo felice per te, ma vorrei portarti la mia modesta solidarietà per la perdita di una cara amica, sia pure apparentemente inanimata. Sono anch’io un affezionato fruitore delle due ruote a pedali, che utilizzo quotidianamente per recarmi al lavoro, anche se la città in cui vivo, malgrado una morfologia completamente pianeggiante, non è strutturata per favorire il traffico ciclistico. Se rubassero anche a me questa preziosa compagna, che mi aiuta a mantenermi in forma e a salvaguardare il bilancio familiare, sembrerebbe anche a me di perdere una parte del mio essere e la stessa autonomia di movimento dalle invadenti quattro ruote. Ti auguro di superare al più presto il doloroso trauma causato dalla crudele mascalzonata di uno sconosciuto morto di fame (detto non in senso materiale). Ciao. Giorgio ’62

    • Milvia ha detto:

      Bentornato, Giorgio! Hai detto bene: le invadenti quattro ruote… Che sono il maggior ostacolo, nonché pericolo, per i ciclisti. Di vere piste ciclabili, poi, nelle città, non ce ne sono tante. Ti auguro che la fedele amica a due ruote non ti venga mai sottratta, e che continui ad accompagnarti al lavoro e anche in piacevoli passeggiate.
      Grazie per la solidarietà, caro Giorgio.
      Ciao!

  2. Luca ha detto:

    Per annosa tradizione sono favorevole alle redistribuzioni del reddito e della proprietà, anche quando avviene in modo, dzema acsì, “molto informale”. Ma quando una mattina di un anno fa ho girato per quasi un’ora tutto il Piazzale Dalla Chiesa antistante alla Temporary Station di Parma convinto di non ricordarmi bene dove avevo lasciato la mia bicicletta Ducale (e di che marca, se no?) per capire progressivamente che me lo ricordavo benissimo, un principio di lacrima ha solcato la mia attempata ma ancora tonica guancia. Che ci si siano pagati una pera in quanto frutto o una pera in altra accezione non cambia la quantità e qualità del mio dolore.

    Nulla da paragonare alla moribonda bicicletta da corsa venuta via per 4o euro (“A nin costèva quatorsent dù ann fa” giurava il ciclista Otello di Via D’Azeglio ma forse esagerava) con cui avevo percorso i saliscendi della Cittadella scambiando occhiate d’intesa con quella maliardona della Vicky che mi diceva “Lo so che hai ragione ma tanto non te la do” e vai a capire se il doppio senso era casuale o voluto; o con cui arrivavo sui primi tornanti di Tizzano in assoluta souplesse (ma poi i crampi mi assalivano durante la discesa, chissàperchè); che rivelava la sua assoluta fragilità sul pavè di Via Farini dove due volte su tre saltavano entrambi i pneumatici, la catena e il cambio ma la volta dopo ci ripassavo da bravo ebete. Abbandonata in morte conclamata con la ruota torta all’inizio di Via Mentana per ritrovarmela pirandellianamente nel cortile rottamata dal mio pittoresco vicino. Che mai nulla seppe sulla altrettanto pittoresca coincidenza.

    Ma nessun De Sica sa più parlare di queste vicende.

    • Milvia ha detto:

      Coloriti spezzoni della vita di un ciclista parmigiano e della sua destriera (perché si deve solo dire destriero? non le capisco, queste discriminazioni). Non sarà De Sica (che di colore, mica ce n’era, in quel bellissimo film), ma mi è piaciuto molto, questo commento.
      Ah, per la prima volta non hai fatto nessuna citazione musicale…
      At salùt, Luca!

  3. Luca ha detto:

    Arrestati mai, e neppure guai seri nè con polizia nè con carabinieri.
    Alla prossima.

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