Ancora ( Eco-balle umane da smaltire)

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Ancora un suicidio in carcere. E, ancora, nelle pagine dei quotidiani si ritrova il nome di un luogo, quello del carcere di Sollicciano, che altre volte è salito ai “disonori” della cronaca.
La frase fra parentesi che compone il titolo del post di questa sera l’ha scritta Adriano Sofri, nel suo articolo pubblicato sul Foglio di oggi, e che io, che al quotidiano diretto da Giuliano Ferrara sono allergica, mi sono andata a leggere
QUI
in questo sito che si occupa con molto impegno e rigore dei detenuti in Italia.

Un magrebino di 35 anni ieri, 16 dicembre, si è ucciso con il gas di una bomboletta. Era condannato per spaccio e sarebbe dovuto uscire nel 2011. Il pensiero di dover trascorrere un altro periodo, seppur relativamente breve, in carcere, in quel carcere, probabilmente gli era intollerabile.
Perché? Perché nel carcere di Sollicciano, ma in generale nella gran totalità delle carceri italiane, la condizione di vita dei carcerati è al di sotto della dignità umana. E se qualcuno, fra le persone che mi stanno leggendo, sta pensando che chi sta in prigione non può pretendere una vita dignitosa perché non ne ha diritto (ho letto commenti simili su altri blog  che hanno affrontato questo argomento), smetta pure di leggere, perché  fra me e “quel” qualcuno, non c’è alcuna possibilità di dialogo.
A Sollicciano, scrive Sofri, ci sono celle di 12 metri quadrati in cui vivono (o meglio cercano di sopravvivere, dico io ), ventidue ore su ventiquattro, tre persone;  le celle di 18 metri quadrati ne accolgono sei, su tre brande a castello doppie.

Chi vuole suicidarsi”, continua Adriano Sofri “si misura col problema di trovare un angolo e un momento in cui gli occhi degli altri, detenuti o agenti, non gli stiano addosso: come decidere di impiccarsi in un autobus nell’ora di punta.

Se si fa una ricerca sul Web, digitando  “Sollicciano” si trovano numerosi siti che se ne occupano. Si trovano denunce di degrado, di disagio ambientale e non solo, che risalgono anche a tempo addietro. E che sono tragicamente attuali anche oggi. Insomma, non è cambiato nulla.
Andiamo a vedere:
Carcere di Sollicciano: troppe morti
(2009)

Carcere di Sollicciano: detenuto si cuce la bocca
(2009)

Pestaggi nel carcere di Sollicciano
post del 2009, ma che riprende un articolo del 2005. Non so se ci siano ancora pestaggi, mi auguro che almeno questa brutale pratica sia cessata. Ma qualche dubbio posso averlo, no?
Altri ce ne sarebbero, di siti da segnalare, ma lascio a voi un'ulteriore ricerca, per ora.

Il carcere di Sollicciano, compare anche in un mio post ( Condannati a morte)
della scorsa primavera, quando raccontai del “presunto” suicidio in carcere di Niki Aprile, colpita emotivamente dallo sterminato dolore di sua madre e da una storia che è un eufemismo chiamare assurda.

In un altro sito, al cui indirizzo in questo momento non riesco a risalire, leggo:
Pane ammuffito e pasti inadeguati, insieme al sovraffollamento, stanno provocando una serie di proteste nel carcere di Sollicciano. Già nella notte tra lunedì e martedì i detenuti hanno sbattuto pentole contro le sbarre, fatto cori e incendiato pezzi di carta. Proprio il fuoco ha spinto la polizia penitenziaria a chiedere aiuto a polizia e carabinieri, che comunque non sono mai entrati nel carcere. Anche ieri mattina la protesta si è ripetuta.
"Dai colloqui che ho avuto con i detenuti di Sollicciano – commenta Franco Corleone, garante per i detenuti del Comune di Firenze – mi risulta che la causa scatenante delle proteste sia stata la distribuzione di pane ammuffito o comunque scadente negli ultimi due giorni". Il direttore del carcere, Oreste Cacurri, ammette il problema ma sottolinea che è stato risolto molto velocemente. "Da tempo – dice sempre Corleone – raccolgo lamentele sulla qualità del vitto e anche sulla quantità distribuita. Del resto in Toscana il cibo nelle carceri ha un costo medio per detenuto di 1,53 euro a pasto, una cifra che deve far riflettere. Ci sono poi carenze di docce, di frigoriferi. E i detenuti hanno difficoltà ad avere visite mediche rapide quando devono fare radiografie.

Riprendo l’articolo di Sofri (che vi invito a leggere interamente all’indirizzo citato all’inizio del post) per proporvene la conclusione:
Intanto aggiorniamo il conto dei suicidi e delle altre tabelline. Presenti a Sollicciano ieri, 1005. Capienza regolamentare: 476. Bambini presenti ieri a Sollicciano: 5 (cinque).

E altri numeri li trovo sullo stesso sito che ha pubblicato l’articolo di Sofri:
Il dossier "Morire di carcere" dell'anno 2010
Dall'inizio dell'anno:
51 detenuti si sono impiccati,
6 si sono suicidati inalando gas,
1 è morto dopo essersi tagliati le vene,
3 sono morti avvelenandosi con dei farmaci,
99 sono morti per malattia o "altre cause"

Dati che credo non siano del tutto aggiornati, perché il giovane magrebino che si è suicidato il 16 dicembre scorso è stata la sessantatreesima vittima di un sistema carcerario inacettabile.

Altri numeri ancora (sempre ricordando che tutti questi numeri sono in realtà persone, che respirano, sognano, amano come noi, al di là di tutto) potete trovarli
QUI

E voglio concludere questo post (arrabbiato, anche se la rabbia non si sente, nauseato, demoralizzato, indignato) scrivendo un elenco di nomi, anche so che è incompleto.  Nomi da ricordare.

Giuseppe Pinelli

Federico Aldrovandi

Niki Aprile Gatti

Stefano Cucchi

Aldo Bianzino

Stefano Frapporti

Tutti i link sono stati prelevati da un altro sito che vi consiglio di aggiungere fra i preferiti:
Reti invisibili

E che non mi si venga poi a dire che, in Italia, non c’è la pena di morte…

La ballata del Pinelli

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6 risposte a Ancora ( Eco-balle umane da smaltire)

  1. anonimo ha detto:

    Quanti morti senza senso ……la ballata di Pinelli mi riporta alla mente Bava Beccaris e la storia che si ripete..La gente che pensa che il carcere che ,come privazione della libertà ,è terribile punizione debba essere sporco ,piccolo ,puzzolente magari con topi e scarafagggi è la stessa che pensa che sia meglio tenersi una pisola sotto il cuscinio caso mai…qualcuno e che ,se il figlio mette sotto uno ,se è un barbone ,un tossico ,una prostituta o addirittura un extracomunitario , gli sta bene.
    Ciao cara e scusa la latitanza ma…un abbraccio.Tinti

  2. accipicchia ha detto:

    Terribile, da sentirci tutti colpevoli, ognuno di noi, anche se non direttamente. Non possiamo trincerarci dietro frasi di sola condanna, peggio per lui, se l'è cercata, che cosa si aspettava, e via dicendo. Nessuno giustifica chi commette dei reati, qualsiasi tipo di reato, ma il rispetto di ogni uomo, anche di chi, a sua volta, non ne ha avuto per gli altri, non deve mai venir meno, in tutte le sue forme, dunque, rispettandone i diritti, la dignità e non solo. E' l'unico modo, assolutamente l'unico, per riportare dentro la società chi ha sbagliato.
    Un caro saluto.
    Piera

  3. cristinabove ha detto:

    in iItalia c'è la morte come risoluzione alla pena.

    ma il buon natale, vi risulta che sia un affare maiuscolo?
    natali si scrive con la I… Ipocrisia.

  4. Soriana ha detto:

    Tinti: Di gente così, come tu dici ce n’è tanta, ce n’è sempre stata, ma in questi ultimi anni, e non sarà un caso, mi sembra aumentata. E Di Bava Beccarsi ce ne saranno sempre.
    Ti abbraccio, Tinti cara… E ti auguro che tutte le tue difficoltà si appianino.

    Milvia

  5. Soriana ha detto:

    Piera: cara Piera, forse, se chi è capace solo di giudicare e di non provare il minimo di pietas, passasse in prigione solo alcune notti, chissà…, forse cambierebbe idea.
     
    Buona giornata, Piera

    Milvia

  6. Soriana ha detto:

    Cri: Cri, cara amica, è vero, nella celebrazione di questa imminente festa c’è tanta ipocrisia. Ma io credo che possa anche essere, credenti o atei che si sia, un’occasione di rinnovamento se la si celebra in intimità con se stessi e con coloro che amiamo. Un Natale di ascolto: ascolto della nostra voce interiore che troppo spesso tacitiamo, e  ascolto della voce della voce degli altri, che, troppo spesso, ci vede sordi. Forse, questo, può essere un esercizio che poi ci condurrà ad ascoltare la voce  anche di chi a noi è estraneo. 

    Ciao, Cri! 

    Milvia

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