Pollice giù, pollice su (ultima parte, che è pollice su)

 

Un po’ in ritardo, rispetto alla scaletta dei miei impegni, eccomi qui, con il mio pollice su, per elencare le cose che mi sono piaciute durante la mia visita al Salone del Libro di Torino. Sono tutte a pari merito di gradimento.

I bambini: piccolissimi, quelli delle materne e della prima elementare, coloratissimi (mi hanno detto che li fanno vestire con abiti dai colori molto vivaci e simili fra loro perché gli insegnanti possano individuarli più facilmente, in caso che qualcuno si allontani). Ma mi sembra proprio che non abbiano voglia di allontanarsi. Si fermano agli stand degli editori per l’infanzia e toccano i libri, li sfogliano, sorridono, cinguettano, sono una piccola centrale che produce gioia.

La foto è dello scorso anno

La foto è dello scorso anno

A differenza dei ragazzi delle superiori, non tutti, ma molti, che se ne stanno negli spazi all’aperto, dove non ci sono libri, a smanettare sui loro attrezzi tecnologici, a mangiare hot dog, a fumare. Forse gli insegnanti non dovrebbero dir loro, come ho sentito: Ragazzi ci troviamo all’ora tale nel  tal posto. Forse dovrebbero fare come le insegnanti dei piccoli: portarli a toccare e a sfogliare e perché no, ad annusare i libri;

uno scatenato Mauro Corona

che dice:
che la violenza sulla natura, sulla Madre Terra, crea un danno poetico al cervello, un danno della visione (con esplicito riferimento anche al TAV);
che bisognerebbe scegliere i politici in base alle biblioteche che hanno nelle loro case;
che bisogna fare della sfortuna una gioia (questa affermazione mi risulta un po’ difficile da abbracciare);
che la notte fra il 20 e il 21 maggio gli alberi di tutto il mondo cantano, vibrano
che “non voglio più sentire nessuno che ti dice ti voglio bene e poi ti rende la vita un inferno” (già… l’ho uccisa perché l’amavo, mi è venuto in mente);
che viviamo in una democratura,  in un mix, cioè, di democrazia e dittatura. E aggiunge: Si  accolgono denunce;
che se certa gente si guardasse bene allo specchio arriverebbe a chiedere un risarcimento in favore di se stessi  per danni morali causati… da loro stessi.
che lui è l’ultima volte che viene al Salone, questo vascello di carta pieno di invidia;
Accenna poi al titolo di un suo libro: Guida poco che devi bere.
Il che mi ha fatto venire in mente un libro di cui parla spesso Paolo Nori, questo, 978880620147GRA che è un capovolgimento dei luoghi comuni.

 

 

E a proposito di Paolo Nori pollice super l’acquisto in anteprima del suo ultimo romanzo: La banda del formaggio, allo stand di Marcos Y Marcos. In anteprima, perché si trovava solo a Torino, e nel resto d’Italia è uscito il 23.  E poi assistere alla presentazione del libro, e, ancora, sentirne leggere un brano a Fahrenheit (consigli per una vita più felice: acquistare La banda del formaggio e sintonizzarsi ogni giorno sulle frequenze di Radio Tre);

Paolo Nori

Paolo Nori  

 

 

 

 

ascoltare, nello spazio Einaudi, Maurizio de Giovanni che legge in anteprima il primo capitolo del suo “I bastardi di Pizzofalcone” in uscita a giugno, e che ha per protagonista, per la seconda volta, il commissario Lojacono. Beh, devo confessare che mi ha commosso talmente tanto che sono arrivate le lacrime;

Maurizio de Giovanni

Maurizio de Giovanni

Incontrare amici carissimi, scrittori o solo appassionati di lettura, cercarci nel caos del Salone, abbracciarci, andare fuori a fumarci una sigaretta, parlare di progetti e sogni, di malinconie e gioie, cenare insieme;

avere un appuntamento di lavoro: il primo, lì, al Salone del libro! E che forse, chissà, porterà a qualcosa di buono.  E che comunque è stato molto gradevole;

la  presentazione di “L’ho uccisa perché l’amavo: falso!” di Loredana Lipperini e Michela Murgia (edito da Laterza). E anche se avevo già assistito alla presentazione romana, riascoltare le due autrici parlare ancora una volta, con passione e competenza encomiabile, della piaga del femminicidio e dell’importanza del linguaggio che si utilizza quando si affronta questo argomento non mi ha certo stancato. Sarei pronta a riascoltarle anche ora;

Loredana Lipperini

Loredana Lipperini

E ancora parole contro il femminicidio le ho ascoltate domenica scorsa all’Arena Bookstok. Le parole scelte da studenti, scrittori, artisti nell’ambito del progetto: Potere alla parola, creato dal comitato Se non ora quando, con la collaborazione di Amnesty International. E così ecco che la parola di Caterina è NO, e quella di Giulia è SILENZIO, e Lella Costa dice: CORTESIE, e Daniele DIGNITA’ e Serena Dandini URLO e ancora una studentessa del Liceo Ariosto di Ferrara SAPEVANO, e Bruno Gambarotta CULTURA e una scrittrice iraniana di cui non ho afferrato il nome RIBELLIONE, e Sara VOCE, e Marco Baliani SOLITUDINE, e Andrea dice INDIFFERENZA, e Andrea Bajani PARLA, Elia OSSIMORO, e Marino Sinibaldi FEMMINA, Loredana Lipperini FUTURO. E non poteva mancare Marilù Oliva, che ha accennato brevemente
anche a una cosa cui anch’io tengo molto, per la sua finalità: all’antologia Nessuna più, curata proprio dalla scrittrice bolognese. La parola scelta da Marilù Oliva è ASCOLTO;

Marilù Oliva con Loredana Lipperini

Marilù Oliva con Loredana Lipperini

Vedere”, ancora una volta, i miei amati programmi radiofonici, l’amato direttore, gli amati conduttori, e registi, e curatori e  collaboratori della radio più bella che c’è: che è Radio Tre.

Marino Sinibaldi

Marino Sinibaldi

Valerio Corzani, conduttore, insieme a Felice Liperi, di Alza il volume

Valerio Corzani, conduttore, insieme a Felice Liperi, di Alza il volume

Secondo me mi sono dimenticata tante altre cose belle, ma non perché siano meno belle delle altre dell’elenco, ma perché ho la memoria di un moscerino, che non lo so bene che potenza di memoria abbia, un moscerino, ma mi immagino che sia scarsissima.
Poi, sempre secondo me, ho scritto troppo, e il vostro mouse è passato già da almeno dieci minuti ad altro. E allora, che continuo a fa’? Comunque, con difetti e pregi, devo dire che il Salone del Libro di Torino è di graaaan lunga superiore al Motor show: c’è perfino meno fracasso…

Io mi fermo qui, che basta e avanza.

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8 risposte a Pollice giù, pollice su (ultima parte, che è pollice su)

  1. pieramariachessa ha detto:

    Assolutamente no, nessuna voglia di andar via prima di aver letto questo gustosissimo e interessante articolo. Mi ripeto, lo so, ma lo dico ugualmente: sempre bello leggerti, profondità e leggerezza insieme, questo trovo.
    Ne approfitto per dirti, dal momento che le citi qui, che qualche tempo fa ho conosciuto Loredana Lipperini in occasione della presentazione del libro ” Di mamma ce n’è più d’una”. Un bell’incontro, una bella persona. Riguardo a Michela Murgia, ho la fortuna di incontrarla abbastanza spesso, abitando anche lei in Sardegna. Bello che abbiano scritto un libro insieme, e su quale tema!
    Ciao, Milvia, buona settimana.
    Piera

  2. Mirella Giordani ha detto:

    Anche io, come Piera, non mi sono neanche sognata di interrompere la lettura del tuo bel post, anzi avrei letto pure dell’altro.
    Con le foto poi hai superato te stessa. Quelle di Loredana Lipperini e di Paolo Nori sono particoalrmente vive e direi che vi hai saputo cogliere anche l’interiorità dei personaggi, neanche li avessi fatti col pennello. Da oggi in avanti ti chiamerò la Tintoretta della Canon.

  3. Annalisa ha detto:

    Dissento solo sui cinguettanti alunni 😉
    Ne ho già abbastanza durante la settimana, e quando li ritrovo in branco al salone del libro prima mi rallegro perché son lì, poi li prenderei tutti a schiaffoni…
    (sì, ho bisogno di vacanze 🙂

  4. Milvia ha detto:

    Per tutti i gentili commentatori: per evitare che, data l’ora, la mia testa stramazzi sul mio povero malmesso Mac, determinandone la morte subitanea, rimando a domattina le risposte.

  5. lucarinaldoni ha detto:

    “Non ci dobbiamo stupire che le cose più o meno brutte, fra il leggermente imbarazzante e il platealmente disgustoso, superino di gran lunga quelle belle. Nè che, spesso, quelle belle siano più degli stati d’animo, delle nicchie ecologiche costruite acrobaticamente nel ciarpame del reale che dei fatti obiettivi e consolidati.”.

    Così aprivo il mio commento alla tua descrizione di “cosa non t’era piaciuto” del Salone del Libro. E mi è venuto in mente quando, per la prima volta, ho potuto assistere “de visu” e non dagli schermi (allora analogici e tanto a bassa definizione da potersi definire indefiniti) al passaggio del Giro d’Italia. Tre ore di noiosissima e rumorosissima carovana pubblicitaria per un fulmineo flash di corridori in gruppo, dove mi era sembrato di riconoscere Vittorio Adorni e invece era Vito Taccone. (Poi ho pensato alla prima partita allo stadio del piccolo Paolo Nori che si guardava stranito intorno, orfano della rassicurante voce del telecronista, ma questo non c’entra.).

    Nel leggere la seconda parte mi sono dato una risposta che va oltre un disperato ottimismo della volontà contro l’indifferenziato ciarpame di questi tempi inutilmente veloci (ma dove correte così di fretta se non si vede alcuna plausibile meta?) e rumorosi (ma credete che l’aumento dei decibel aumenti il senso di quello che dite, cari i miei decerebrati in servizio permanente effettivo?).

    In piena logica, mi sono detto che alla variopinta kermesse della città sabauda, epicentro del nostro big bang nazionale, ti è piaciuto quello che ha attinenza diretta coi libri e con la cultura, e ti ha quanto meno infastidito (ma forse un pochino anche disgustato) tutto quello che circondava libri e cultura cercando di soffocare entrambi in un putrido maleodorante abbraccio.

    E mi sono detto Va mo’ là, al mondo c’è una logica.

    E infatti c’è.

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